Prende corpo la grande Borsa europea
Prende corpo la grande Borsa europea MERCATI E FINANZA Anche Amsterdam vuole agganciarsi a landra e Francoforte. Milano ha buone chances Prende corpo la grande Borsa europea E VOcse dà all'Italia l'Osca dell^M^^tm» •'*^^cWtej*?l*?! han. tra. no "\nie MILANO. Una nuova «damigella» chiede di essere ammessa alla corte della futuro maxi-mercato europeo: è la Borsa di Amsterdam, quinta piazza finanziaria continentale, che lancia attraverso il suo presidente, George Moeller, una inequivoca «avance» per agganciarsi all'alleanza forgiata il 7 luglio scorso da Londra e Francoforte. «Dobbiamo naturalmente metterci d'accordo sulle condizioni - ha dichiarato Moeller al quotidiano olandese Nrc Handelsblad - ma in via di principio siamo particolarmente favorevoli a questa collaborazione». Damrak, la Borsa di Amsterdam, vanta una capitalizzazione di circa un milione di miliardi di lire: nella «classifica» europea, è alle spalle di Londra, Francoforte, Parigi e Zurigo e precede Piazza Affari, che naviga al sesto posto. «Le borse di Londra e Francoforte - ha aggiunto Moeller - hanno chiesto un periodo di sei mesi prima di arrivare ad un progetto comune. Uno sfasamento del genere non mi entusiasma, ma va accettato. Allo scadere di questo periodo, mi aspetto che la Borsa di Amsterdam sia la prima, insieme a Parigi, a sedersi al tavolo delle trattative». I due fondatori dell'embrione di mercato mobiliare unico europeo hanno deciso di offrire dal 4 gennaio 1999 - primo giorno effettivo di vita dell'Euro - un listino comune con 300 aziende «blue chip» quotate. Moeller sembra fiducioso. «Abbiamo una massa critica soddi¬ sfacente - ha insistito - e da un punto di vista politico e culturale possiamo agire da collanti fra inglesi e tedeschi nella grande borsa europea». Lo scorso anno, Amsterdam ha firmato un'intesa di collaborazione con le Borse di Bruxelles e Lussemburgo e sono in corso negoziati per rafforzare l'accordo. Le grandi ma¬ novre sono quindi destinate a continuare nei prossimi mesi: anche Milano potrebbe inserirsi nel «bu siness». E qualche carta in regola ce l'ha. Nell'ultimo rapporto sulle pri vatizzaziooni l'Ocse (Organizzazio ne per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha dato il premio Oscar all'Italia. Lo scorso anno, infatti, il nostro Paese è stato quello che ha incassato più di tutti al mondo vendendo società pubbliche, triplicali do i ricavi rispetto al 1996, con un «bottino» stimato pari a 26.750 mi lioni di dollari. L'Ocse definisce anche il programma italiano di priva tizzazioni «uno dei più ampi e eoe renti» negli ultimi quattro anni. L'anno scorso le entrate italiane da privatizzazioni hanno rappresentato - secondo i dati previsionali forniti dall'Ocse - poco meno di un quarto di quelle dei Paesi che aderiscono all'organizzazione (98.446 milioni di dollari) e circa un sesto di quelle mondiali (153.446 milioni di dollari). Seconda in classifica, ma ben distanziata, l'Australia con 16.800 milioni di dollari, seguita dalla Spagna con 12.450. Anche il 1998, scrive l'Ocse, dovrebbe essere un anno «d'oro». [r.e.s.]
Persone citate: George Moeller, Moeller
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