Scuola, stop all'obbligo a 16 anni

Scuola, stop all'obbligo a 16 anni Scuola, stop all'obbligo a 16 anni Scontro Rifondazione-Ppi, salta l'intesa L'ISTRUZIONE IN OSTAGGIO E' Ijyla scuola a uscire mal■™ concia dal primo giorno di verifica. L'innalzamento dell'istruzione ai 16 anni è ormai sospesa a un filo. Il governo potrebbe lasciare cadere la richiesta di esaminare con procedura d'urgenza il disegno di legge presentato (a sorpresa) il 22 maggio scorso, o adthrittura ritirare il testo. «Riparleremo di scuola al prossimo vertice, prima del voto fiducia», assicura Franco Marini, Ppi, lasciando aperto uno spiraglio. Ma tutto rischia di finire nelle secche dei... vedremo. Nel pomeriggio di ieri, le prime voci sullo stop hanno registrato un'autentica levata di scudi da 4 parte di sindacati scuola, associazioni studentesche, sindaci. Su tutti, si alza la voce preoccupata di Vittorio Foà, uno dei «padri storici» della sinistra italiana: «Provo profonda angoscia - osserva -. L'innalzamento dell'istruzione obbligatoria rappresentava l'uni-, co punto su cui una riforma pareva matura e poteva diventare realtà. Mi pare inaccettabile questo modo di tirarsi indietro. A parole, tutti dicono di dare priorità al tema della formazione, poi non seguono i fatti. Mentre l'Italia resta fanalino di coda in Europa, a 36 anni dalla media unica, il dibattito politico torna a farsi paradossalmente ideologico, rinviando ancora una volta la soluzione». Cos'è successo? Sulla scuola, avrebbero trovato conferma a Palazzo Chigi le divisioni tra il Ppi e il Prc. Lo stesso D'Alema sarebbe stato chiamato più volte a mediare. E le divergenze sarebbero nette proprio a proposito dell'innalzamento dell' obbligo. Rifondazione vuole che, fino a 16 anni, l'istruzione avvenga esclusivamente all'interno della scuola secondaria, escludendo la possibilità di frequentare corsi di formazione professionali anche privati. La preoccupazione di veder rinviare ogni decisione al momento di discutere la riforma dei cicli è palpabile, sia a viale Trastevere sia a Palazzo Chigi. «Un governo che si definisce riformista - avrebbe ammonito il vicepresidente del Consiglio, Walter Veltroni - non può non pensare di approvare ra- pidamente l'innalzamento dell'obbligo a 16 anni». Rifondazione non accetta di verdersi accollare la responsabilità dello stop al ddl. «Siamo pronti a votare anche oggi il provvedimento che innalza l'obbligo a 16 anni - spiega Scipione Semeraro, responsabile del Dipartimento scuola del Prc -. Anzi, insistiamo perché diventi legge entro il 31 luglio prossimo. Ma l'istruzione deve avvenire nel biennio della secondaria, non in corsi o corsetti di serie B. E' una questione costituzionale; sarebbe come se nel '62, varando la media unica, il legislatore avesse tenuto in piedi un pezzo del vecchio avviamento». Vuole mettere i puntini sulle «i», Semeraro. E precisa: «Nessuna ostilità preconcetta sulla formazione professionale dei salesiani. Ma, in altre parti d'Italia, questo segmento formativo non è altrettanto qualificato e serio. Né voghamo costringere, per altri due anni, studenti e studentesse tra banchi di una scuola che non sa capire i loro bisogni. L'autonomia scolastica consente già oggi agli istituti superiori che lo vogliono di personalizzare i percorsi formativi, favorendo i rapporti scuola-lavoro e utilizzando tutte le risorse del territorio». Ma il mondo della scuola è in fibrillazione: «La possibilità di dare una risposta immediata all'elevamento dei livelli di istruzione e formazione delle giovani generazioni non può attendere oltre», avvertono i responsabili dei sindacati-scuola Enrico Panini (Cgil), Daniela Colturani e Sandro D'Ambrosio (Cisl), Massimo Di Menna (Uil). E, ancora in casa Cgil, Andrea Ranieri, insiste: «Dubito molto che si possa aprire una fase due riformatrice lasciando per strada l'unica e più europea delle riforme da varare subito». Protesta duramente l'Unione degli' studenti, organizzazione giovanile di sinistra: «Rimandarne l'attuazione sarebbe un chiaro segnale dell'incapacità di questa maggioranza di fare partire una fase veramente riformatrice in questo Paese». Incalza, Rosario Drago, per l'Associazione nazionale presidi: «Con la Corea, l'Italia è rimasta l'unico Paese dell'Ocse con l'obbligo a 14 anni. Ma sarebbe un errore insistere con modelli di scolarizzazione tipo servizio militare obbligatorio e uguale per tutti». Mario Tortello

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