Clinton alla guerra dello yen

Clinton alla guerra dello yen Clinton alla guerra dello yen La strategia Usa dopo il salvataggio del rublo WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Non c'è tregua per chi deve gestire la crisi dell'economia globale. Tamponata in extremis la voragine russa con un maxi prestito del Fondo monetario, l'attenzione della Casa Bianca è adesso tutta concentrata sul pasticcio giapponese dopo l'uscita di scena a sorpresa del premier Ryutaro Hashimoto. Spazientita dai bizantinismi di Tokyo, l'amministrazione Clinton ha messo in guardia la leadership del partito liberale senza nemmeno aspettare la nomina di un nuovo premier. «La salute dell'economia giapponese è essenziale per l'Asia e per l'economia globale», ha detto il portavoce Mike McCurry. «Gli Stati Uniti danno per scontato che il nuovo governo capirà che è nel suo interesse procedere in fretta con le necessarie riforme economiche». Ieri il presidente Clinton era in attesa di una telefonata di Hashimoto, il quale ha dovuto annullare la visita ufficiale negli Stati Uniti prevista per la settimana prossima. La Casa Bianca ha già esteso un invito al suo successore proprio per mantenere una forte pressione su Tokyo. Ma alla stesso tempo riconosce i limiti della propria influenza. «Non ci rimane che aspettare e vedere», dice un alto esponente dell'Amministrazione. «Certo, dobbiamo continuare ad insistere perché facciano quel che a nostro avviso va fatto. Ma alla fine saranno comunque loro a doversi decidere». Il segretario al Tesoro Robert Rubin, l'uomo su cui più di ogni altro sono puntati gli occhi dei mercati, ha ripetuto in Africa, dove si trova in missione, quello che ormai è diventato il suo mantra sul Giappone: riforma del sistema bancario e forte incentivo fiscale per rimettere in moto l'economia giapponese subito -. Hashimoto aveva fatto sua la ricetta americana (ed europea) e le elezioni di dome- nica avrebbero dovuto dargli la forza politica necessaria per accelerare il passo delle riforme economiche. Rubin è più che mai convinto che il salvataggio dell'economia asiatica passi da un rilancio dell'economia giapponese altre vie il segretario al Tesoro non ne vede. «La questione centrale per quanto ci riguarda rimane la debolezza dello yen», ha confermato ieri durante una fermata ad Abidjan, in Costa d'Avorio. «Ed è assolutamente essenziale che il Giappone si muova in fretta». Se non lo farà, dice preoccupata l'Amministrazione, la debolezza dello yen finirà per scatenare una nuova ondata di svalutazioni in tutta l'area Asia-Pacifico, che creerà pressioni fortissime sulla Cina Paese che finora si è guadagnato il plauso degli americani per essere stato una fonte importante di stabilità nella regione per una svalutazione dello yuan. Il timore è che allora tutta l'Asia sprofondi in una vera e propria depressione, trascinando con sé l'economia mondiale. Gli effetti della crisi asiatica hanno già intaccato il boom americano e rallentato l'inizio della ripresa economica in Europa. Ma le conseguenze, avvertono gli economisti, saranno molto più pesanti se il Giappone non darà presto quel colpo di reni che viene considerato indispensabile per evitare il peggio. Il voto di domenica in Giappone ha creato una situazione così preoccupante in* Asia che l'accordo raggiunto a Mosca tra Boris Eltsin e il Fondo monetario internazionale per un pacchetto finanziario di ben 22 miliardi di dollari (il più grande prestito mai fatto alla Russia) è stato accolto con grande sollievo. La crisi finanziaria della Russia ha un peso molto minore sull'economia globale rispetto alla crisi giapponese. Ma la Casa Bianca temeva - e teme che il quadro sociale degeneri, con conseguenze politiche imprevedibili. La settimana scorsa Eltsin aveva tra l'altro alimentato il clima di grave preoccupazione facendo balenare lo spettro di un golpe da parte di «estremisti» non meglio identificati. La Casa Bianca ha definito il maxi-prestito «un grande passo avanti» sulla strada della riforma economica in Russia. E Michel Camdessus, direttore del Fondo monetario, ha aggiunto che «la situazione finanziaria del governo russo dovrebbe migliorare in maniera considerevole» in seguito all'accordo. Ma l'esborso di una somma così ingente da parte di un organismo come l'Fmi, le cui risorse sono state pericolosamente assottigliate, rappresenta un'iniezione di fiducia in Eltsin, che il presidente Clinton andrà a trovare all'inizio di settembre. La decisione di venire incontro alle richieste del governo russo è stata presa soprattutto per motivi politici. L'idea di continuare a dare soldi alla Russia può apparire illogica agli economisti, riconoscono fonti dell'Amministrazione, ma questo governo deve essere sostenuto. Non c'è altra scelta. Bisogna fare tutto il possibile per evitare che una grande potenza nucleare degeneri nel caos sotto il peso di una crisi economica e finanziaria. Ma è una strada che l'Amministrazione non può seguire all'infinito senza avere l'appoggio del Congresso, che continua a bloccare il contributo americano al Fondo monetario creando una situazione di estrema incertezza. «Gli sviluppi di questi giorni mettono in luce la cecità del Congresso repubblicano», protesta McCurry. «Che la smettano di piagnucolare e facciano il loro lavoro!». Le condi2ioni americane Sgravi fiscali e ristrutturazione del sistema bancario nipponico Il presidente Usa Bill Clinton