L'incubo dello sfratto S'impicca di Paolo Lingua
L'incubo dello sfratto S'impicca Anziano a Genova L'incubo dello sfratto S'impicca GENOVA. Un artigiano genovese di 62 anni, Mario C, si è tolto la vita, impiccandosi nel suo magazzino nel centro storico di Genova, perché temeva che gli avessero sequestrato l'appartamento, in seguito al mancato pagamento delle rate per il rifacimento della facciata. L'uomo era da tempo ossessionato dall'idea di non essere in grado di poter far fronte ai propri impegni: il timore era diventato un'ossessione. Secondo il racconto della figlia, Isabella, 35 anni, che ha trovato ieri mattina il corpo senza vita, l'artigiano era un uomo originale, un po' bizzarro, che aveva l'abitudine di pagare le bollette e le fatture in ritardo o addirittura le dimenticava. In realtà, non era nelle condizioni di saldare un debito con l'amministrazione del suo caseggiato (l'Istituto autonomo delle case popolari) che non doveva superare i sei milioni di lire. Mario C. era titolare di una piccola ditta di trasporti e, oltre all'appartamento di vico della Fava Greca, possedeva un magazzino in vico Veggetti e ne aveva un secondo, contiguo, in affitto. Possedeva una motocarrozzetta e usava con disinvoltura il cellulare. Separato dalla moglie da molti anni, viveva solo, ma trascorreva le vacanze con le due figlie e con i loro familiari. Com'era accaduto in molte altre occasioni in passato, Mario C. aveva trascurato di pagare le rate per il rifacimento della facciata dello stabile dove abitava: sulla sua scrivania si erano accumulati i solleciti, le richieste di pagamento, gli accumuli delle penali per morosità. Così, si era trovato a pagare, a quanto sembra, grosso modo sei milioni: la cifra gli era parsa enorme e aveva co minciato a preoccuparsi. Da j qualche tempo parlava del pa gamento incombente con gli amici, con i clienti, con i fami liari. | Nel frattempo, aveva tra scorso con la figlia Isabella una settimana di vacanze in campagna, nell'entroterra ligure. Due giorni fa, tornato dalle ferie, aveva trovato affisso sulla porta di casa un cartello con i termini del «sequestro conservativo» a causa di morosità che l'Iacp, esauriti tutti gli inviti, era stato costretto a far apporre. La parola «sequestro» - che, com'è noto, non significa sottrazione materiale del bene, ma solo la sua indisponibilità a una eventuale vendita - è stata interpretata dalla mente ormai alterata dell'artigiano come l'impossibilità fisica a entrare nella propria abitazione. Sconvolto, Mario C. si è precipitato nel suo magazzino e, in preda all'ira, si è sfogato sulle suppellettili e sull'arredo, buttando tutto all'aria. Poi s'è impiccato al soffitto con una fune. La figlia lo ha cercato a casa per 24 ore disperatamente, prima di trovarlo nel magazzino. Paolo Lingua
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