«Noi, ex mariti e padri in sogno»

«Noi, ex mariti e padri in sogno» «Vogliamo l'affido congiunto, a noi sono riservati spiccioli di paternità a tassametro» «Noi, ex mariti e padri in sogno» «Nelle separazioni è quasi sempre l'uomo a sparire» MILANO DAL NOSTRO INVIATO Roberto arriva con la sua nuova fidanzata, posa il casco delle moto sul banco e comincia a raccontare: «E' la prima volta che vengo e sono qui perché ho trovato l'indirizzo su Internet. Ecco, il mio è un caso normale...». Vuol dire che molto «normalmente» un anno fa ha mollato la moglie e il figlio di tre anni. «Io cerco di tenere un buon rapporto per farlo crescere. Gli ho fatto da mamma per i primi sei mesi, ho insegnato a mia moglie a fargli il bagno, vivevamo nella nostra bella villetta a schiera e adesso sborso 2 milioni e 300 mila al mese per moglie e figlio e sono costretto ad abitare in una topaia a Corbetta mentre lei s'è portata la mamma e presto il convivente nella nostra casa. Non riesco a digerire il fatto che lei non mi vuole più far vedere il bambino». Interviene la fidanzata: «Ma a che età un figlio può scegliere di vivere con il padre?». Anche Luciano s'è portato la fidanzata. Una spilungona con la faccia da adolescente. Si siede vicino a lui. Lo guarda mentre parla e fa segno di sì con la testa: «Ho una bimba di 4 anni e mezzo e sia chiaro che, nel nostro caso, i torti stanno da tutte e due le parti. Io cerco di separarmi bene, ma guardate che è difficile: se lo fai con le buone perdi, se lo fai con le cattive perdi lo stesso». E come va con la bambina? «Da settembre ho dormito con lei due sole notti e per di più a casa dei miei genitori. Da tutto quello che ho visto e capito nella mia storia, alla fine l'unica cosa che conta sono i soldi». Pieno centro di Milano, via Moscova, una stanzetta della parrocchia al piano terreno, gruppo di ascolto e autocoscienza dell'associazione «Papà Separati». Guida la serata il presidente, Ernesto Emanuele. Vengono dall'hinterland, da Como, da Brescia, da Novara. Una quindicina. Ex mariti, traditi e traditori, rassegnati e incazzati, impoveriti, sfrattati, esclusi, qualcuno disperato. Uomini che vorrebbero fare i papà. L'altra faccia del mondo dei separati, segmento in minoranza della famiglia scoppiata. Il 95 per cento delle separazioni di coppie con figli si risolvono con l'affidamento dei bambini alle madri. Dice Emanuele: «Nelle separazioni uno dei due genitori sparisce, quasi sempre l'uomo». Mica solo in Italia. Il settimanale tede sco Ber Spiegel ha intitolato «la società senza padri» una grande inchiesta sulla crisi della famiglia in Germania e nella fotografia di copertina (mamma, papà e figlia) l'immagine dell'uomo era cancellata a penna. Padri in fuga dalle responsabilità, ma anche padri esclusi dal diritto di esserlo. Si battono per l'affido congiunto, ce l'hanno con i giudici che ascoltano solo le mamme, con il sistema magistrati-avvocati che si accanisce sull'uomo, gioca tut te le carte sull'«assegno di mante nimento» e riserva al maschio spiccioli di paternità a tassarne tro: «Se un uomo picchia un figlio - dice Emanuele - è considerato un violento. Se a picchiare è una donna, si dice che è esaurita. E il bambino resta con la mamma». Estremisti, radicali, «corporati vi» come li definiscono i moderati. Testimoni per lo più inascolta ti di una trasformazione e di un'altra delle grandi crisi contemporanee, quella del padre Sensibilità in mutazione. Famiglia Cristiana recentemente ha affidato alla Swg un sondaggio sui «nuovi» papà di ragazzi con meno di 14 anni. Quasi l'80 per cento afferma che negli ultimi dieci anni ci sono stati «significativi cambiamenti» nel rapporto con i figli: il 73 per cento h segue a scuola, quasi il 50 è pronto a capire di più, il 63 dice addirittura che il cambiamento principale intervenuto nella propria esistenza è «occuparsi dei tigli». Commenta lo psicologo Fulvio Scaparro: «Era ora!». Nel senso che «questi uomini tutti d'un pezzo dovevano lasciarsi un po' andare: ora la famiglia è più sincera». Ma sincerità vuol anche dire crudezza, i rapporti si sono intricati e complicati. Maurizio Quilici, presidente dell'Istituto di studi sulla paternità che ha da poco compiuto dieci anni e si occupa in modo scientifico della questione: «Stiamo cancellando un ruolo e non ne abbiamo ancora trovato uno nuovo. Ma il padre che dettava legge non c'è più ed è un bene». Qui in via Moscova vediamo la faccia estrema di questi due fenomeni, crisi di famiglia e «fame di paternità», come la chiamava Saul Eellow a proposito del suo Herzog. Ci saranno, come sempre, torti e ragione iniquamente distribuiti. Ma dietro queste storie c'è vera disperazione. Giuseppe, rappresentante di commercio, Como: «Ho sposato una marocchina e abbiamo avuto tre figli che adesso hanno 5, 7 e 9 anni... per un po' è andata bene, poi sono cominciati i problemi. Ci siamo separati, abbiamo lasciato la villetta a schiera dove abitavamo. Io ero pronto a tenere i bambini, lei non li voleva». E il giudice? «Li ha dati a lei». Il resto è una sequenza di ricorsi, di perizie, analisi, sballottamenti. Di carabinieri chiamati da una parte e dall'altra, di irruzioni nella casa dei nonni. Fughe, litigi, dolori. Andrea, impiegato, Novara: «La mia doveva essere una separazione normale, i ragazzi sono abbastanza grandi, 18 e 12 anni. Alla prima udienza mi sono presentato senza avvocato...». Errore, gli dice Emanuele, mai arrivare impreparati e attenzione perché «quel che dirà la moglie la prima volta sarà la base di tutta la causa». Andrea ne ha tratta la seguente spicciola morale: «Giudici e avvocati sono tutti d'accordo e non si pestano i piedi». Lui, «piano piano» dice che s'è «mangiato tutto quello che avevo». La moglie lavora e guadagna in nero e risulta nullatenente. Suoceri, zìi, fratelli, sorelle, cognati della moglie hanno firmato da testimoni esposti contro di lui. La settimana scorsa l'hanno anche sfrattato. «Oggi - dice - ho dovuto chiamare la polizia perché mia figlia, terrorizzata da sua madre, non voleva aprirmi la porta...». Ha riconosciuto in un'intervista Simonetta Matone, sostituto procuratore al tribunale dei minorenni di Roma: «La discriminazione in danno dei padri esiste ed è inutile affannarsi a negarla». L'ingegner Emanuele, finita la se- rata di «ascolto», a mezzanotte, nella sua cucina, affettando il prosciutto per una cenuzza ospitale («Le case dei separati sono sempre aperte...») ammette che dalla sua associazione passano i casi limite. Ma il problema di riequilibrare il rapporto tra mamme e papà è reale: «Va cambiata la cultura del 95 per cento seconde la quale il padre è sempre assenteista. Invece noi vogliamo fare i papà e anche tutte le persone che sono venute questa sera, ciascuno a suo modo e con la sua storia, in fondo chiedono soltanto di poter vedere e amare i propri figli». Ci sono proposte di legge che viaggiano coi tempi della politica. Quilici, interpellato dalla commissione Giustizia della Camera, ha insistito sull'«affidamento congiunto» e ha invitato i parlamentari ad «uscire dal concetto di separazione come fenomeno patologico e come guerra nella coppia: in dieci anni è cambiato tutto, ìa società, i padri, le famiglie. Poco i giudici». Torniamo un momento in via Moscova, per l'ultima storia, quella che ha raccontato col suo vocione bresciano Stefano Bedussi, imprenditore: «Io non vedo i miei figli da due anni». Pausa e silenzio di affettuosa comprensione. «Adesso hanno 11 e 7 anni. La madre, mia moglie, americana, li ha portati in North Carolina. Il giudice, a Brescia, ha detto che posso tenerli con me tre mesi, d'estate. Ma chi me li dà? Non riesco nemmeno a parlare con loro. Ho chiamato anche a scuola. Non me li passano. Cosa posso fare?». Gli dice Emanuele: «Cerca di fargli sapere che li stai cercando». Ma come? «Scrivi ai loro compagni di scuola, manda un messaggio in Internet...». O in bottiglia in mezzo al mare. Auguri. Cesare Martinetti (Fine) «Stiamo cancellando un ruolo e non ne abbiamo ancora trovato un altro Siamo traditi e traditori insieme» gg,ppa o 0 e a è n i l ò a a o k ♦ ♦ SEPARAZIONE PADRI SEPARATI E DIVORZIATI NON AFFIDATARI. IN ITALIA: IL 70 PER CENTO VEDE I PROPRI FIGLI ALMENO 2 VOLTE LA SETTIMANA, IL 14 PER CENTO LI INCONTRA RARAMENTE NEGLI USA: IL 50 PER CENTO NON HA AVUTO RAPPORTI CON I FIGLI NELL'ULTIMO ANNO SEPARAZIONI IN ITAMA 1975 1993 DIVORZI IN ITALIA NEL 1993 L'8 PER CENTO DEI MATRIMONI SI E' CONCLUSO CON IL DIVORZIO E ILI 6-17 PER CENTO CON LA SEPARAZIONE (medio nazionale) 20-25 ÌR CENTO NEL NORD ITALIA. A DUE NI DALLA SEPARAZIONE, LA META' DEI SEPARATI HA GIÀ' UNA RELAZIONE :FISSA,L'82 PER CENTO SI SEPAREREBBE DI NUOVO, IL 56 PER CENTO CREDE IN UNA NUOVA UNIONE E VORREBBE RISPOSARSI NEL 1993 L'8 PER CENTO DEI MATRIMONI SI E' CONCLUSO CON IL DIVORZIO E ILI 6-17 PER CENTO CON LA SEPARAZIONE (medio nazionale) 20-25 ÌR CENTO NEL NORD ITALIA. A DUE NI DALLA SEPARAZIONE, LA META' DEI SEPARATI HA GIÀ' UNA RELAZIONE :FISSA,L'82 PER CENTO SI SEPAREREBBE DI NUOVO, IL 56 PER CENTO CREDE IN UNA NUOVA UNIONE E VORREBBE RISPOSARSI