I dannati dell'Andrea Dona di Gabriele Romagnoli
I dannati dell'Andrea Dona /Americani I dannati dell'Andrea Dona RICHARD Roost, di Ann Arbor, Michigan, l'hanno trovato al bar, quello della prima classe, la testa appoggiata al bancone di mogano marcito, le gambe intrecciate allo sgabello d'ottone aggredito dalla ruggine. Morto. Bevuto troppo. Troppa acqua. Vent'anni di esperienza sott'acqua, Richard Roost: sommozzatore esperto in immersioni e salvataggi; poi ha voluto andare a prendersi un clrink al bar dell'Andrea Doria, cinquanta miglia a Est di Nantucket Island, e non è più tornato. Dicono sia la maledzione dell'Andrea Doria. Andò giù nella nebbiosa notte del 25 luglio 1956, quando, sulla rotta Genova-New York, incontrò la Stockolm e non la evitò. Si portò in fondo al mare 51 vite. Un piccolo Titanic, ma alla distanza sta recuperando, crescendo in fama sinistra e vittime causate. Per i subacquei andare giù, fino al relitto, è come per gU scalatori andare su fino alla cima dell'Eve rest. Più pericoloso, però. Un bighetto di sola andata, spesso. Il mese scorso l'ha staccato Greg Sicola, di Surf City, per sempre impigliato a un cavo. Nell'88 Joe Drozd del Connecticut, nell'85 John Ormsboy della Florida, nell'81 John Barnett di New York. E così i dannati dell'Andrea Doria sono già 56 e aumenteranno ancora, perché farsi una crociera lampo sul relitto è una tentazione irresistibile per gli esploratori del mare. Come tutti i grandi desideri, sa essere letale in modo misterioso. Richard Roost non era impigliato a nulla, non presentava segni sul corpo, si era tuffato con le bombole piene d'ossigeno. Avrebbe potuto dare un'occhiata e riemergere. Invece si è seduto al bar, come fanno quelli oppressi da un dolore di cui vogliono disfarsi annegandolo, e ha cominciato a bere, finché la vista gli si è annebbiata e non è più stato capace di tornare a casa da solo. Gabriele Romagnoli
Persone citate: Greg Sicola, Joe Drozd, John Barnett, Richard Roost
Luoghi citati: Connecticut, Florida, Genova, Michigan, New York
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