«Così l'agricoltura muore» Nuove bordate sul governo
«Così l'agricoltura muore» Nuove bordate sul governo «Così l'agricoltura muore» Nuove bordate sul governo ROMA DAL NOSTRO INVIATO Dopo Confindustria e Confcommercio, anche Confagricoltura porta il suo affondo al governo Prodi e lo fa dal Palazzo dei Congressi dell'Eur, palcoscenico del convegno «L'impresa e il suo futuro», con l'intervento dei leader dell'opposizione, da Berlusconi a Fini e Casini. Concetto principale: l'agricoltura italiana ha una produzione lorda vendibile di circa 70 mila miliardi, dà lavoro a circa 2 milioni di persone, è testa a testa con la Francia, in Europa, e nella più alta classifica a livello mondiale. Tutto questo potenziale economico va considerato seriamente ed è ora di farlo, soprattutto in vista delle nuove regole del mercato globale. «L'agricoltura non è chiusa ai cambiamenti - dice il presidente della Confagricoltura, Augusto Bocchini - ma a chi spetta rimuovere gli ostacoli sulla via della modernizzazione? E come fare coincidere i tempi della politica e delle riforme con quelli, sempre più accelerati, dell'economia e delle imprese?». Sono domande retoriche, visto che ogni parola è rivolta al governo. Un governo che, insiste Bocchini, raggiunto l'obiettivo dell'Euro, non ha più mantenuto alta la tensione sui problemi dei settori produttivi. Insomma, dice: «I molti buoni propositi restano inattuati per carenze di risorse e per la consueta difficoltà nell'applicazione delle leggi. E il rischio è che le iniziative e gli impegni sottoscrit¬ tj ti con l'esecutivo finiscano con il diventare l'esempio della distanza tra le ragioni dello sviluppo e le esitazioni della politica». E questo non è momento per le esitazioni, ricorda il leader di Confagricoltura: «Dobbiamo riuscire a crescere e ad imporci sui mercati e farlo in condizioni di assoluta invarianza valutaria. Il varo della moneta unica impone un cambiamento di rotta e l'affermazione di un efficiente sistema di governo dell'economia che sia un reale supporto alle imprese». Un po' come dire che non si potrà più, come è successo regolarmente negli ultimi tren- t'anni, far ricorso alla svalutazione del cambio per recuperare i divari di costi e mantenere la concorrenzialità. «Con l'Euro - avverte Bocchini - ogni disparità marcata dei cambi può portare alla riduzione dell'attività produttiva e dell'occupazione. Occupazione e crescita dipendono in maniera rilevante dalla possibilità di alleggerire il carico fiscale e contributivo». Detto in altre parole si chiedono incentivi, ma non occasionali e di breve durata, perché, se è vero che nessuna impresa può basare i propri programmi su tempi ristretti, questo è ancora più vero per l'agricoltura: gli incentivi, quindi, devono durare e diventare strutturali. «Noi non chiediamo sconti sottolinea il presidente di Confagli - ma semplicemente che vengano identificate le condizioni ottimali perché le imprese possano crescere e creare occupazione». E questo riguarda particolarmente il Mezzogiorno, che potrà crescere solo se tutto il Paese riuscirà ad essere più efficiente. «I costi delle riforme che non si fanno diventano impossibili nel Meridione e nelle aree in ritardo di sviluppo - accusa Bocchini -. Quindi servono infrastrutture funzionanti e ripristino di condizioni di legalità. Per questo è essenziale una riforma della macchina amministrativa pubblica. Perché, per i cittadini e le imprese, l'inefficienza amministrativa rappresenta una tassazione aggiuntiva e, soprattutto, occulta». Vanni Cornerò A Roma il congrèsso Confagricoltura con tutti i leader dell'opposizione «Buoni propositi ma non mantenuti» Il ministro dell'Agricoltura Michele Pinto
Persone citate: Augusto Bocchini, Berlusconi, Bocchini, Casini, Michele Pinto, Vanni Cornerò
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