Verifica, Prodi punta su venerdì 17

Verifica, Prodi punta su venerdì 17 Dopo il vertice di ieri il premier spera di riottenere subito la fiducia. Ma spuntano nuove mine Verifica, Prodi punta su venerdì 17 Quasi intesa sull'occupazione, è «giallo» sul Sud ROMA. Anche se Bertinotti ha «preso atto dei passi in avanti, pur non essendo fi quadro generale quello di una vera svolta», pare sicuro che Prodi venerdì prossimo (è un 17, numero che lui ritiene essergli propizio) sarà alla Camera per il proprio discorso, e, dopo il passaggio al Senato, si voterà: tutto chiuso per il 22, con la fiducia al governo. Ma la verifica nella maggioranza è cominciata ben prima di ieri: «Caro Massimo, se mi chiedi di votare la fiducia, noi te la possiamo anche dare, ma non sulla finanziaria», spiegava già il giorno prima Bertinotti a D'Alema. E ieri a Palazzo Chigi è stato Prodi a impuntarsi, con Bertinotti: questa è una proposta organica di nuovo ciclo riformatore, e Rifondazione deve impegnarsi, dare la fiducia, ha detto il presidente del Consiglio. Prodi, nella sua relazione introduttiva, ha subito premesso che «il solo sviluppo che si è avuto con l'a¬ zione di governo in questi due anni non risolve il problema dell'occupazione». Poi ha messo sul piatto proposte di peso. L'avviamento della legge sulle 35 ore, quella sulle rappresentanze sindacali, ma soprattutto 36 mila miliardi di interventi idrogeologici e ambientali, che il presidente del Consiglio ha chiamato «la manutenzione del Paese»: una grossa somma, per un bilancio pubblico in ristrettezze, che è stata reperita «rimodulando le spese accantonate». Ma l'asso nella manica era un altro: il recupero di circa 160 mila precari dei lavori socialmente utili, facendoli assumere da Italia Lavoro. Questo ha permesso a Bertinotti di uscire dalla riunione parlando di «nuove assunzioni nel pubblico impiego». Ma attorno a Italia Lavoro è nato un piccolo giallo. Durante la riunione a Palazzo Chigi, Giorgio La Malfa ha chiesto a Prodi di cosa si trattasse, ricevendo per risposta «uno sguardo interrogativo, e anche di riprovazione». Se si telefona a Palazzo Chigi per chiedere cosa sia Italia Lavoro, si viene rimandati al Tesoro: e lì spiegano che l'agenzia non esiste ancora, che probabilmente sarà formata da due «cellule», una che farà capo al Tesoro e una al Lavoro. Franco Marini, invece, ha riferito che si tratterebbe di «un'agenzia che potrebbe finalizzare a progetti precisi anche le assunzioni: come società di lavoro interinale potrebbe assorbire i lavoratori socialmente utili». Il progetto di Agensud resterebbe invece in piedi come «holding leggera». Per dirla con D'Alema, che nella riunione ha commentato la relazione di Prodi, per rilanciare l'occupazione ci sono due vie: una statalista e l'altra di mercato, Prodi ha trovato un punto di equilibrio tra le due. Dì scuola, un punto su cui confliggono le posizioni di Marini e Rifondazione, si è parlato in maniera circolare: Manconi, appoggiato da Boselli, ha proposto sgravi fiscali per le famiglie, secondo il reddito, sia che mandino i figli alle scuole pubbliche, sia che li facciano studiare alle private. Giorgio La Malfa ha sollevato eccezione di incostituzionalità, e ha proposto, ricevendo i ringraziamenti di Prodi, che la scuola privata venga finanziata dalla stessa Cei, la congregazione dei vescovi che riceve già l'8 per mille dalla dichiarazione dei redditi degli italiani: magari, si potrebbe portare la quota al9oall0per mille, e sarebbero almeno 100 miliardi in più. Alla discussione, a un certo punto ha partecipato anche Veltroni, sedando le impuntature di Marini e Bertinotti: «Quel che è certo, è che un governo riformista che non riesce a portare l'età dell'obbligo scolastico a 16 anni, è meglio che vada a casa». E così si istituirà un gruppo di lavoro a Palazzo Chigi per arrivare a una soluzione: perché Botteghe Oscure vorrebbe l'età dell'obbligo a 18 anni, gli altri a 16, e comunque Rifondazione non vuole che gli ultimi due anni siano destinati alla «formazione per il lavoro», perché la formazione dovrebbe invece interessare tutti, durante tutto l'arco della vita di lavoro. Uscito da Palazzo Chigi, Bertinotti si è infilato in una segreterialampo. In un'oretta nella quale gli organismi del partito hanno registrato «l'unanimità di consenso» ha raccontato della lunga mattinata di verifica, giudicando che «la svolta non c'è come insieme di proposte, ma che sono stati fatti passi in avanti sui singoli punti». Soprattutto, Bertinotti non si fida: vuole verificare la «materialità» delle assunzioni e dell'Agensud, fissare la data in cui sarà varata la legge sulle 35 ore, e «togliere ogni ambiguità» ai disegni del governo per la scuola. E prima di sciogliere le sue riserve vuole «ascoltare bene cosa dirà Prodi lunedì in Parlamento». Antonella Rampino Il leader del Prc: «Abbiamo avuto nuove assunzioni nel settore del pubblico impiego» Ma scioglierà la riserva solo dopo aver sentito il presidente al Senato se»: una grossa somma, per un ncio pubblico in ristrettezze, è stata reperita «rimodulando spese accantonate». Ma l'asso a manica era un altro: il recuo di circa 160 mila precari dei ori socialmente utili, facendoli umere da Italia Lavoro. Questo permesso a Bertinotti di uscire la riunione parlando di «nuove unzioni nel pubblico impiego». attorno a Italia Lavoro è nato piccolo giallo. 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