Berlusconi: otto giorni per meditare

Berlusconi: otto giorni per meditare Il Cavaliere raffredda lo scontro sulla commissione d'indagine. Casini: il dialogo può ripartire Berlusconi: otto giorni per meditare Il Polo, poteri come per le inchieste su Ustica eP2 ROMA. Il giorno dopo, anche i falchi diventano colombe. Berlusconi getta acqua sul fuoco delle polemiche («Sono stato io a contenere le proteste») e poi la manifestazione di piazza non era un'idea granché. Così, dopo una girandola di vertici a piazza del Plebiscito, ai gruppi parlamentari, perfino in diretta con Strasburgo, dove nella suite Robert Schumann di un grande albergo c'è un vertice Cossiga-FiniCasini, durante il quale l'ex picconatore telefona a Berlusconi e dà l'ok, il fatto nuovo è che il Polo tutto, adesso, è disponibile a trattare per la commissione su Tangentopoli. Sfumato il fosco scenario aventiniano, con l'opposizione che dice di no alla commissione voluta dalla maggioranza, evaporata l'eventualità di una commissione «dimezzata»: evidentemente, a furia di sgolarsi Gianni Letta, principe del partito delle colombe, l'ha spuntata. «Ma la voce, l'ho persa davvero»; raccontava ieri, ormai quasi afono, ad alcuni parlamentari amici. La maggioranza ha piantato paletti rigidi alla nascenda commissione su Tangentopoli, a cominciare dalla durata, non più di 6-8 mesi, «perché non si sovrapponga all'elezione del capo delio Stato». Il che è un po' come dire: per evitare uno straripare di veleni. Ma adesso a Silvio Berlusconi, che è parso «assai sereno» ad Enrico La Loggia che ha fatto la spola tra le varie riunioni, va bene tutto, o quasi. Va bene, il rinvio del voto a giovedì 23 luglio («Darà il tempo per meditare», dice il Cavaliere); va bene il cosiddetto «emendamento Li Calzi», dal nome di Marianna, parlamentare di Rinnovamento Italiano: «Le indagini della commissione non possono interferire con le competenze esclusive dell'autorità giudiziaria e non possono sindacare le modalità di esercizio dell'azione penale e della giurisdizione nell'accertamento di responsabilità personali». Per dirla con il Berlusconi di ieri, nessuno ha detto di voler interferire con l'attività della magistratura, «né io mi sono mai can¬ didato per far parte della commissione». Naturalmente, il tono dei colonnelli-falchi diventati caporalmaggiori-colombe è lievemente più colorito: «Se la maggioranza vuole una commissione finta, è evidente che abbiamo delle perplessità» dice Enrico La Loggia. Ma così non è, assicura subito; «ci sono contatti in corso, si tratta». Del resto, è il ragionaménto anche di Beppe Pisanu oltre che di La Loggia, «cosa deve fare una commissione parlamentare Io dice già l'articolo 32 della Costituzione: e le commissioni sul Sitai-, sulla P2, su Ustica, su Piazza Fontana, hanno mai avuto limiti di tempq é d'azione?». No, infatti «dopo il Sifar; i servizi segreti non sono mica stati aboliti: sono stati riformati». E tangentopoli, dice La Loggia, «è stato un periodo torbido, sul quale va fatta piena luce, perché la magistratura, magari per ragioni legate al lavoro, qualche inchiesta potrebbe averla accantonata». Ed ecco che s'intravede l'ombra dei falco: il riferimento è al fatto che «sul pei le inchieste non sono state fatte». Però, mette le mani avanti La Loggia, «lo scon¬ tro non lo vogliono loro, e non lo vogliamo neanche noi: e poi, il pei non può mica passare alla storia come il partito che non ha voluto fare una commissione su Tangentopoli, no?». Da discutere, e le trattative sono aperte, i requisiti della commissione: «Che vi partecipi gente esperta di diritto, e non ragionieri, e parlamentari con notevole qualificazione politica». E se per spiegare e discutere la nuova <dinea» ieri sera si è tenuta un'assemblea di tutti i parlamentari di Forza Italia, con Casini e Fini Berlusconi si vedrà al più presto. Ma intanto, da Strasburgo, è arrivato il via libera. «Ma per carità, ci mancherebbe che la commissione su Tangentopoli si mettesse a fare le pulci ai magistrati...», diceva, sornione e ottimista, Pieferdinando Casini. Per il quale, anzi, essa sarebbe una buona sede per riprendere il dialogo istituzionale tra i due Poh. [ant. ram.] Il leader della Quercia rabbonisce i suoi «Possiamo sempre fare quello che ha fatto il Polo con la Bicamerale, cioè farla saltare» Dall'alto: Enrico La Loggia presidente dei senatori di Forza Italia e Pietro Folena responsabile giustizia dei Democratici di sinistra Da sinistra: il segretario dei Democratici di sinistra Massimo D'Alema e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: La Loggia, Roma, Strasburgo, Ustica