Prodotti «Diana» con marchio doc

Prodotti «Diana» con marchio doc Polemica sull'iniziativa che sancisce la commercializzazione del nome di Lady Di Prodotti «Diana» con marchio doc Saranno gestiti dal Fondo per combattere i «pirati» LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE I propositi forse erano buoni; ma va a finire che la difesa di Diana e della sua immagine, da parto del Fondo di beneficenza a lei intitolato, si tradurrà in una plateale commercializzazione. Proprio quello, insomma, contro cui i responsabili del «Princess of Wales Memorial Fund» si stanno battendo da mesi. Memori delle polemiche nate dopo la comparsa del nome di Diana sulle cartoline «gratta e vinci» della lotteria e, peggio, dopo l'uso di quell'icona sacra per fare pubblicità alla margarina, gli esecutori del Fondo hanno insomma deciso di togliere l'iniziativa ai «pirati» e di produrre essi stessi prodotti a ricordo della «regina di cuori», con un'etichetta ufficiale. Il Fondo, se è consentito il gioco di parole, tocca il fondo. L'alibi verrà fornito dal pubblico, da quel «popolo di Diana» che con l'avvicinarsi del primo anniversario della morte - il 31 agosto - viene riproposto in un ruolo di coscienza nazionale. Sia il pubblico, dicono infatti i responsabili del Fondo, a decidere con quali oggetti si possa meglio ricordare Diana e allo stesso tempo rimpinguare le cass.e destinate alle più svariate opere di beneficenza. Vediamo, dicono, con quali idee possono offrirci l'arma per combattere sul loro stesso terreno le schiere di «pirati» che in nome di Diana hanno avviato un'industria da cui nessuno tranne loro trae beneficio. Insistono, naturalmente, che saranno approvati - in questa nuova «linea del souvenir» - soltanto prodotti «di gusto e appropriati»; insomma che non ci sarà una sigaretta con il nome di Diana (eviden¬ temente ignorano che in alcuni Paesi europei quella esiste già da decenni) e soprattutto che l'immagine della principessa non comparirà'mai su una lattina di birra. Il Fondo continuerà a concedere diritti commerciali ad aziende esterne - ci sono centinaia di richieste, per esempio, per fabbricare bamboline con le sembianze della principessa - ma cercherò anche di ritagliarsi una quota più concreta di un mercato valutato attorno ai 600 miliardi di lire l'anno. Se non si possono sconfiggere i «pirati», insomma, tanto vale imitarli e cercare di batterti sul loro stesso terreno. Ma questo non significa rinunciare alla battaglia che dura ormai da mesi? La settimana prossima gli avvocati del Fondo, che non è riuscito nei giorni scorsi a ottenere l'esclusiva sul nome di Diana, incroceranno infatti le armi in California con quelli di un'azienda americana, la Franklin Mint, che ha messo sul. mercato una bambolina di porcellana - costa circa 170 mila lire - appropriatamente battezzata «The People's Princess Doli» e in cui è facilmente riconoscibile Diana nella camicetta e nei pantaloni con cui, in giubbotto e visiera, visitò in Angola le vittime delle mine anti-uomo. La stessa azienda fa già la pubblicità a un'altra bambolotta più costqsa, circa 350 mila lire - di Diana con il famoso «vestito Elvis», bianco e con il colletto alto. Ci vorranno almeno due anni prima che il processo si concluda; ma il Fondo spera di riuscire a bloccare immediatamente, con un'ingiunzione, pubblicità e vendite. Poi venderà in proprio. [f. gal.] Visitatori nel museo di Diana a Althorp Park, la tenuta degli Spencer

Persone citate: Wales

Luoghi citati: Althorp Park, Angola, California, Londra