Tim, Gamberale sfida Rossignolo di Raffaello Masci
Tim, Gamberale sfida Rossignolo Il Consiglio Telecom ha esaminato il caso, forse Tatto finale il 15. Varato il comitato esecutivo Tim, Gamberale sfida Rossignolo «L'uscita è nei fatti, ma decida la società» ROMA. Posto che ormai Vito Gamberale è sulla via che porta all'uscita da Telecom (e dalla controllata Tim), resta da stabilire solo con quale procedura la cosa avverrà e quale sarà il futuro del manager. Il «caso» è strao esaminato ieri dal consiglio d'amministrazione Telecom, il primo dopo l'assemblea, che si è occupato di tante cose: di conti (il fatturato nei primi cinque mesi è salito a 17.800 roiliardi, con un margine operativo lordo del '53%) e di alleanze internazionali. E' stato anche varato il nuovo comitato esecutivo (oltre à Rossignolo ne faranno parte Pier Giusto Jaeger, Alessandro Ivi, Luca Paveri Fontana, Alessandro Profumo e Vitorio Serafino) ma ogni decisione su Gamberale è stata rinviata. Forse al consiglio Tim che si terrà il 15. Alla lettera di Gianmario Rossignolo in cui gli si chiedeva di farsi da parte, Vito Gamberale ha risposto ieri con un'altra missiva in cui sostanzialmente dice tre cose: primo, se la società decide di farmi fuori ha gli strumenti per farlo e quindi non è il caso di mettere su tutta la sceneggiata che si sta consumando; secondo, l'azienda da me guidata, Tim, è andata benissimo e questo è un fatto; terzo, come direttore generale di Telecom sono stato messo nelle condizioni di non poter agire e ne ho regolarmente informato gli organi societari, per cui - è il senso - non accetto recriminazioni. Ciò detto «l'uscita dalla Tim è una decisione che, ancorché mai richiestami, è nei fatti - scrive il presidente di Tim nella sua lettera-comunicato, diffusa in mattinata, mentre un lunghissimo consiglio di amministrazione di Telecom era in corso -. Basta convocare gli organi societari preposti per discutere e ratificare la decisione» e stando così le cose «non si capisce il motivo di un'inutile tempesta in un bicchiere d'acqua». Quanto alla sua permanenza alla guida della telefonia mobile, Gamberale precisa che si è «sempre impegnato perché si realizzassero le condizioni per perseguire un forte piano di sviluppo industriale in grado di assicurare ricchezza di offerta, credibile sviluppo internazionale, competitività, efficienza e, quindi, continua creazione di valore per gli azionisti. Risultati obiettivamente raggiunti». Il presidente di Tim viene poi alla questione del suo incarico di direttore generale di Telecom ribadendo «di non essere stato messo in condizioni di svolgerne concretamente le funzioni malgrado le esigenze riconosciute ed i conseguenti impegni presi nei miei confronti. Trovo peraltro doveroso - ribadisce - che chi non è messo in condizioni di operare per il bene dell'azienda, per perseguire giuste strategie, lo faccia presente agli organi societari. Cosa che puntualmente e reiteratamente ho fatto». Quindi, Gamberale non ha nulla da rimproverarsi e non capisce perché Telecom lo voglia fare fuori con tanto clamore di cembali. Sta di fatto però che il rapporto fiduciario tra consiglio di amministrazione e manager si è incrinato, e resta ormai solo da chiarire quali procedure si adotteranno per chiudere il contenzioso. E le vie sono due, ima tortuosa e bellicosa, l'altra più diretta. La prima (tortuosa). Dopo il consiglio d'amministrazione di Telecom Italia, la maggioranza dei consiglieri di Tim (quindi 4 su 7) po- trebbe chiedere la convocazione del cda della società entro 5 giorni, quindi il 15 luglio, appuntamento che per il momento non risulta ancora confermato. In quella sede i consiglieri potrebbero decidere di ritirare le deleghe al presidente che potrebbe prenderne atto e dimettersi oppure restare sulla sua poltrona pur senza deleghe. In questo ultimo caso, la maggioranza dei consiglieri potrebbe dimettersi facendo così decadere l'intero cda, Gamberale compreso. A quel punto, dovrà essere convocata l'assemblea degli azionisti di Tim per nominare un nuovo cda e il presidente. La seconda (diretta). Se Gamberale deciderà di rassegnare le dimissioni dal vertice di Tim dovrà informare il presidente del collegio sindacale che convocherà il cda. Il consiglio dovrà cooptare un nuovo consigliere per poi farne ratificare la nomina a presidente dall'assemblea o darà l'incarico ad uno degli attuali consiglieri, che sarà comunque nominato dall'assemblea. Per ora tutta la questione è affidata ai legali Bernardino Libonati per conto di Telecom e Salvatore Trifirò per il manager «dimissionando». Quanto al futuro di Gamberale c'è già chi parla di un interesse da parte di Wind, il concorrente per la telefonia mobile. Per Tim potrebbe essere un duro colpo. Raffaello Masci A sinistra Vito Gamberale presidente della Tim e (sopra) Gianmario Rossignolo presidente della Telecom
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