Arresti e suicidi, una tragedia in 120 giorni di Emanuela Minucci

Arresti e suicidi, una tragedia in 120 giorni Il 6 marzo la cattura con l'accusa di ecoterrorismo, il 6 luglio la conclusione dell'inchiesta Arresti e suicidi, una tragedia in 120 giorni Dai cortei violenti alfinale di morte E il terzo anarchico è ancora in cella TORINO. Una storia lunga quattro mesi, con un doppio, tragico finale. Storia di anarchici che si fanno catturare in una notte come tante, nei loro rifugi dai nomi rassicuranti: «Alcova», ((Asilo». Come letterari erano i nomi dei rifugiati: Edo-Baleno, 38 anni da Ivrea, che sugli striscioni dei compagni-squatter «è e sarà sempre vivo», e Maria Soledad Rosas, Sole per gli amici, 22 anni, argentina dallo sguardo tenero, che sputa in faccia ai poliziotti e sui jeans porta una A cerchiata con il pennarello nero. Ora, per entrambi, bisogna usare il passato. Era il 6 marzo quando, insieme con Silvano Pelissero, vennero catturati nel cuore della notte con l'accusa di eco-terrorismo. E da quel giorno non c'è torinese che non sappia a chi si riferisca la parola squatter. Sì, perché nei 120 giorni che separano la cattura dei tre giovani dal ritrovamento del corpo di Maria Soledad riverso sul pianale della doccia, è capitato proprio tutto: dalla città in preda alla furia dei compagni, al suicidio di Baleno, sino a un corteo di cinquemila persone più un assessore che rischierà, per quella sua presenza, di far cadere la giunta comunale. Sullo sfondo, la rabbia di Radio Black-Out, e le botte ai «giornalisti-assassini» sordi all'invito a tenersi alla larga. L'ultima fotografia di Sole risale al giorno in cui andò all'obitorio per accarezzare un'ultima volta, con le mani bloccate dai ferri, il viso di Baleno: reagisce ai flash urlando come un animale ferito. Era il 1° aprile, Edo si era impiccato il 28 marzo, subito dopo aver saputo che non sarebbe uscito presto dal carcere. Lui che il carcere l'aveva conosciuto a fondo già qualche anno prima, quando fu condannato perché gli era scoppiata tra le mani ima specie di bomba che stava costruendo a Romano Canavese: accanto all'ordigno trovarono un ciclostilato che insegnava a fabbricare gli esplosivi. Maria Soledad l'aveva conosciuta nel '96, alla «Casa okupada» di Collegno, ex ospedale psichiatrico.deìla cintura torinese. Lei aveva 23 anni e genitori facoltosi in Argentina. Gli amici sostenevano che avesse sposato un ragazzo italiano soltanto per ottenere la cittadinanza, ma che il suo vero amore fosse Edo. Sole scel- se di vivere così, girando l'Europa e trovando ogni giorno una famiglia nuova nei centri sociali. A chi la incontrò in carcere, subito dopo l'arresto del 6 marzo, confidò: «Qualche cazzata l'abbiamo fatta, ma non quelle che dicono loro». Il senso dell'ingiustizia che traspare dalle sue parole si trasforma in un corteo spontaneo di circa 500 squatter che per qualche ora mette in scacco là città. Il bilancio sono sette arresti, una ventina di vetrine distrutte, due poliziotti feriti. Ancora nulla in confronto alla tensione che esploderà ai funerali di Baleno, il 2 aprile '98 a Brosso, in Val Chiusella. A farne le spese sarà il cronista dell'Ansa Daniele Genco, spedito all'ospedale, con una vertebra rotta, dall'ira dei compagni di Baleno: «Bastardi, l'avete ammazzato voi». Maria Soledad straziata, si china sulla bara e promette: fArrivederci amore, ci rivedremo presto». Per due giorni Torino si interroga se, alla luce di questo episodio, sia follia o saggezza autorizzare la ma¬ nifestazione nazionale degli squatter prevista per sabato 4 aprile, con partenza dal mercato del Balon. Poi la decisione: il corteo si farà, attraverso un percorso blindato, ma si farà. All'oceanica sfilata partecipano in 5 mila. Il sindaco Castellani, segue con il fiato sospeso e un orecchio a Radio Black Out l'andamento del raduno. Non sa che a quel corteo (che ha fatto 600 milioni di danni, buoni per ottenere il reato di «devastazione») ha partecipato anche un membro della sua giunta: l'assessore al Bilancio Stefano Alberione. Il giorno dopo gli viene ritirata la delega e per una settimana Torino vede vacillare il proprio governo. Aprile riserva altri piccoli colpi di scena: il 14 vengono emessi tre ordini di custodia cautelare per gli aggressori del cronista ferito in Val Chiusella (seguirà l'arresto di Luca Bertola) e il 16 Maria Soledad, detta Sole, ormai ridotta a un'ombra di se stessa dallo sciopero della fame che ha iniziato dalla morte di Edo, ottiene gli arresti domiciliari in una cascina di Bene Vagienna del gruppo Abele. Cinque giorni fa, ancora una volta il giorno 6 del mese come quello drammatico della cattura, sul suo futuro cala il sipario del rinvio a giudizio. Ieri notte, la decisione che era arrivato il tempo di mantenere quell'ultima promessa fatta a Edo. Emanuela Minucci Anche un assessore era sceso in piazza e la giunta aveva rischiato di cadere I carabinieri davanti alla comunità di Bene Vagienna, legata al Gruppo Abele di don Ciotti, dove all'alba di ieri si è impiccata Maria Soledad Rosas