Da Bruxelles 81 accuse per l'Italia

Da Bruxelles 81 accuse per l'Italia Monti, Van Miert e Kinnock invitano Roma a rispettare le regole. Dopo l'ingresso nell'Euro l'idillio è finito Da Bruxelles 81 accuse per l'Italia Malpensa e sgravi avvelenano le nozze con l'Ue BRUXELLES. La luna di miele fra Italia ed Europa sembra finita. Dopo mesi di duro cammino sulla strada dell'Euro - coronato dal verdetto favorevole che ai primi di maggio ci ha ammesso nel prestigioso club della moneta unica - il barometro delle relazioni fra Roma e Bruxelles segna di nuovo brutto tempo e promette tempesta. I simboli del rialzo di tensione sono le due lettere, diverse per toni e sfumature ma analoghe nella sostanza, recapitate negli ultimi giorni sul tavolo di Romano Prodi. Le firme sono quelle dei commissari Monti, Van Miert e Kinnock, cioè dei tre guardiani di mercato interno, concorrenza e trasporti. E il messaggio è chiaro: «Rispettate le regole europee». I dossier caldi degli sgravi fiscali al Sud e di Malpensa hanno animato la fase del dopo Euro. A Roma, che a buon diritto credeva di essersi staccata di dosso l'etichetta di sorvegliata speciale, Bruxelles sembra rispondere che l'Europa non è solo moneta comune, ma anche - e sempre di più nel prossimo futuro mercato unico, rispetto della concorrenza, fine dell'era degli aiuti mirati a regioni o settori particolari. E' vero che non siamo più la maglia nera nel rispetto della normativa Ue. Ma di qui all'essere i primi della classe, o soltanto pienamente rispettosi delle regole ce ne passa. I cartellini gialli o rossi tirati in ballo questa settimana dal francese Yves Thibault De Silguy, responsabile per le politiche economiche dell'Unione, in verità, non sono un'esclusiva dell'Italia: ne sa qualcosa Parigi, che finisce con frequenza ancora maggiore di Roma nel mirino degli uomini di Mario Monti per violazioni o ritardi neh"applicare le norme del mercato unico, quelle necessarie per la costruzione del grande spazio europeo senza frontiere in cui cittadini, merci, servizi, capitali e lavoratori possano circolare liberamente. Ma l'Italia non riesce ad abbandonare i vertici della classifica dei diffidati. E' proprio lo staff di Monti a tenere costantemente aggiornato il registro dei cattivi e dei buoni, ovvero l'albo in cui vengono registrate le infrazioni degli Stati membri. Nel periodo marzo '97-marzo '98, le autorità europee hanno bacchettato il governo italiano in 81 casi (su un totale di 611 per i Quindici) con lettere di avvertimento formali, pareri motivati, denunce e sentenze della Corte di giustizia del Lussemburgo. Solo la Francia ha fatto peggio, con 115 infrazioni sotto inchiesta. Su un altro fronte - quello della non attuazione delle direttive di Bruxelles sul mercato unico - l'Italia è in seconda posizione alle spalle del Belgio, con una quota pari al 6,4 per cento. La mappa dei contenziosi e dei dossier aperti fra Roma e Bruxelles la dice comunque lunga sullo stato dei rapporti fra l'Italia e l'Unione. L'unico passo avanti rispetto ai tempi in cui il Belpaese era costantemente preso di mira per la pioggia di aiuti di Stato che violavano anche le più elementari regole della concorrenza, è che il tasso di utilizzo dei fondi per i finanziamenti dei programmi di sviluppo è più elevato. Tuttavia, anche qui, c'è chi ha parecchie cose da ridire. Malpensa. La lettera del commissario europeo ai trasporti Neil Kinnock a Prodi - che aveva protestato per le «ingerenze» della Commissione sul progetto - è molto dura. Il decreto Burlando sul trasferimento dei voli da Linate a Malpensa è considerato discriminatorio nei confronti dei vettori stranieri, penalizzati rispetto alla compagnia di bandiera Alitalia che resterebbe in regime di quasi monopolio nello scalo milanese. Nel mirino di Bruxelles sono la data di apertura del nuovo scalo (25 ottobre) - entro la quale non saranno ultimati i collegamenti fra Milano e Malpensa - e la soglia di due milioni di passeggeri annui fissata per operare da Linate. Un compromesso è ancora possibile, ma la Commissione sta preparandosi - se non ci fosse intesa - a far scattare una decisione negativa. Alitalia. La ricapitalizzazione da 2750 miliardi della compagnia aerea sembrava un capitolo chiuso quando l'Italia ha accettato di rivedere il progetto e di accettare i ritocchi suggeriti dalla Commissione Ue. Il caso Malpensa rischia però di riaprire il contenzioso. Tra le condizioni dell'accordo del luglio 1997 ha ricordato Kinnock - c'era infatti l'impegno di Roma a non favorire Alitalia. Una decisione negativa su Malpensa porterebbe quasi automaticamente ad un congelamento dell'aumento di capitale. Sgravi fiscali per il Mezzogiorno. Il governo pensa ad alleggerire il peso fiscale di chi investe al Sud? La risposta di Monti e Van Miert alla lettera esplorativa del ministro delle Finanze Visco per eventuali nuovi sgravi permanenti al Sud è stata morbida nei toni e negativa nella sostanza. Van Miert teme che Roma voglia in qualche modo rinegoziare l'accordo siglato con lui dall'allora ministro Pagliarini nel 1994, che prevede lo stop alla fiscalizzazione degli oneri sociali entro il '99. Gli aiuti di tipo fiscale, è la tesi, non possono essere mirati ad una zona particolare del Paese. Inoltre «devono essere legati a nuovi investimenti o alla creazione di posti di lavoro, non sostenere il funzionamento delle imprese». Autostrade. Sotto la lente di Bruxelles sono le modalità della privatizzazione. Non piace l'idea del «nocciolo duro» di azionisti, è preferita l'offerta pubblica di vendita che metta la società direttamentesul mercato. Poste. Potrebbe scattare già il 15 luglio l'apertura di una procedura di infrazione per presunti aiuti di Stato mascherati (i crediti vantati dal Tesoro nei confronti dell'Ente, ora conferiti alla Spa) pari a circa 5 mila miliardi. Banco Napoli. Il verdetto su aiuti e piano di ristrutturazione è imminente. Una buona notizia: l'esito non dovrebbe essere negativo. Fondi strutturali. Mario Monti osserva con disarmante chiarezza che il nostro Paese non potrebbe richiedere nuovi incentivi perché non spende i fondi comunitari per il Mezzogiorno. Il governo risponde all'ex numero uno della Bocconi per fargli notare che il suo ragionamento non è giusto. L'obiettivo di Roma è infatti di arrivare, a fine anno, al 55% per la spesa dei fondi strutturali Ue. Nei primi tre mesi del '98, ha detto ieri il sottosegretario al Bilancio Isaia Sales, la percentuale di spesa infatti è salita al 42,43 per cento rispetto al 38,4 per cento del 31 dicembre '97, e per questo generano «sorpresa» le dichiarazioni di Monti. Il quale, però, pensava probabimente a quel 45 per cento, cioè ad una summa di molte volte multipla dei 2-3 mila miliardi che potrebbero essere stanziati per gli sgravi. Ir. e. s.] Il commissario Karel Van Miert e (a sinistra) il ministro Azeglio Ciampi