Basilicata, Kuwait d'Italia

Basilicata, Kuwait d'Italia I pozzi dell'Eni valgono 15 mila miliardi e si esauriranno dopo 20 anni Basilicata, Kuwait d'Italia Ma l'oro nero arriverà solo nel2002 REPORTAGE IL FUTURO UNASCOMESSA SOTTOTERRA VIGGIANO (Potenza) DAL NOSTRO INVIATO Non è un deserto ma una immensa distesa verde, e al posto delle dune si levano colline e monti dove i faggeti si estendono a perdita d'occhio. No, non si direbbe proprio che la Val d'Agri, un lembo di paradiso a una cinquantina di chilometri a Sud di Potenza, stia per trasformarsi in un piccolo Kuwait italiano. Eppure è così. Sotto i boschi, a oltre tremila metri di profondità, c'è il petrolio. Tanto, tantissimo, nemmeno gli esperti sanno esattamente quanto: un giacimento enorme, da guastare il sonno a Gheddafi e agli sceicchi arabi. I tecnici dell'Eni e quelli della Regione snocciolano un rosario di cifre da capogiro. I primi assicurano che dal sottosuolo sarà possibile estrarre attraverso 52 pozzi, che si aggiungeranno ai sette già esistenti, non meno di 104 mila barili al giorno a partire dal 2002, anno di messa a regime (circa il 6,5% del fabbisogno nazionale). Calcolando che le riserve saranno esaurite solo nel 2022, gli impianti possono fruttare circa 15 mila miliardi. Nel palazzo della Regione Basilicata, però, sono ancora più ottimisti: «Il giacimento è di una vastità impressionante, può consentire l'estrazione di 300 mila barili al giorno - spiegano i tecnici -. La nostra è una stima per difetto, se si considera che un giornale autorevole come T'Economist" fa lievitare il numero dei barili a 900 mila». Insomma, a sentire gli esperti la Val d'Agri potrebbe trasformarsi in un gigantesco set in cui girare il remake del «Gigante», il film in cui un povero e affamato James Dean si trasforma in un magnate del petrolio. Un miraggio per una regione che conta 120 mila disoccupati. «Ma i miraggi possono sparire in un batter d'occhio», avvertono gli ambientalisti, che inorridiscono al pensiero dei boschi profanati dalle ruspe e mostrano i resti di tante promesse mancate. A una manciata di chilometri da Viggiano, il centro più grande della Val d'Agri, c'è la zona industriale sorta con la legge 219, quella che sanciva la rinascita economica delle zone colpite dal terremoto dell'80. Dei 15 stabilimenti costruiti, solo quattro sono in funzione. GM altri 11 stanno andando in rovina: sono stati abbandonati dagli industriali fuggiti via dopo avere intascato i finanziamenti. Ma non è su quei ruderi che volge lo sguardo chi coltiva il sogno dell'oro nero che farà ricca una terra da sempre avara con i suoi figli. Chi crede nel petrolio indica i cilindri d'acciaio del Centro oh, un mega-impianto in cui si lavora il greggio estratto dai sette pozzi già in funzione. LI non c'è aria di smobilitazione: al contrario, fervono i lavori di ampliamento in attesa delle nuove trivellazioni. Il giacimento della Val d'Agri, uno dei più grandi d'Europa, si avvia ad essere una realtà. Il 13 giugno l'Eni e la Regione Basilicata hanno siglato un verbale d'intesa per lo sfruttamento della maxi-riserva. Manca ancora la ratifica dell'accordo con il governo, ma è una questione di giorni. L'ok ai lavori per la realizzazione dei pozzi è l'ultimo atto di un lungo braccio di ferro fra enti locali ed Eni, che da queste parti non ha mai goduto di buona fama. Resi diffidenti dal flop dell'insediamento Enichem nella Valle del Basento (duemila posti di lavoro persi), Comuni e Regione si sono preoccupati di strappare il massimo della contropartita per il via libera alle trivellazioni. A conti fatti, gli enti locali portano a casa l'impegno da parte dell'Eni a contribuire con 200 miliardi al rimboschimento e alla «compensazione ambientale» delle zone occupate dai pozzi. L'accordo inoltre prevede una serie di borse di studio e corsi di perfezionamento postuniversitari, ma soprattutto la cessione, a costo industriale, del gas derivato dalla produzione del greggio ad una centrale di 150 megawatt. L' impianto sarà realizzato da una Società Energetica costituita da Regione e Eni. Il gas, trasformato in energia a basso costo, dovrebbe incoraggiare altri insediamenti industriali nella zona. Non meno importante è la trattativa con il governo. Si parla della realizzazione di strade e altre opere pubbliche fra cui un piccolo aeroporto, ma gli enti locali mirano più in alto: alle royalties. I diritti di sfruttamento del giacimento petrolifero prevedono in una ventina d'anni la distribuzione di circa 250 miliardi allo Stato, 450 alla Regione e 130 ai Comuni. L'obiettivo, ormai quasi raggiunto, è che il governo rinunci alla sua quota a favore della Basilicata. Tutti d'accordo sulla nascita di un piccolo Kuwait italiano? Se dal Polo a Rifondazione Comunista è tutto un coro di sì, voci di dissenso si levano dal fronte ambientalista. E' deluso e amareggiato Lucio Delfino, della segreteria regionale di Legambiente. Ce l'ha con il ministro Edo Ronchi, «uno dei nostri che però non sta muovendo un dito almeno per attenuare i rischi legati all'apertura dei pozzi». Un sistema ci sarebbe, dice, e dal colle di Grumento Nova indica la valle che nasconde l'oro nero. «Il parco, la soluzione è nella nascita del parco nazionale», mormora. E aggiunge che una legge dello Stato prevede l'istituzione di una zona protetta nella Val d'Agri: «Purtroppo il ministero non ha ancora provveduto a definire il perimetro del parco che dovrebbe essere di 80 mila ettari. Se ciò avvenisse, almeno un pezzo della Regione verrebbe risparmiato dalle trivellazioni. L'Eni non subirebbe un gran daimo, se consideriamo che ha ottenuto in concessione il 70 per cento del territorio regionale». A Delfino non piacciono quelli che definisce «i talebani dell'ambiente». «Credo che sia sbagliata l'opposizione dura e intransigente ad un progetto che tocca interessi tanto vasti e complessi - dice -. Bisogna trovare un punto di equilibrio, un modo per soddisfare tutte le parti in causa». Il problema, aggiunge, è stabilire lo sviluppo futuro della Basilicata, che non è soltanto nella grande industria e nel petrolio. «Sbaglia chi pensa che il giacimento porterà ricchezza e occupazione - avverte -. Alla fine ci ritroveremo con un po' di manodopera specializzata e con lo scempio provocato dalla costruzione delle vie d'accesso ai pozzi. Perché nessuno pensa a modelli di crescita diversi, come la piccola e media impresa, l'agricoltura e l'agriturismo? Non a caso l'Unione Europea ha attivato finanziamenti per il settore agroalimentare e per la conservazione dell'ambiente». Oltre che nel deserto, i miraggi possono dissolversi anche nel verde dei faggeti? «Sì. Mi chiedo che cosa sarà di noi fra 20 anni, quando il giacimento sarà esaurito. Con il petrolio finiranno anche le illusioni». Fulvio [Visione Ma gli ambientalisti sono allarmati «Lo Stato deve creare subito una zona protetta in cui siano proibite natte le attività di trivellazione» J 3 J PRODUZIO KUWAIT EMIRATI ARABI ... RUSSIA USA ARABIA SAUDITA; 600-800.000 barili 1.215.000 1.450.000 1.830.000 2.250.000 000 000 8.330.000 Il petrolio si trova in Val d'Agri Potrà soddisfare il 6,5 per cento del nostro fabbisogno Euforia alla Regione «Per l'Economist potremo produrre addirittura 900 mila barili al giorno» Bis* POTENZA, INO * *^ VIGGIANO MATERA 4 ORLETO POLICORO Un pozzo petrolifero in Val d'Agri e nell'altra foto tecnici al lavoro in un impianto di estrazione

Persone citate: Edo Ronchi, Gheddafi, James Dean