La trappola della Commissione di Lorenzo Mondo

La trappola della Commissione PANEALPANE La trappola della Commissione N oggetto misterioso, una cometa matta, foriera di interrogazioni e presagi, è venuta a solcare il cielo dell'Italia estiva. Si chiama commissione d'inchiesta su Tangentopoli. Misteriosa perché sembrano assolutamente fittizi il nome e gli influssi che le vengono attribuiti. Perché, uscendo di metafora, non si capisce bene su che cosa dovrebbero indagare i nuovi saggi, quale ultima parola dovrebbero dettare a proposito del fenomeno più dirompente per la politica italiana degli ultimi anni. Si vuole ribadire che il finanziamento occulto dei partiti era un ripiego comune, giustificato disinvoltamente con il costo della politica? Ma gli italiani ne erano così persuasi, e irritati, che hanno voluto interrompere quella pratica, suscettibile di infiniti abusi, con un referendum, peraltro disatteso surrettiziamente. Si vuole stabilire che il Pei, passato pressoché indenne attraverso le tempeste giudiziarie, non era immune da certi traffici e prendeva in specie vigorose poppate daU'Urss? Sono vicende vulgatissime che appartengono alla grande storia e frattura del secolo. E per quanto grave sia stata la loro responsabilità per il nostro destino nazionale, travalicano il contenzioso sui soldi distratti o rubati agli italiani in tanti anni di vita democratica. Si tende a denunciare la mancanza di stile, l'accanimento giacobino e l'abuso di qualche magistrato? Si sfondano porte aperte e, se non bastano, come sembra, gli appropriati istituti di controllo, provvedano nuove leggi. In realtà, tanto quelli che chiedono a gran voce la commissione d'inchiesta, quanto gli altri che vi si adattano per ragioni di varia opportunità, vogliono darcela a bere. Occorre essere imbecilli per non accorgersi che il tema suscita tanta passione perché Berlusconi si sente sul collo il fiato dei processi. La deI nuncia del grande complotto I arriva pelatsegallchveeqtamnocestuattdi gnriasml'imnioIl pmignmveDvamMcasoMgioEnseti. ghmgidogrresastmsotitremcorisun perfino alla riabilitazione del latitante Craxi che i superstiti seguaci vorrebbero candidare alle elezioni europee. Ma anche nella maggioranza si avverte una voglia confusa ed equivoca di normalizzazione. E' inutile proclamare ipocritamente che la Commissione non dovrà interferire sui processi in corso, che la magistratura non va toccata. E' ridicolo attribuire al Polo l'intenzione di Una pacata ricerca da consegnare ai futuri annali della storia d'Italia. In fondo il tatticismo spregiudicato di Cossiga e l'impetuosità rissosa di Antonio Di Pietro si danno la mano. Il primo, favorevole alla Commissione, dice che «non bisogna mai credere che il Parlamento sia fatto per affermare verità3i assolute»..,. (Sj .ri/eriya,^, D'Alema, ma il ragionamento valeva per sé; e dunque andiamo a-vedere cosa ne-sortirà);;' Mentre il secondo afferma sarcasticamente: «Ora bisogna solo convincere gli italiani che Mario Chiesa e i coniugi Poggiolini non sono mai esistiti». Entrambi sanno bene che a essere sotto tiro sono i magistrati. E tali si sentono, tolti i colleghi inquisiti per corruzione, la maggior parte di loro (gip, giudici di primo e secondo grado, Cassazione). Altro che grande complotto. Hanno pure sollecitato dalla politica una sanatoria, magari una amnistia che, assolvendo il finanziamento illecito, perseguisse inesorabilmente chi ha fatto partito delle proprie tasche. Sarebbe una soluzione decente, ma è troppo difficile, meglio la commissione d'inchiesta che si risolverà, c'è da giurarlo, in un'altra trappola. Lorenzo Mondo ido

Persone citate: Antonio Di Pietro, Berlusconi, Cossiga, Craxi, D'alema, Mario Chiesa, Poggiolini

Luoghi citati: Italia, Urss