Con Hemingway sul «Pilar»

Con Hemingway sul «Pilar» Parla Gregorio Fuentes, il marinaio a cui si ispirò lo scrittore per «Il vecchio e il mare» Con Hemingway sul «Pilar» «Amava la sua barca e di notte ci scriveva» Vecchi amici di «Papa» Hemingway. Compagni di avventure, di cacce, di perigliose uscite in mare. Nomi legati ai Paesi che lo scrittore americano ha più amato. Venezia, Cuba. Fiorindo Silotto, il barcaiolo che portava Hemingway a caccia sulla Laguna veneta e che si è spento nei giorni scorsi a 82 anni. Gregorio Fuentes, il pescatore cubano che con il romanziere faceva battute di pesca nella Corrente del Golfo sul leggendario «Pilar». Gregorio Fuentes che ha ispirato il personaggio protagonista di II vecchio e il mare, è vivo e lucido, ha 101 anni e vive all'Avana. Personaggio che fa sognare, ma anche discutere: Kurt Vonnegut nel suo ultimo libro, Cromosisma, per esempio gli dedica tre pagine di fuoco. Nell'intervista che ha rilasciato a Chi oggi in edicola, e di cui pubblichiamo in anteprima alcuni stralci, ricorda i trent'anni di amicizia, di bevute e di avventure. E| RA un vecchio che pescava da solo su una barca a vela nella Corrente del Golfo...»: il celebre attacco de H vec I chio e il mare, uno dei romanzi più noti di Ernest Hemingway, rivive come per incanto. Il vecchio è ancora qui: si chiama Gregorio Fuentes Betancourt, compie 101 anni l'I 1 luglio ed è stato il compagno di vita più fedele di Hemingway. E la barca esiste ancora: è il Pilar, un piccolo cabinato per la pesca d'altura sul quale «pescatore» e «Papa» (così si chiamavano tra loro) hanno diviso trent'anni della loro vita. Oggi Gregorio vive a Cojimar, un piccolo porto alla periferia di L'Avana: le sue giornate scorrono tutte uguali, divise tra una poltrona, un letto e tanti ricordi. Il profumo del mare, il rumore del vento, l'odore della pioggia, le stelle del cielo non ci sono più. Eppure qui dentro, nella sua piccola e decorosa abitazione, tutto parla della sua vita con Ernest Hemingway: dal quadro appeso alla parete alla lampada del Pilar, dalla canna da pesca, sulla quale a volte si appoggia come fosse un bastone, al vaso di girasoli, i fiori preferiti dallo scrittore. «Sono vent'anni che non rivedo il Pilar, la barca mia e di "Papa". Ci penso spesso: là sopra abbiamo passato anni indimenticabili. Alcune volte io e Hemingway pensavamo a chi di noi due sarebbe morto per primo e il no- stro pensiero correva sempre a lei, la nostra barca. Sa qual è il sogno della mia vita? Salire sul Pilar un'ultima volta prima di morire». Abbiamo voluto aiutarlo a realizzare il sogno. E sul Pilar, oggi esposta a Finca Vigia, la bellissima villa cubana di Hemingway, abbiamo ritrovato il capitano di un tempo. «Quando "Papa" è morto, nel 1961, ha lasciato questa barca a me nel testamento. Sapeva bene che né io né lui saremmo potuti rimanere lontani per troppo tempo da questa barca. Subito dopo la morte di Ernest, mi accorsi che il Pilar non avrebbe resistito a lungo: i turisti venivano a frotte per visitarla, si accalcavano sul ponte, usurandone i legni. Per me era uno strazio. Così scrissi una bella lettera al presidente Fidel Castro. "Se Lei non interviene, il Pilar tra qualche anno cadrà a pezzi. Sono disposto a donarlo al governo, pur di salvarlo", gli dissi. Lui prese il caso a cuore: dopo una settimana mi venne a trovare e gli illustrai la situazione. "Gregorio, ha ragione: domattina manderò due elicotteri del governo per trasportare il Pilar nel giardino della villa di Hemingway. Come posso sdebitarmi di un dono del genere? Mi chieda qualsiasi cifra" mi disse Fidel. "Io sono un pescatore, mica un uomo d'affari", gli ho risposto. "Ho sempre lavorato per mangiare: il cibo è l'unica ricchezza che conosco". "E allora farò un vitalizio a te e a tuo nipote: potrete mangiare tutti i giorni a pranzo e a cena, tutto quello che vorrete firoa quando camperai". Fidel ha mantenuto la promessa: magari non avrà pensato che vivessi tanto a lungo». Gregorio Fuentes ricorda ancora il suo primo incontro con il grande scrittore. «Era il 1928: allora ero capitano di un mercantile cubano, che faceva la rotta Cuba-Florida. Durante un viaggio venni colto da una tempesta tropicale: decisi di riparare a Tortuga, una piccola iso¬ la al largo di Key West. Qui era ancorata un'altra piccola imbarcazione: quella di Ernest. Ci guardammo da un ponte all'altro: lui mi sorrise, mi chiese se nei dintorni ci fosse un telefono e, guardando la pulizia che regnava sulla mia barca osservò: "Devi essere un buon marinaio: mi ricorderò di te". "Papa" aveva buona memoria: dieci anni dopo ci incontrammo in un albergo di L'Avana, l'Ambos Mundos. Io ero là a bere un po' di rum, lui là ci viveva. Incrociò il mio sguardo e come se non ci vedessimo che da qualche ora, mi disse: "Tu sarai il pilar (in spagnolo, pilastro) del mio "Pilar". Un incarico che ho mantenuto fino alla sua scomparsa e che mantengo, come vede, ancora oggi. A "Papa" piaceva prendersi cura di me: ricordo l'ultimo giorno che venne a trovarmi qui, in questa casa. Lui si sedette proprio dove ora è seduto lei. Il suo medico personale, Roberto Herreras Sotolongo, mi ave¬ va informato che era malato seriamente di leucemia. "Non accennargli mai della sua malattia, perché so che vuole uccidersi per questo", mi aveva raccomandato. Io non feci cenno a nulla, ma capii dentro di me che io e "Papa" non ci saremmo mai più visti». Per Gregorio, essere di nuovo al comando del suo «Pilar» lo riempie di entusiasmo e di una energia tutta nuova. «Il nostro programma era sempre lo stesso: sveglia alle sei e via in mare, fino alle sette di sera. Lui era molto legato a me: al secondo dei suoi tre figli ha messo adirittura il nome Gregorio, in mio onore. A me piaceva f argli da mangiare, pettinarlo, massaggiarlo. A volte gli tenevo pefino i conti: lui amava donare. A ogni vecchio o bambino che incontrava per strada, regalava trenta, quaranta dollari. Non ho mai conosciuto una persona più generosa di lui. E la gente ripagava il suo affetto, a volte in modo ossessivo. "Papa" non amava le folle: per questo ormeggiavamo il "Pilar" sempre al largo di Cavagna, nella zona di Pilar del Rio. Lì si stava tranquilli: e lui poteva trovare la giusta concentrazione per scrivere. Scriveva soprattutto la notte: gli piaceva preparare sul tavolo la lanterna e la sua macchina per scrivere. La mattina il suo umore dipendeva da quanto aveva lavorato durante la notte. "Sapessi quanto sono febee", mi disse un giorno. "Stanotte ho scritto 1500 parole". Per lui la scrittura era una ricerca di perfezione: non avrebbe mai riempito un foglio alla leggera. «fl vecchio e il mare è nato proprio sopra questa barca. Un giorno, durante una navigazione, abbiamo visto un vecchio su una piccola barca, che stava pescando, in compagnia di un ragazzino, un grande pesce spada. La barca li reggeva appena, completamente schiacciata dal peso del bottino. Mi venne spontaneo dirigere la prua nella loro direzione, per andare ad aiutarli. Ma il vecchio ci fermò: "Americani di m... andatevene via. Facciamo da soli", ci apostrofò. Forse pensava che, aiutandoli, avremmo preteso parte della preda, come prescrive la legge del mare. "Papa" trovò quell'episodio molto interessante: scrisse qualche frase sul suo inseparabile taccuino e mi disse: "Su questo episodio ci scriverò un libro". E così è nato uno dei romanzi più ietti al mondo. «Hemingway adorava il mare. Era capace di stare ore e ore a guardarmi trafficare sopra e sotto coperta. "Non sei stanco"?, gli chiedevo. "Perché non te ne vai a dormire?". "Perché sono qui per tenere compagnia a te e per imparare la vera vita di mare". E proprio dalla voce del mare traeva la sua ispirazione. Per questo non accettava nessuno a bordo del "Pilar": ho letto che da qua sarebbero passati personaggi importanti, attori e scrittori famosi. E' tutto falso: il "Pilar" era il regno mio e di "Papa". Nessuno avrebbe rotto il nostro incantesimo». Alfonso Signorini Il pescatore (101 anni) ha donato l'imbarcazione al governo: i turisti la rovinavano. In cambio Castro gli ha garantito cibo a vita «Mi prendevo cura di Ernest A me piaceva fargli da mangiare pettinarlo, massaggiarlo. A volte gli tenevo perfino i conti» Una rarissima immagine tratta dall'album di Gregorio Fuentes. Il marinaio (a destra) è a bordo del Pilar con Ernest Hemingway all'Avana. Lo scrittore è morto suicida nel 1961

Luoghi citati: Avana, Cuba, Florida, L'avana, Venezia