Il dolore della pasionaria

Il dolore della pasionaria Il dolore della pasionaria Dalle lotte alla perdita di «Baleno» PERSONAGGIO STORIA DI UN AMORE ANARCHICO CIAO Baleno, arrivederci a presto». Un sussurro, chinata sulla bara di Edo Massari, prima che gli agenti nell'azzurra divisa della polizia penitenziaria le sfiorassero i gomiti ripetendo: «Dai, è ora di andare». Via dal piccolo cimitero di Brosso, in Valchiusella, dove dal carcere torinese delle Vallette l'avevano portata per l'ultimo saluto al suo amore. Chissà, forse già allora, quel pomeriggio di giovedì 2 aprile, là, nel camposanto gremito di squatter, la piccola pasionaria venuta dall'Argentina, Maria Soledad detta «Sole», aveva cominciato a corteggiare la morte che ha incontrato ieri all'alba. Un anno fa, proprio di questi giorni, Sole era l'immagine della gioia, coronava un sogno lungamente cullato: lasciare Buenos Aires, venire in Europa, viaggiare per il vecchio continente. Il viaggio è finito all'obitorio di Mondovì. Dopo essere passato per la Spagna, l'Italia, Torino, l'universo dell'anarchia e dei centri sociali, un matrimonio strumentale, il legame con Baleno, l'arresto, il suicidio dell'innamorato, la galera, i giorni nella cascina sperduta nella campagna attorno a Bene Vagienna abitati dalla scelta di farla finita nello stesso modo dell'amato, alla stessa ora dello stesso giorno della settimana. Infelice Sole, bravissima a celare debolezza, disperazione e chissà quali altre angosce dietro una maschera di fierezza e coraggio. Quella maschera che, al funerale di Edo, era riuscita a diradare l'atmosfera cupa, tesa e violenta (ferimento di un giornalista, altri aggrediti a colpi di pietra e inseguiti): addirittura, la maschera aveva sparso tra gli amici di Edo assiepati in mezzo alle tombe refoli d'allegria raccontando episodi lieti della sua storia d'amore. Infine, Sole aveva acceso il sorriso dicendo, rivolta alla cassa posata per terra: «Bello scherzo ci hai fatto, Baleno. Eh sì, lo so, l'hai fatto apposta perché volevi vederci tutti attorno a te». Esile nel fisico, resa ancora più esile dalla testa rapata, dal giaccone largo che le ballonzolava attorno ai fianchi, la giovane era sembrata davvero un'anima d'acciaio. Poi, nel momento dell'estremo saluto, quel sussurro di cui erano stati testimoni gli agenti del carcere. Con il senno di poi, sussurro rivelatore, tradito¬ re del tormento che macerava la ragazza, della sua intenzione tragica. Maria Soledad Rosas aveva 24 anni. Di lei s'è detto che in Spagna aveva avuto frequentazioni non limpide, dalle indagini è emerso che con Baleno vagheggiava imprese terroristiche il cui apprendistato le era costato, come a Edo, il carcere con l'accusa di banda armata. A dar retta alla famiglia, invece, solo dodici mesi fa, quando partì dall'Argentina, Sole non conosceva la parola anarchia, non nutriva interesse alcuno per la politica. La sorella Gabriela due mesi fa venne in Italia per aiutare Soledad, concesse un'intervista alla «Luna nuova» di Rivoli in cui assicurò: «Siamo gente benestante, a Buenos Aires "Sole" studiava amministrazione: voleva viaggiare, conoscere il mondo. Mai ha militato in gruppi politici o estremisti, ci ha stupito molto il suo arresto. Così come, in precedenza, il matrimonio». Già, il matrimonio. Strumentale l'abbiamo definito. E come definire, d'altro canto, le nozze con una persona quando ne ami un'altra? Da Madrid, dove secondo gli inquirenti Sole aveva frequentato tal Rodriguez, anarchi¬ co adesso in prigione con l'accusa di aver ucciso una guardia durante una rapina a una banca di Cordoba, Sole giunge a Torino a fine estate, assieme a un'amica, Silvia. Intendono lavorare in un rifugio alpino sopra Domodossola. Nel capoluogo piemontese la piccola pasionaria venuta dall'Argentina fa capo agli indirizzi di anarchici avuti dagli amici spagnoli. Conosce, ed è subito amore, Edo Massari detto Baleno, trentacinquenne che gravita nei centri sociali accompagnato da una solida fama di anarchico per una serie di occupazioni abusive e per i mesi di prigione fatti nella natia Ivrea. Storia del 1993, quando a Massari esplose tra le mani una bomba che stava costruendo. Sole diventa la moglie di un amico di Baleno: Luca, 33 anni, anch'egli squatter. Lo sposa solo per ottenere la cittadinanza italiana e continua a vivere con Edo nell'hinterland torinese, nel centro sociale di Collegno, la «Casa okupada». Dove fa capo anche Silvano Pelissero, 37 anni, valsusino che vive con la famiglia a Bussoleno e campa allevando polli. Un originale, Silvano: nell'81 aveva involontariamente fatto saltare in aria il suo pollaio, i carabinieri scoprirono che era una santabarbara: vecchi fucili, bombe rudimentali, residuati bellici. Il 2 marzo Sole finisce in carcere con Massari e Pelissero, l'accusa è di banda armata. Esagerata, visto che è stata poi derubricata in associazione sovversiva. La posizione della giovane, oltretutto, è defilata: ma che vale parlarne adesso che la piccola pasionaria argentina ha tenuto fede a quel sussurro di tre mesi fa nel cimitero di Brosso? Claudio Giacchino Maria «Sole» aveva studiato economia a Buenos Aires. Poi il viaggio in Europa e i primi incontri con gruppi sovversivi Tre mesi fa ai funerali dell'amico sussurrò davanti alla bara «Arrivederci a presto» Ma poi nascose la sua disperazione

Persone citate: Claudio Giacchino Maria, Maria Soledad, Maria Soledad Rosas, Massari, Pelissero, Rodriguez, Silvano Pelissero