Roma-Tripoli, è il giorno della pace

Roma-Tripoli, è il giorno della pace Gli italiani espulsi potranno tornare. Ma il testo ufficiale dell'accordo non è stato ancora diffuso Roma-Tripoli, è il giorno della pace Storica intesa, la Libia rinuncia ai danni di guerra ROMA. Con un comunicato di 56 righe la Farnesina ha annunciato ieri l'avvenuta firma con la Libia di un «documento congiunto destinato a chiudere definitivamente il retaggio negativo del passato»; ma il testo originale non è stato reso noto per via di «limature» e «dettagli». A Roma l'intesa è stata salutata come un passo decisivo per «chiudere le vecchie ferite» e «imprimere un nuovo corso alle relazioni fra i due Paesi», ma Tripoli è stata assai più cauta, attribuendo nei media governativi e nei commenti ufficiali più importanza alla visita del presidente egiziano Hosni Mubarak al colonnello Gheddafi. L'accordo è frutto della visita a Roma del ministro degli Esteri libico, Omar el-Mountasser, che sabato scorso si era conclusa con l'intesa sulla Commissione Mista incaricata degli aspetti prevalentemente economici. El-Mountasser, tornato in patria, ha fatto conoscere al convalescente Gheddafi gli intenti del «documento congiunto» è quindi ha potuto trasmettere la «firma diplomatica» a Roma con un giorno di anticipo sul previsto. Grazie a questo passo Italia e Libia si dicono intenzionate a chiudere i due dossier più spinosi ereditati dal periodo coloniale iniziato nel 1911 : giudizio sull'occupazione e riparazioni per i danni di guerra. Sull'occupazione l'Italia esprime «rammarico per le vicende trascorse» e la Libia assicura che «non vi saranno più motivi di contesa e di polemica sul passato» nel comune impegno ad un «buon vicinato che esclude atti ostili di qualsiasi origine dell'una contro l'altra». I diplomatici libici si sono battuti molto per ottenere quel «qualsiasi origine», considerato a Tripoli un impegno formale a non consentire raid aerei da basi Usa e Nato lungo la Penisola. Per quanto riguarda invece le riparazioni la chiave di volta è stato il progetto di cui parlo per primo Giulio Andreotti nel 1991: un ospedale per curare le vittime delle mine. L'Italia infatti si impegna a realizzare il «centro di cure» oltre che a collaborare «nella bonifica dei campi minati disseminati durante la guerra». Infine si darà inizio alla «ri¬ cerca» dei cittadini libici deportati in Italia e delle opere d'arte trafugate nel nostro paese e rivendicate da Tripoli. Nessun cenno dunque alle cifre a dodici zeri finora sistematicamente rivendicate dai libici e sulle quali, apparentemente, cala il silenzio. Verrà invece istituito un «Fondo sociale» bilaterale per contribuire agli elevati co¬ sti di bonifica dei campi minati, cura delle persone lesionate e ricerca dei deportati. E sarà alimentato dai versamenti delle aziente pubbliche e private impegnate in progetti infrastnitturali e grandi opere. Completa il «documento congiunto» un capitolo sulla libera circolazione delle persone nel quale l'Italia si impegna a veri¬ ficare in sede europea la possibilità di riconoscere ai libici i privilegi a lungo riconosciuti dalla legislazione italiana. Tripoli da parte sua consente agli italiani espulsi nel 1970 di tornare per «ragioni di lavoro, familiari e turistiche». Giovanna Ortu, presidente dell'Associazione dei Rimpatriati, si dice «pronta a tornare aTripoli» ma a patto che «si volti davero pagina» affrontando il «pendente contenzioso sugli indennizzi» che riguarda anche gli ebrei italiani espulsi dalla Libia nel 1967 - di cui discuterà oggi in un incontro con il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri. Il caso-Libia è destinato ad approdare in Parlamento, dove ieri sono state pressoché unanimi le dichiarazioni di plauso per l'intesa. I Verdi con il senatore Athos De Luca hanno però annunciato un'interrogazione a Prodi e Dini per «sapere se Tripoli intende ora collaborare nella ricerca di Osama Abdel Al Zomar condannato all'ergastolo in Italia per l'attentato alla sinagoga di Roma nel 1982 e di cui si sono perse le tracce dopo èssere stato espulsò dàlia Grecia verso la Libia nel 1988». «Nel nuovo positivo clima di collaborazione - afferma De Luca, membro della Commissione Stragi - si può tentare di risolvere anche questo mistero d'Italia». Anche Mirko Tremaglia (An) vuole arrivare in aula: «Te mo un nuovo passo falso, il documento deve essere presenta to davanti al Parlamento». Alle reazioni italiane ha fatto fronte l'estrema cautela libica nel giorno dell'annuncio. «Se gli italiani dicono che è la storica pace fra di noi, siamo d'accordo - afferma una fonte da Tripoli -, ma oggi abbiamo avuto cose più importanti da fare, accO' gliendo il presidente Mubarak» Maurizio Molinari I diplomatici libici sminuiscono il documento congiunto che li impegna a «rinunciare a ogni polemica sul passato» L'Italia costruirà un ospedale per curare le vittime delle mine Con l'accordo di ieri si aprono al mercato italiano i grandi campi petroliferi libici scoperti alla fine degli Anni Cinquanta Qui a fianco il ministro degli Esteri Lamberto Dini