«Un segnale di riscatto» di Marina Verna

«Un segnale di riscatto» «Un segnale di riscatto» L'antropologa: vuol dire sentirsi vivi loro canale atavico di espressione. Abbiamo bisogno di colore, non di grigio...». Anche i brasiliani, non solo gli europei, erano straordinari... «Per loro è diverso. Quello è il loro modo di vivere. Guardi la leggerezza del loro calcio, la fisicità del loro ballo, la gioia dei loro colori. Noi invece abbiamo addirittura trasferito al quotidiano il nero, il colore del lutto o degli abiti da sera. Gli euiopei si concedono l'euforia soltanto ai Mondiali». Lo spettacolo sugli spalti era una danza tribale, un cerimoniale magico. Che cosa significa questa evoluzione da un tifo puramente vocale a un tifo così «drammatizzato»? «In questa particolarissima festa che è il Mondiale, lo spettatore non assiste silenzioso e passivo a una liturgia che compiono altri. C'è una identificazione totale con i giocatori in campo, che ripristinano patria, confini, regole. I tifosi, portando in faccia i simboli dell'appartenenza, riattivano significati forti, nel nome dei quali esultare». Ma la decorazione è provvisoria, può essere messa e tolta, non impegna a nessun legame definitivo. Come se il tifo fosse un omaggio che si può ritirare in qualunque momento... «Anche i Mondiali purtroppo sono provvisori. D'altra parte questa stessa sfida, se fosse quotidiana, non avrebbe più la stessa forza di evento eccezionale, con la sospensione del tempo quotidiano, le città ferme, la festa». In Francia è nato un nuovo modo di tifare, che rispecchia un nuovo umore, o è soltanto l'ultima moda? «I francesi hanno sempre amato la vita. I parigini, poi, ce l'hanno come tradizione culturale, il divertimento, la festa, il travestimento». La passione per la maschera ha contagiato tutte le classi sociali... «Nel calcio non ci sono classi. E' l'unico sport dove tutti sono alla pari». Che cosa resterà di tutto questo colore? «Penso poco. I Mondiali sono una festa eccezionale. E ha bisogno di rituali tutti suoi, che non siano quelli di ogni domenica. Sennò, dovremmo inventarci qualcos'altro. E che cosa?». Marina Verna

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