«Parità scolastica, è D'Alema a non volerla» di Raffaello Masci

«Parità scolastica, è D'Alema a non volerla» Il leader Cdu-Udr: su questi temi siamo a disposizione senza chiedere nulla in cambio «Parità scolastica, è D'Alema a non volerla» Buttiglione al Ppi: votate con noi ROMA. «Sulla parità scolastica come su altri temi che investano valori fondamentali, i nostri voti, i voti dell'Udr, sono a disposizione. Senza chiedere alcunché in cambio. E questo Marini lo sa». Parola di Rocco Buttiglione, leader del Cdu e dell'Udr cossighiana che corre in soccorso - «qualora ce ne fosse bisogno-» - degli ex de dell'Ulivo. Onorevole Buttiglione, Marini le sarà grato per queste parole, ma certo è che lo mette in una bella difficoltà. Accettare i vostri voti sulla scuola significa spaccare la maggioranza, mettere un grimaldello sotto l'Ulivo, non crede? «Non bisogna confondere le strategie con i contenuti della politica. Il Ppi ha scelto di aderire all'Ulivo e quindi si è dato una strategia differente dalla nostra. Il punto di incontro con noi non avviene su questo piano ma solo ed esclusivamente sulla difesa di specifici valori». D'accordo, ma sarà una bella impresa per i Popolari andare a raccontare ai propri alleati che invece di accettare un accordo con loro, preferiscono prendere i voti suoi e del senatore Cossiga. «No, guardi, la "bella impresa" come dice lei - sarà dover raccontare ai propri elettori e a tutti gli elettori dell'Ulivo che l'impegno con loro sottoscritto di realizzare la parità scolastica in realtà è stato barattato con un accordo al ribasso per non far inalberare Bertinotti». Il quale non accetterebbe l'accordo su un simile tema. «E qui, allora, veniamo al punto: il problema non è Bertinotti ma D'Alema, sapere cioè se si vuole impegnare veramente sulla parità, oppure intende solo temporeggiare». Che vuole dire, professore? «Voglio dire che ho il sospetto che a D'Alema la parità non interessi affatto, e dovendo scusarsi in qualche modo con gli alleati dell'Ulivo, prenda a pretesto le eventuali ire di Bertinotti, e quindi proponga un qualche imbroglio, che non sia affatto la parità scolastica, per non scontentare nessuno». Insomma, lei dice ai popolari di stare attenti a non farsi raggirare? «Esattamente. Io dico loro che non è accettabile il criterio del male minore su una questione così rilevante come la scuola, e quindi di far valere il loro punto di vista sapendo che, all'occorrenza, i nostri voti non mancherebbero». Lei ha parlato anche di un vostro sostegno su altre questioni che tocchino «i valori». Intende dire che anche sulla politica per la famiglia siete disposti a fare quadrato con Marini? «Certamente». Ma lo sa che i popolari sono comunque disposti a parlare della famiglia di fatto, anche se non voglino usare questa espressione per non ingenerare confusioni? «Ecco, se lei mi pone la domanda in questi termini, e cioè "senza ingenerare confusioni", allora le dico che anche noi siamo disposti ad affrontare questo tema». Si spieghi, prego? «Io sono cattolico e quindi ritengo che la famiglia sia un istituto di diritto naturale fondato sul matrimonio. Ma ora prescindiamo da questa mia appartenenza religiosa. Come cittadino laico, alla luce dell'esperienza della storia e dei dati acquisiti dalle scienze sociali, so che sostenere la famiglia, e la famiglia con figli in particolare, significa sostenere nel modo più completo la coesione sociale, in tutti i suoi aspetti, all'educativo al previdenziale, per capirci. E so che anche questo è scritto nel programma dell'Ulivo e che quindi anche questo i popolari dovrebbero esigere. Ora, sempre da un pun- to di vista laico, ha senso sostenere la famiglia in quanto è un organismo che arreca dei vantaggi alla società intera, ed è costituita proprio in ragione di questi vantaggi (educativi, sociali, eccetera, come dicevamo prima). Quindi lo Stato investe sulla famiglia perché ne ha una ricaduta oggettiva e verificabile. Chi non può o non vuole sposarsi e allindi prendere impegni di sorta, che senso ha che chieda un sostegno e quindi un riconoscimento?». Però, professore, ci sono persone che per ragioni varie non possono aderire ad un modello tradizionale di famiglia, ma che comunque costituiscono una comunità nella vita di ogni giorno, e offrono di fatto un contributo di solidarietà, in qualche modo paragonabile a quello della famiglia. Lo Stato non deve prendere atto in nessun modo di questa realtà? O forse vi spaventa l'ipotesi che queste <<unioni» possano avvenire tra persone dello stesso sesso? «Ribadisco: la politica per la famiglia è la politica per la famiglia così come viene definita dall'art. 29 della Costituzione. Io so, poi, che esistono delle forme di solidarietà tra persone che possono avere anche una rilevanza sociale. Non ho nessuna difficoltà a dare un inquadramento anche ad esse, ma in una legge diversa da quella per la famiglia». Anche se si trattasse di «forme di solidarietà» tra persone dello stesso sesso? «Non mi faccia domande capziose. Una unione di solidarietà non mi interessa sapere a che titolo si costituisca, può anche essere fondata sul gioco delle bocce. Ma con la famiglia che c'entra?». Raffaello Masci «Ho l'impressione che il leader dei diessini usi il no del Prc per proporre un imbroglio» Il leader del Cdu-Udr Rocco Buttiglione

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