Un giorno di paura per i mercati di Andrea Di Robilant

Un giorno di paura per i mercati RETROSCENA LA FINE DEL MIRACOLO Un giorno di paura per i mercati Ko il piano di riforme concordato con gli Usa LWASHINGTON A pesante sconfitta di Ryutaro Hashimoto nelle elezioni in Giappone ha rovinato il fine settimana di Robert Rubin, il potente segretario al Tesoro americano che ha fatto della ripresa economica giapponese la pietra angolare del suo piano di salvataggio per l'Asia. Prima del voto, l'Amministrazione aveva puntato su uno scenario completamente diverso. Ryutaro Hashimoto doveva uscire rafforzato dalle elezioni. Il piano di rilancio economico - riforma bancaria e forte riduzione delle tasse - messo insieme dal premier su insistenza degli americani avrebbe acquistato maggiore credibilità nei mercati. E Hashimoto sarebbe stato ricevuto da vincitore alla Casa Bianca il 21 luglio. Ma questo scenario è stato fatto a pezzi ieri dagli elettori giapponesi, che hanno inflitto a Hashimoto un'umiliante sconfitta in un'elezione che era diventata un referendum sulla gestione economica del Paese negli ultimi anni. E la pessima prova del primo ministro ha costretto Rubin e i suoi collaboratori a correre ai ripari per limitare le ripercussioni nei mercati finanziari. Nessuno conosce i mercati meglio di Rubin, un banchiere brillante che ha accumulato una fortuna a Wall Street prima di unirsi alla squadra di Bill Clinton. Proprio in questi giorni un diplomatico giapponese commentava esasperato che «ormai Rubin è diventato il mercato» - una sillaba pronunciata dal segretario al Tesoro sulla situazione giapponese basta a muoverlo in un senso o nell'altro. Ma dopo il voto di ieri perfino il «mago» Rubin appare a corto di strategie alternative. L'Amministrazione americana considerava l'esito delle elezioni di ieri fondamentale non solo per il Giappone, ma per tutta l'area Asia-Pacifico. Robert Rubin e i suoi collaboratori a Washington sono infatti convinti che l'unico modo per ridare un po' di fiato all'economia della regione è quello di riaccendere i motori dell'economia giapponese, che nonostante le sue recenti traversie rimane pur sempre la seconda nel mondo. Nei mesi scorsi, forte del sostegno del presidente Bill Clinton, Rubin ha premuto al massimo su Hashimoto affinché mettesse in cantiere una profonda riforma del sistema bancario giapponese, e rilanciasse un economia in grave recessione con una forte riduzione delle tasse. Il timore del segretario al Tesoro americano era che una prolungata inazione da parte del governo giapponese portasse ad un nuovo round di svalutazioni in Asia, creando pressioni for-^ rissime anche sulla Cina per una svalutazione dello yuan. Dopo aver lungamente esitato, tergiversato, rimandato, il premier Hashimoto, che ha dovuto incassare ammonimenti al limite del paternalismo da parte delle autorità americane in que¬ ste settimane, ha finito per cedere alle richieste dell'Amministrazione Clinton (largamente sottoscritte, tra l'altro, dai Paesi europei). Ma ora sembra che la strategia americana, invece di rafforzare la mano di Hashimoto, l'abbia indebolita. Il comportamento ondivago del primo ministro, le sue dichiarazioni incerte e confuse, l'impressione che seguisse un copione sviluppato a Washington anziché a Tokyo - tutto questo ha finito per penalizzarlo alle urne. Paradossalmente, la débàcle di Ryutaro Hashimoto .rischia adesso di rir. durre ancora di più l'influenza di Washington. Non è chiaro se la visita ufficiale alla Casa Bianca la settimana prossima avverrà comunque. Ma se il premier verrà, l'atmosfera sarà tutt'altro che trionfale. Andrea di Robilant Preoccupazione a Washington In pericolo il salvataggio dell'Asia