Kosovo, nove morti I ribelli: vinceremo

Kosovo, nove morti I ribelli: vinceremo EX JUGOSLAVIA Ma la diplomazia occidentale non si arrende Kosovo, nove morti I ribelli: vinceremo PRISTINA. Nella regione occidentale del Kosovo si continua a combattere dopo l'offensiva lanciata sabato dalle forze serbe per il controllo della strada tra Pec e Decani e la guerriglia dell'Uck (Esercito di Liberazione del Kosovo) minaccia di attaccare il capoluogo regionale, Pristina. Nelle ultime 48 ci sarebbero stati almeno nove morti. Il centro stampa serbo denuncia l'uccisione di un poliziotto e il grave ferimento di un altro al posto di blocco di Streoc, lungo la strada che collega Pec, seconda città del Kosovo, a Decani. Un altro agente è rimasto ucciso in un altro posto di blocco nel Kosovo occidentale. Il Centro di Informazione del Kosovo riferisce invece della morte di sette albanesi-kosovari nel corso dell'offensiva serba contro il villaggio di Lodja, alla periferia di Pec. «Le nostre operazioni vanno così bene che presto saremo a Pristina», ha dichiarato il portavoce dell'Uck, Jakup Krasniqi in una intervista pubblicata ieri dal quotidiano indipendente «Koha Dito re». Il portavoce afferma che l'Uck è pronta ad una dura campagna d'inverno, facendo così svanire ogni speranza della comunità interna¬ zionale sulla possibilità di un cessate il fuoco. Mentre le forze serbe e gli indipendentisti kosovari continuano a combattere, da Bonn la diplomazia tedesca rilancia una proposta di mediazione per uscire dalla crisi. Il portavoce del ministero degli Esteri, Martin Erdmann, ha riferito che il ministro Klaus Kinkel si è messo in contatto telefonico con ì suoi collegi degli altri cinque Paesi del cosiddetto «Gruppo di Contatto»» (oltre la Germania, Italia, Francia, Gran Bretagna, Usa e Russia) per presentare «nuove ipotesi» di mediazione politica. Sabato Kinkel era stato a Mosca per discutere di un «nuovo, creativo approccio» con Evgheny Primakov. In una intervista pubblicata ieri dal «Tagesspiegel», Kinkel ha indicato come ipotesi una conferenza del tipo di quella di Dayton, che mise fine alla guerra di Bosnia nel 1995. Il capo della diplomazia tedesca ha spiegato al quotidiano berlinese che poiché i tentativi diplomatici finora si sono mostrati inefficaci, occorre provare con metodi diversi per arrivare prima ad un cessate il fuoco e poi all'apertura del dialogo tra le parti. [Agi-Ap-Efe]

Persone citate: Evgheny Primakov, Jakup Krasniqi, Kinkel, Klaus Kinkel, Martin Erdmann