Tre bare bianche, il prezzo della tregua

Tre bare bianche, il prezzo della tregua REPORTAGE Ulster, gli orangisti interrompono le marce ma non tolgono l'assedio Tre bare bianche, il prezzo della tregua La rabbia cattolica ai funerali dei bambini IL GIORNO DEL DOLORE A BALLYMONEY BALLYMONEY (Ulster) DAL NOSTRO INVIATO La madre li ha sentiti urlare sul rogo e per questo ha perso la ragione, racconta un vigile del fuoco davanti alla chiesa di St. Patrick a Ballymoney. Aspettiamo che arrivino le hare con il corteo sotto una pioggia fitta. La madre dei tre Quinn boys si chiama Chrissie. E' impazzita ed è censita come cattolica. Cattolica come i figli. Ma sua madre, la nonna Irene, è protestante e parla senza interruzione, come se per lei fosse un grande memento: «Siamo una classica famiglia mista», dice, e racconta che quando sua figlia si è trovata davanti a quei corpi contorti e neri, irriconoscibili, anche lei era nera come un tizzo di carbone. Ma era viva. E quei figli che adesso vedeva come statue raccapriccianti erano le stesse creature che avevano urlato oltre il muro di fiamme. Ad aspettare le bare ci sono anche i vicini, quasi tutti protestanti. Facce compunte e doverose, ma ognuno per sé: nessuno si vuole sentire colpevole di questo delitto. E' un delitto che nessuno rivendica, ma che nessuno può rimuovere e che anzi da solo ha avuto l'effetto di una doccia gelata sulle fiamme degli estremisti. Eccoli che arrivano: Jason è quello con la bara più piccola, aveva otto anni, poi Mark di nove e Richard di dieci. Li portano a spalla uomini che piangono e che ogni trenta metri si fermano per cambiare spalla. Molti giovani hanno la camicia bianca fuori dei pantaloni e cravatta. I vecchi hanno baffoni e il loro sudore cola con le lacrime. Sono passato a vedere la casa in cui hanno vissuto e in cui sono stati uccisi. Sono case a schiera, un piccolo giardino fangóso senza fiori. C'è un cane bulldog di terracotJa.con,.c,oJJajr^..F.aj^oJupri, fumo sui muri. Le finestre e la porta del civico 41 sono sigillate con grate di ferro. I cattolici se ne stanno andando da queste case popolari. Da qualche settimana trovavano pallottole nella cassetta della posta e qualche telefonata da far accapponare la pelle. I Quinn non hanno ricevuto la pallottola postale ma due taniche di petrolio innescate, un genere di bomba di cui sono stati lanciati circa mille esemplari da gennaio ad oggi. Appoggiate al muretto due biciclette marca Townsend, una grigia e una viola. Contro il muro fasci di fiori che la pioggia mantiene freschi. Sembra il muro di Diana Spencer. Anche qui molti orsacchiotti e un koala di peluche, lettere di bambini che hanno fiutato la morte di altri bambini e che vogliono esserci, soffrire, partecipare, mandare doni funebri e giocattoli votivi. I tre piccoli Quinn sono già icone angeliche, creature mediatiche e televisive. Chi fa più pena, oh se fa pena, è Lee, il fratello superstite che avanza accanto alla madre spenta e inerte. Non torneranno più nella casa maledetta, dalla quale del resto ormai i cattolici fanno fagotto orripilati e alla svelta chiedendo asilo ai parenti più lontani. Il rogo non è stato un gesto isolato, né una follia. E' stato il culmine di una campagna terroristica ben orchestrata perché ha creato e diffuso terrore. Ma per il momento ha provocato clamore sufficiente da spegnere le fiamme degli orangisti. Questi aggettivi: cattolico, protestante, misto, hanno qui un senso diverso e sinistro, perché qui si celebrano fantasmi di battaglie, travestiti da fantaccini armati di schioppi, tricorni. Poi ci sono quei maledetti tamburi che hanno rullato tutto il giorno e tutta la notte successivi al rogò davanti alla casa in cui Chrissie impazziva. In particolare i «Giants Causeway Protestant Boys» hanno rullato e suonato tutto il repertorio detto Kick the Pope, prendi a calci il Papa, anche se i marshals si affannavano a far rispettare qualche minuto di silenzio. Anche il compagno della madre dei tre ragazzi, Raymond Craig, è protestante e si è ferito malamente per cercare di salvare i bambini che ardevano bruciando nella sorpresa e nell'infernale dolore. Torna in mente un antico studioso che quando parlava di Giordano Bruno, diceva sempre: «Ma avete mai messo un dito su un fiammi- fero cercando di tenercelo per più di due secondi? Ecco, immaginate che cos'è un rogo». Qui non c'è bisogno di risalire a Giordano Bruno, qui sanno bene tutti che cosa sono le fiamme, le bombe, i sacrifici, le morti feroci e improvvise di innocenti. Il vescovo di Down and Connor, il reverendissimo Patrick Walsh, con voce calda e intelligente rifiutava tutte le parole di odio, vendetta, rancore, recriminazione ed eccitamento «parole che non esistono nel vocabolario cristiano». Questo popolo celebra come fatti virtuosi discriminazioni ed odi pur sapendo che si tratta di un'eredità maledetta per la secolare ferocia che i genitori ereditano e trasmettono ai figli. Ma l'odio va trasmesso in linea diretta, non trasversale e confusa. Ciò spiega in parte il motivo perché i tre piccoli Quinn siano stati scelti per l'uffizio del rogo: i Quinn crescevano come protestanti, protestanti come gli amici, la nonna e il compagno della mamma. Ma erano e restavano cattolici, come la madre e come il padre separato. Troppa confusione, troppa promiscuità, hanno determinato la loro fine, dice la gente al funerale. Si può vivere in pace, sì, ma separati: l'apartheid è la condizione del compromesso. Niente melting pot. Niente conversioni o cambi di bandiera. No ai matrimoni misti. No ai bastardi. E che siano uccisi col fuoco coloro che possono dimostrare che si può essere semplicemente esseri umani senza un'etichetta, senza un dio personalizzato come un optional, un'antica carneficina da celebrare come una messa. Il padre dei tre morti, cattolico, si chiama John Dillon ed è quel pazzo che forse avrete visto ai telegiornali: correva da una bara all'altra mugolando come un animale ferito. La rovina del suo matrimonio lo aveva tenuto fuori dai suoi ragazzi. Adesso li aveva tutti davanti, salvo Lee che ha portato un pallone da football con la scritta: «From big brother Lee», dal fratellone Lee. La sua obesità precoce lo fa sembrare un bambino colpito dalla peste con bubboni di grasso sul viso in cui le lacrime si impastavano con la pioggia e l'odio. Suo padre corre come una belva. Guarda le bare e lancia sguardi senza occhi verso la moglie impazzita, che con la sua relazione con un protestante ha forse contribuito senza saperlo alla morte dei figli cattolici. La chiesa di St. Patrick è di un gotico da cortile, aguzzo e fiorito, con il suo cimitero di tombe ben tenute. Vado al campo protestante di Drumcree, dove si celebra lo «Spirit of Drumcree», ovvero della battaglia che piegò Giacomo il cattolico. Ballymoney e Drumcree non sono porta a porta. Il luogo in cui sono stati bruciati vivi i tre ragazzi Quinn è sulla strada del Nord, verso il mare. Due ore di macchina attraverso una pacifica campagna verde e piovosa, con piccole città ordinate e graziose come Ballymena. Drumcree invece non è un vero paese ma una località nei pressi di Portadown, a trenta miglia dal la- go Lough Neagh. Incontro posti di blocco, polizia e soldati con il mitra, tutti gentilissimi. Anche una donna ufficiale, molto sorridente. Passo oltre i prati in cui si è celebrata la battaglia del 12 luglio e sembra una discarica di cassette rotte, cartacce e aste da bandiera spezzate. La pioggia unifica e imbeve. Barricate e poi cingolati coperti da mantelli mimetici, come se fossero in battaglia. La campagna adesso somiglia alla Bosnia, cannoni e sporcizia, resti di campeggi, marce, barattoli, cartacce, fang creta te mimetiche. Si apre la vallata del campeggio protestante che sfida la polizia per varcare l'invalicabile Garvaghy Road. Mi vengono incontro famiglie di organgisti con il collare al collo, con i bambini orangisti già nella carrozzina, tutti bardati come alberi di Natale. E vecchie orangiste sulla sedia a rotelle, arcigne e volitive. E orangiste. Campagna a destra e a sinistra. Di fronte, la chiesa. In fondo, l'accesso alla vallata. Di lato, due gabinetti chimici. Scendo il pratone. Tende e bambini che giocano. I bambini protestanti sono come i bambini cattolici, hanno due mani e due piedi ciascuno. Gli orangisti mangiano, dormono, fumano, chiacchierano, prendono a calci una palla. Chi dorme e chi litiga. Il vento strappa alla pioggia alcune cartacce. Due furgoni attrezzati vendono hamburgers. C'è in giro un odore equivoco: di hamburger, ma potrebbe essere di bambino nemico. E odore di erba calpestata, o di rispetto calpestato, odore di terra e di umiliazione. Paolo Guzzanti Ho visto il padre correretra i feretri come una belva impazzita Il vescovo: vendetta e odio, parole che non esistono nel vocabolario dei cristiani Un momento dei funerali di ieri a Ballymoney La madre dei tre ragazzi Quinn si chiama Chrissie ed è impazzita dal dolore Le vittime sono Jason di 8 anni Mark di nove e Richard di dieci. Li hanno portati a spalla uomini che piangevano e si fermavano ogni trenta metri affranti dalla sofferenza più che dalla fatica

Luoghi citati: Bosnia, Cattolica, Ulster