«Scrivo a una figlia perduta»

«Scrivo a una figlia perduta» Il direttore generale della Rai: lavoro molto e non sono mai padrone del mio tempo «Scrivo a una figlia perduta» Celli: è in clausura, le lascio dei ricordi SONO le sette e mezzo di mattina, una grande stanza di lavoro al settimo piano, i giornali già aperti sulla scrivania, fi direttore in un'impeccabile camicia a righe bianche e azzurre mi riceve. Il mitico edificio di viale Mazzini è ancora silenzioso. Pierluigi Celli, lei scrive e pubblica libri: che cosa la spinge? «Ho cominciato 12 anni fa, quando è nato il mio ultimo figlio. Ho avuto la percezione che dovevo lasciargli delle memorie. Era come se pensassi di non avere tempo di dirgli tutto quanto desideravo lui sapesse e così mi ha preso una specie di frenesia». Che cos'ha scritto? «Otto-10 libri, in parte su argomenti di lavoro, come management e organizzazione, e in parte più letterari». Tra questi, c'è «Lettera a una suora di clausura». La suora è sua figlia? «Sì. Quel libro è una raccolta degli scritti che ho mandato a mia figlia nell'arco di un anno e mezzo e che non hanno avuto risposta. Si tratta soprattutto di una riflessione su questo silenzio». Quanti figb: ha? «Due». Che cosa significa avere una figlia che è una suora di clausura? «Inizialmente è un senso di perdita totale, un senso irrazionale di grandissimo vuoto». Ha assistito alla nascita di questa vocazione? «No. Sono stato messo di fronte a un fatto compiuto. Non ci sono stati elementi di riferimento, ma tutto, con il tempo, si è recuperato». Lei è un uomo religioso? «Non in modo particolare». H suo ultimo libro è dedicato a suo padre. S'intitola «Addio al padre». «E' un tentativo di prendere congedo dai ricordi, lasciandoli a qualcun altro». Ha un problema con il tempo? «I rapporti con il tempo sono difficili: o passa troppo in fretta o non passa mai. Non c'è mai un tempo giusto. In convento mia figlia sostiene che l'unico tempo giusto è il loro, perché non combattono con- tro, ma si fanno governare dal tempo». Lei, però, comincia le sue giornate in ufficio prestissimo e finisce alle 10 di sera. «Sì, qui non si è affatto padroni del proprio tempo». Perché? «Sono gli altri che lo governano. Le emergenze continue, il fatto che si deve discutere con tutti. Uno qui è sostanzialmente divorato». Perché la Rai e, quindi, il direttore generale sono sempre sotto l'occhio dei media? «E' una deformazione del Paese. La Rai è ancora il nervo scoperto della politica». Quante persone al giorno si raccomandano ai suoi favori? «Vedo molte persone di tutti i tipi. Ma sanno che non troverebbero ascolto. Non c'è gente che mi chieda direttamente favori». Lei come vive? «Male, potrei dire. Uno che per 1415 ore al giorno lavora può fare poco. Io mi sfogo il sabato e la domenica». E che cosa fa il sabato e la domenica? «Vado in campagna. Ho affittato una casa da un contadino, vicino a Capalbio. Irio è un vecchio saggio che ha 72 anni ed è un vero antidoto al mio mestiere. Quando non parlo con Irio, leggo o scrivo». Irio è un suo amico? «E' il mio padrone di casa». Lei è di Rimini, vero? «Di quelle parti. Domenica ho presentato il mio libro al mio paese ed è venuto anche Lucio Dalla. C'era tutto il paese». Nella sua scrittura lei è sem- pre legato al suo paese e alla sua terra d'origine. «Sì. Io ho radici forti che servono per cambiare, se uno non vuole sbandarsi. Avere radici forti consente, appunto, di poter cambiare». E suo figlio quando lo vede? «La sera tardissimo e la mattina presto. E poi il fine settimana. Lo accompagno per ore a pesca. Lui pesca e io scrivo». Sente molto il ruolo di padre? «Ho avuto un padre di cui ho un ricordo fortissimo. Mi piacerebbe avere lo stesso ruolo nei confronti di mio figlio». Riuscirà a partire per le vacanze? «Credo di sì. Andrò in montagna, in Alto Adige. Mia moglie è di Bolzano. Partirò con un bel pacco di libri». E che cosa legge? «Di tutto: saggistica e romanzi. Io non ho mai fatto sport. Al massimo gran camminate nei boschi». E la cucina? «Ho una buona tradizione familiare. Mi piace la buona cucina e il buon vino. Sul vino sono molto esigente. Per me il vino è soprattutto rosso». Di toscani ne fuma tanti? «Ne ho fumati tanti. Adesso li tengo in bocca spenti, ma li consumo lo stesso: li succhio, li spezzo, li but- to». E l'amicizia? «Ho un gruppo di amici con il quale ho rapporti da decenni. Non hanno niente a che fare con il mio lavoro: stanno a Roma, al paese, a Bolzano, a Milano». E la vita delle terrazze romane? «No, non ci vado. Non mi piace la mondanità». Che cos'è che le dà più fastidio? «Il tradimento, l'infedeltà». Come giudica le persone? «Non le giudico». Ma ha fatto il direttore del personale «L'ho fatto in maniera dignitosa, credo. Le persone mi piace capirle; assaporarle, metterle nelle condizioni di non far male o di non farsi male, ma è difficile che io dia giudizi». Che cosa le piace in una persona? «Il fatto che si comporti così com'è, che sia genuina, non si camuffi. Detesto le persone costruite, finte». Nel suo mestiere ci sono molti nemici? «Presumo di sì. Sento che ci sono, ma non sono nemici personali». Di che cosa parla con sua figlia quando va a trovarla in convento? «Si torna a parlare delle piccolissime cose di cui non abbiamo più tempo, di cui ci è passato il gusto, Per esempio gli insetti dell'orto che intaccano l'insalata o i pomodori. Abbiamo disquisito su come combattere il grillotalpa. Per loro in convento è un problema fonda mentale». Avere una figlia così le dà tranquillità? «Aiuta a dare il peso relativo alle cose e a non prendersi molto sul serio». Alain Elkann «Vedo mio figlio la sera tardissimo la mattina presto e lo accompagno per ore al fiume. Lui pesca e io scrivo» «Ho un gruppo di amici con cui ho rapporti da alcuni decenni e loro non hanno niente a che fare con il lavoro» Min ufficio vedo persone di tutti i tipi Ma non c'è mai gente che mi chieda direttamente favori Sanno che comunque non troverebbero ascolto. Amo chi è genuino, chi non cerca mai di camuffarsi J £ ■■ Leggo di tutto saggistica e romanzi Non ho mai fatto sport al massimo grandi camminate nei boschi E poi mi piacciono la buona cucina e il buon vino. Sul vino sono molto esigente Dev'essere rosso ejjj «Nei weekend, in campagna, parlo con un contadino che è un saggio: è lui l'antidoto al mio mestiere» c°8n<m» S&fcl *** noto DUI Morto;» ,rt.Mfl J; •.• DOMENICA CON

Persone citate: Alain Elkann, Celli, Lucio Dalla, Pierluigi Celli

Luoghi citati: Bolzano, Capalbio, Milano, Rimini, Roma