«Sul Csm Scalfaro si sbaglia» di Giovanni Bianconi

«Sul Csm Scalfaro si sbaglia» «Sul Csm Scalfaro si sbaglia» «Lepolemiche non nascono da nostri errori» INTERVISTA IL CONSIGLIERE MARCO RIVETTI MROMA I dispiace, ma il presidente Scalfaro si sbaglia». Marco Pivetti, consigliere del Csm di Magistratura democratica, è uno degli estensori e firmatari del documento in difesa dei giudici che ha provocato l'intervento del capo dello Stato, e il giorno dopo commenta: «Pensare che le reazioni del mondo politico all'operato della magistratura siano determinate da alcuni errori dei magistrati o del Csm, significa non comprendere quello che sta accadendo». Che sarebbe? «Sarebbe la ribellione del mondo politico ad inchieste sulla corruzione condotte in maniera ineccepibile dalla magistratura. C'è un'evidente insofferenza di una parte della politica per il controllo di legalità che non ha nulla a che vedere con i presunti errori della magistratura». Eppure Scalfaro ha detto il contrario bacchettando anche il Csm: se aveste sanzionato per tempo certi comportamenti non ci sarebbe la proposta della commissione d'inchiesta su Tangentopoli. «Ed è qui che si sbaglia. Non si può ragionevolmente pensare che se noi fossimo intervenuti dopo l'avviso di garanzia inviato a Napoli - e non saprei davvero come avremmo potuto - o sulla fuga di notizie, oggi Berlusconi si sarebbe tenuto la sua condanna in tutta tranquillità. Questi sono solo diversivi». Dunque lei boccia l'intervento si Scalfaro? «Neanche per sogno, anzi. L'intervento del presidente della Repubblica, nelle sue parti davvero importanti e non in quelle enfatizzate dalla stampa, è fondamentale e condivisibile». E quali sarebbero, queste parti importanti? «L'approvazione del documento in difesa dei giudici di Milano che hanno condannato Berlusconi; la stigmatizzazione delle aggressioni a quei magistrati, con 1 esplicito riferimento a chi ha parlato di "tribunali speciali"; l'avvertimento che la commissione d'inchiesta su Tangentopoli non potrà valutare l'operato dei magistrati. Sono tre punti molto più importanti delle critiche alla magistratura e al Csm». Che comunque ci sono state. «Sì, ma non sono una novità, perché ad esempio sulle violazioni del segreto istruttorio era in- tervenuto più volte. E comunque sì tratta di critiche che non avevano nulla a che vedere con gli argomenti in discussione, che erano l'aggressione ai giudici e la tutela dell'indipendenza della magistratura». Perché il Presidente le ha fatte, secondo lei? «Non so, forse per far convergere sul documento anche i voti dei laici della destra». Però Scalfaro, tanto per dirne una, ha stigmatizzato il silenzio del Csm dopo le critiche alla sentenza per la sciagura di Casalecchio. «Non credo proprio che il presi¬ dente abbia inteso accusare il Csm di esercitare le sue funzioni in modo politicamente orientato. E poi quella sentenza non è stata oggetto di attacchi in Parlamento da parte di capi-partito, né a partire da quél fatto sono state proposte inchieste parlamentari». E l'intervista di Colombo? «Ritenere che quell'episodio sia stato un fattore determinante della crisi dei rapporti tra politica e giustizia significa farsi ingannare, o autoingannarsi, o voler ingannare gli altri». Però poi, quando il ministro o il pg della Cassazione avviano l'azione disciplinare, il Csm assolve quasi sempre. «E fa bene, se si tratta di opinioni, perché i magistrati hanno il diritto come tutti gli altri cittadini di criticare il governo e anche le leggi. L'ha stabilito non solo il Csm, ma anche la Corte costituzionale. Se poi certi interventi vanno sopra le righe o risultano inopportuni, sono valutazioni che non hanno nulla a che vedere con le sanzioni disciplnari». Quindi il Csm che sta per scadere non ha nulla da rimproverarsi? «No. Figuariamoci che è giunto addirittura a condannare Vigna per una dichiarazione» A molti è sembrato che Scalfaro volesse indicare la strada da seguire al prossimo Consiglio, in materia di sanzioni disciplinari. «Se così fosse mi augurerei che il prossimo Consiglio non la seguis se, perché il diritto di parola dei magistrati dev'essere rispettato e garantito. Del resto le sentenze della sezione disciplinare sono atti di un organo giurisdizionale, e come tali non potrebbero essere giudicati dal presidente della Repubblica. Ma non credo che questa fosse la sua intenzione». Giovanni Bianconi Questi sono solo diversivi. L'evidente insofferenza di una parte della politica per il controllo di legalità non ha nulla a che vedere con ipresunti errori della magistratura p 5

Persone citate: Berlusconi, Marco Pivetti, Scalfaro

Luoghi citati: Casalecchio, Milano, Napoli