Nemici (ma uguali) a tutti i costi di Augusto Minzolini
Nemici (ma uguali) a tutti i costi Nemici (ma uguali) a tutti i costi Expm e Cavaliere: l'anomalia continua DALIA prima pagina OUESTI modelli, questi costumi in altri Paesi sarebbero stati trattati alla stregua di anomalie, di certo non sarebbero stati tollerati, non fosse altro perché conducono ad un solo epilogo, ad una guerra civile sulla giustizia. Da noi, invece, per anni sono stati accettati, sopportati, addirittura ammirati. Molti hanno pensato di poter usare politicamente il dipietrismo, di specularci su. Come ora - gli stessi magari per restare al Quirinale, arrivare al Quirinale, o semplicemente perché l'umore del Paese sta mutando, strizzano l'occhio alle ragioni del Cavaliere. Ma il dato grave è un altro: le due Anomalie - per motivi diversi - stanno sbarrando il passo alla transizione, ad ogni tentativo di riportare il Paese ad una condizione di normalità. Su questi modi di pensare di cui Di Pietro e Berlusconi sono i campioni, si sono già infranti la Bicamerale e probabilmente la proposta di dar vita ad una Commissione di Inchiesta su Tangentopoli. Il meccanismo perverso è sempre lo stesso: si tenta una mediazione su una determinata proposta; Berlusconi alza la voce e il prezzo pensando magari ai processi che lo riguardano; Di Pietro si inalbera perché è stato concesso troppo al Cavaliere. Risultato: tutto rimane immobile. Due giorni fa con il suo discorso al Csm lo stesso Capo dello Stato ammettendo che l'avviso di garanzia nel '94 a Napoli all'allora presidente del Consiglio Berlusconi era stato uno «sbaglio», aveva, di fatto, aperto la strada alla Commissione d'inchiesta su Tangentopoli. Nelle 48 ore seguenti i due protagonisti, Berlusconi e Di Pietro a nome dei due popoli che rappresentano, hanno ripreso a duellare: il primo ha minacciato manifestazioni di piazza se sarà condannato al processo Ali Iberian e non ha accettato mediazioni sulla natura della commissione d'inchiesta; il secondo ha sparato ad alzo zero contro il Quirinale. Ne è nata una querelle. Addirittura la Presidenza della Repubblica e la Procura di Milano hanno fatto circolare i loro retroscena sulla vicenda dell'avviso di garanzia a Berlusconi nel '94 come fanno marito e moglie in una causa di divorzio: Scalfaro giura di essere stato informato del provvedimento dal Capo della procura milanese, Borrelli, solo a cose fatte; il pool di Milano e Di Pietro dicono l'esatto contrario. L'epilogo di questo scontro che ha visto Di Pietro da una parte, Berlusconi dall'altra e in mezzo tutti gli altri, rischia di essere quello di sempre, cioè della Commissione non se ne farà niente. Il retroscena dettato ieri dal Quirinale, infatti, si conclude con una frase laconica: «L'ipotesi della Commissione è poco praticabile». In fondo in fondo le due Anomalie difendono la loro identità. Entrambi alla politica, alla mediazione preferiscono le parole forti, gli slogans, lo scontro. Entrambi sono schiavi dei loro supporter, entrambi vogliono tutto. Il Cavaliere non vuole solo un accordo sulla giustizia, vuole anche che siano smontati i suoi proces¬ si. In assenza di ciò preferisce assecondare gli umori del suo popolo, non deludere la sua gente allergica ad ogni intesa. Di Pietro è la stessa cosa: non si è accontentato di fare il politico, il ministro. Vuole di più. E per averlo deve rispondere sempre al richiamo della foresta del suo popolo, quello di Mani pulite, quello dei fax. Non ha altro. Al costo di dover litigare con Scalfaro, con D'Alema, al costo di rimanere isolato anche nell'Ulivo. L'ex pm e il cavaliere, loro malgrado, sono costretti a interpretare fino in fondo il loro ruolo, ne sono schiavi anche perché non sono riusciti ad inventarsene un altro. Debbono rimanere fedeli alle loro verità - quella di Di Pietro che inneggia a Mani pulite, quella di Berlusconi che considera quel fenomeno un crimine - ai loro personaggi, anche se un giorno questo obbligo potrebbe rivelarsi fatale per uno dei due o, forse, per entrambi. Augusto Minzolini Entrambi s'appellano al popolo dei fax Il primo inneggia a Mani pulite per l'altro fu crimine Il leader pds Massimo D'Alema
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