«Sette miliardi dalla mafia a Fi»
«Sette miliardi dalla mafia a Fi» Il finanziere Rapisarda accusa: anche un piano per screditare Caselli «Sette miliardi dalla mafia a Fi» Secca replica diDelVUtri: «Un'altra calunnia» PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE. Sette miliardi dati dalla mafia a Forza Italia 5 anni fa tramite Marcello DeU'Utri perché il neonato partito, appena al potere, guardasse di buon occhio i boss. E ancora: un progetto studiato a tavolino a Milano per inguaiare il procuratore Giancarlo Caselli per una speculazione in piazza Massaua a Torino quando lui era magistrato 11. Sono due frecce avvelenate che il chiacchierato finanziere catanese Filippo Alberto Rapisarda ha scagnato nel processo per concorso in associazione mafiosa in tribunale a Palermo contro DeU'Utri. Già l'altro ieri quando in aula si era saputo che Rapisarda aveva segnalato di essere stato più volte minacciato l'ex presidente di Publitalia aveva annunciato una raffica di querele. Rapisarda ha denunciato sabotaggi agli aerei della sua piccola flotta privata, inseguimenti, perfino colpi di furile contro ii figlio, telefonate «mute», boicottaggio neUe ban¬ che e una campagna di «delegittimazione» suUa stampa. Quattro verbali fitti di dichiarazioni spontanee rese da Rapisarda in ottobre, novembre e dicembre 1997 e nel febbraio scorso (che su perentoria richiesta deUa difesa di DeU'Utri la procura ieri ha depositato agU atti) sprigionano nuovi veleni. Ex socio di DeU'Utri e, dopo aver rotto da tempo con lui, adesso suo accusatore, Rapisarda ha raccontato ai pm Gozzo, Terranova e Ingioia un bel po' di cose che mirano a ridurre DeU'Utri in poltigUa nel tritatutto azionato dalla procura palermitana. Rapisarda che, su richiesta del pm Gozzo che teme un «inquinamento probatorio* sarà interrogato in aula U 22 luglio, ha detto che il suo coUaboratore Giorgio Bressani gU riferì che U penalista milanese Giovanni Maria Dedola era pronto «a organizzare una campagna diffamatoria contro U procuratore Caselli». Il legale ha smentito annunciando querele. Il finanziere ha anche raccontato che Dedola confidò a Bressani «di avere in cantina una tonnellata di documenti per accusare Rapisarda e Caselli» e di essersi messo in contatto con U difensore di DeU'Utri, avvocato Trantino, per mostrarglieli. Rapisarda ha anche citato personaggi assai discussi tra cui U faccendiere Francesco Pazienza e l'ex assessore comunale De palermitano, già socio di Vito Ciancimino neUa società edilizia Invim, ingegner Francesco Paolo Alamia che a suo dire erano pronti a partecipare al tiro a bersaglio su Caselli. Nomi e scenari dòn ignoti a Rapisarda che proprio con Ciancimino e Alamia negli Anni 70 diede la scalata aUa torinese «Venchi Unica» provando a metter le mani sui terreni dell'azienda dolciaria diventata una deUe «scatole cinesi» manovrate come gingilli da Sindona. E nelle vicende del finanziere di Patti, ma non nel suo avvelenamento, Rapisarda ebbe una presenza pressoché costante. Ora gestisce una piccola compagnia aerea. E proprio viaggiando in aereo con DeU'Utri Rapi- sarda avrebbe saputo aUa fine del 1993 che a Catania mafiosi assicurarono i loro voti e versarono un «contributo» di 7 miliardi al neonato movimento azzurro perché Berlusconi fosse riconoscente verso di loro. Secondo Rapisarda, dopo che U jet atterrò, DeU'Utri scomparve per tutto U giorno e quando tornò gli disse di essere andato ad accertarsi sul «loro apporto di voti e forse anche finanziario». «Per me era una chiara allusione al fatto che aveva avuto assicurazioni da mafiosi», ha spiegato Rapisarda. A tutte le accuse di Rapisarda replica secco DeU'Utri: «Per sue evidenti e personali convenienze, Rapisarda continua a inventarsi calunnie. Che io continuerò a denunciare in ogni sede, sia penale che civile». Antonio Ravfdà Marcello DeU'Utri
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