La pozione sbaglia bersaglio

La pozione sbaglia bersaglio Moglie arrestata La pozione sbaglia bersaglio COSENZA. Una manciata di pastiglie di Tavor sbriciolate nell'acqua, una pozione con la quale sperava di metter fine a una situazione insostenibile, fatta - pare - di tutti i continui maltrattamenti che vivere con un marito alcolizzato può comportare. Quella pozione, però, che nel piano diabolico di Giulia sarebbe dovuta servire a uccidere il consorte, per poco non mandava al creatore 5 proprio padre e il figlio tredicenne. Lei, Giulia, ha 35 anni, e per quella polverina con la quale aveva avvelenato una bottiglia d'acqua, è finita in carcere, poche ore dopo che il padre, settantenne, era stato portato d'urgenza all'ospedale dell'Annunziata di Cosenza in stato di coma. L'anziano genitore adesso sta meglio, dai medici è arrivato per tempo. Con la stessa tempestività gli agenti della squadra mobile di Cosenza si sono precipitati a Casole Bruzio, un piccolo centro del Cosentino, e hanno fatto luce in poco tempo sulla triste vicenda. La bottiglia in casa non c'era più. E neppure la confezione di Tavor. Tracce che la stessa Giulia ha confessato agli investigatori di aver fatto sparire in fretta. Sì, perché Giulia, davanti alle prime contestazioni, non ha retto. Ha raccontato tutto, partendo dalla situazione che, a suo dire, l'aveva portata all'esasperazione e al progetto di uccidere il marito, di vent'anni più vecchio di lei. E, d'altra parte, che sotto ci fosse qualcosa di serio, dopo il ricovero dell'anziano genitore in ospedale, i poliziotti lo hanno capito subito. E' bastato ricordare un episodio simile, quando anche il figlio tredicenne di Giulia era finito in ospedale per intossicazione da farmaci. In quel caso, però, annotato nei referti medici dell'aprile scorso, non c'era stato motivo di indagare. Un'intossicazione da farmaci, cose che possono capitare. Il ragazzo se l'era cavata, si era ripreso subito e tutto sembrava essere tornato alla normalità. Ma la situazione familiare di Giulia pare che di normale avesse ben poco. E da tempo. Così la donna ci aveva riprovato. Lei stessa ha raccontato alla polizia di quelle pastiglie frantumate in un tovagliolino di carta e sciolte in una bottiglia d'acqua, poi conservate in frigorifero in una posizione particolare, che avrebbe dovuto tenere lontani gli altri. Era destinata al marito. Invece, per la seconda volta nel giro di qualche mese, quell'acqua l'ha ingerita un altro. Stavolta è toccato al padre (abitano nello stesso stabile, per cui capita spesso di pranzare o cenare tutti insieme) e per poco non ci rimetteva la vita. Giuba, dopo la confessione, è stata portata nel carcere di Cosenza, accusata di tentato omicidio. Rocco Valenti

Persone citate: Cosentino, Rocco Valenti

Luoghi citati: Casole Bruzio, Cosenza