La Scala avvelenata dai fischi. Trappole e modelli del mondo

La Scala avvelenata dai fischi. Trappole e modelli del mondo AL GIORNALE La Scala avvelenata dai fischi. Trappole e modelli del mondo Lucrezia Borgia tra urla incivili Per fortuna l'amico che mi doveva procurare i biglietti per la prima della Lucrezia Borgia alla Scala di Milano è arrivato tardi e io andrò un'altra volta. Nell'intento di prepararmi al meglio ho pensato di ascoltare, come al solito, la diretta su Radiotre. Pazienza, mi sono detto, per la solita serie di commenti più degni di un salone di parrucchiere che di un Teatro Lirico che puntualmente Radiotre ci obbliga ad ascoltare (a proposito: tutti si lamentano, ma perché nessuno interviene?) ma questa volta sono rimasto senza parole per quello che ho ascoltato... e non per colpa dei cronisti. Si comincia purtroppo con 10 svenimento del Maestro Gelmetti, e tutti noi a casa piombiamo in un improvviso silenzio mterrninabile di venti, forse trenta secondi, senza che nessuno chiarisca cosa stia accadendo. Rassicurati sulle sue condizioni (quante volte si dice tra noi che è impossibile ascoltare l'opera con quel calore, ma il Teatro si trincera dietro supposte resistenze da parte dei cantanti, non pensando che quasi tutti sono abituati a cantare all'aperto con ben altre correnti d'aria...) viene il bello: dopo una pausa di 35 minuti, dunque a freddo, tenore e soprano attaccano il duetto del prologo, uno dei punti che di per sé sarebbero già difRcù^ssimi, si ascoltano alcune imprecisioni, ma alla fine viene giù un finimondo di fischi e urla di una inciviltà sconvolgente. Gente così farebbe meglio a rimanere al mercato degli imbecilli. A dialogare sui massimi sistemi insieme al signore che, solista, sul finire di queste prime contestazioni urla distintamente «cagna» aU'indirizzo dell'interprete. Si tocca come previsto 11 fondo con la grandiosa cabaletta finale dell'opera: sfida impari per Renée Fleming, ma non al punto da meritarsi di essere addirittura fischiata nel corso dell'esecuzione. Mai mi era capitato di ascoltare una cosa simile, oltretutto per uno spettacolo che in tutti gli altri Tea tri sarebbe stato accolto con buon esito di pubblico. Se si desidera dis¬ sentire, lo dice uno che ha orecchie quasi solo per Edita Gruberova, la Civiltà e l'Educazione sono il miglior modo di farlo. Nel rispetto di chi canta con il massimo impegno... o quanto meno ci prova. Paolo Malaspina p.malaspina@studenti.to.it Veicoli storici e vestiti «alla militare» Quale presidente del Imvcc, l'Associazione di collezionisti di veicoli storici ex militari che ha organizzato la manifestazione di Limone Piemonte del 26/28 giugno scorso, desidero rassicurare il signor Chiaffredo Rosso circa gli scopi della manifestazione e le intenzioni dei partecipanti. Nessuno ha mai voluto inneggiare alla guerra, di cui tutti ben conosciamo i lati più negativi, ma'si è inteso presentare, attraverso i nostri veicoli, una pagina di Storia, certo non lieta ma, innegabilmente, facente parte del nostro passato e, soprattutto, una tecnologia che, nata per scopi militari, ha in seguito generato tutta la motorizzazione fuoristrada oggi fondamentale negli interventi di protezione civile e molto praticata anche a livello sportivo. Circa l'abbigliamento di alcuni partecipanti, che tanto ha scandalizzato il signor Rosso, il fatto stesso che ne fossero abbigliate persone non più giovani e bambini dimostra che più che di una esaltazione del fenomeno bellico si è trattato di una sua esorcizzazione; se una famiglia decide di partecipare ad un raduno e per essere in carattere con il proprio veicolo decide di vestire «alla militare» anche Ù nonno ed i nipotini, si tratta pur sempre di una scampagnata, di cui certo qualcuno potrà criticare il gusto, e non di un'esaltazione della guerra da cui, questa faroiglia intenta a mangiare pane e salame seduta nel prato, è certamente quanto di più lontano. Si tranquillizzi signor Rosso, non veda i nostri partecipanti come seguaci di Marte ma, in modo più realistico, come altri collezionisti che, quando partecipano ad un raduno con la «Tor- pedo blu» degli Anni 30, indossano la paglietta e lo spolverino. La democrazia si basa sulla libertà per tutti di manifestare, nella legalità, i propri gusti e le proprie opinioni e questo concetto non mi pare esserle troppo familiare. Piero Brezza imvcc@aerre.it Ramazzotti, Zero e il rispetto del pubblico Desidero esprimere anch'io la mia opinione sul caso Ramazzotti. Il 14 maggio Renato Zero ha tenuto un concerto a Torino, nell'ambito di un tour partito sotto i migliori auspici e poi interrotto a causa del noto incidente occorso all'artista. Renato Zero si è esibito sotto una pioggia scrosciante che penetrava indisturbata, nel Palastampa. La corrente elettrica andava e veniva e le luci di scena sono state spente per evidenti ragioni di sicurezza. Nonostante la precarietà della situazione, Renato Zero ha portato regolarmente a termine le sue tre ore di concerto. E se qualcuno po¬ trebbe obiettare che in questo caso si è trattato di calamità naturale e non della maleducazione di un singolo, desidero ricordare che nel 1985, sempre a Torino, al Palazzetto, un inqualificabile individuo bersagliò il palcoscenico di uova, colpendo il direttore d'orchestra a una tempia. La rabbia di Renato Zero fu tanta, ma la sfogò unicamente aJl'mdirizzo del responsabile ed ebbe anzi parole di affetto e di riconoscenza verso la città di Torino. Tutto questo per sottolineare che cosa siano la professionalità e il rispetto verso il proprio pubblico. Sono certa che le mie parole valgono per la maggior parte dei grandi e piccoli artisti italiani. Renata Bettola picard@uol.it Cittadini, democrazia e interessi economici A proposito dei modelli del mondo Luciano Gallino asserisce sull'articolo pubblicato su La Stampa del 2 luglio, che ogni individuo è isolato nella sua concezione del mondo e che la politica, oltre che accettare questa realtà, deve favorirla, offrendo al cittadino la possibilità di «realizzare» se stesso, in quanto ente economico e in quanto persona libera in una società del diritto. Quindi la politica e la cultura non devono e non possono imporre la loro «clava concettuale» perché gli uomini, in sostanza, hanno il diritto di pensare con la propria testa. Spero di sbagliarmi, ma ho l'impressione che dietro il concetto della democrazia fondata sulla irreparabile contraddittorietà dei modelli del mondo, l'obiettivo della sua ricetta politica sia quello di legittimare l'anarchia capitalistica, rendendola accettabile in un ambito appunto democratico e di sinistra. Come potrà capùe mi trova in grave disaccordo e potrei farle molti esempi tra cui spicca quello degli hooligans. Quelli che lei chiama modelli del mondo io li chiamo pre giudizi, ideologie, credenze e, mi ripeto, quella che lei ritiene sia la migliore forma di democrazia io la chiamo anarchia selvaggia. Non voglio accusarla di nulla ma soltanto metterle di fronte i rischi di una politica siffatta che, in nome della libertà legittima qualsiasi pensiero, qualsiasi stile di vita purché supportati da una vittoria economica; della quale i beneficiari ultimi sono gli azionisti delle grandi multinazionali. Da questo punto di vista si prospetta un'era di sempre maggiore sfruttamento della piccola e media impresa e un maggiore impoverimento delle classi già povere e, dulcis in fundo, una concentrazione di capitali nelle mani di sempre meno individui. Carlo Ormea, Sanremo Il mio articolo sui modelli del mondo era alla fine un invito alla tolleranza, un richiamo alla necessità di dare voce e spazio anche alle idee che sentiamo più lontane da noi. Lei sostiene che così si difendono 1'«anarchia selvaggia» del capitalismo e gli interessi degli azionisti delle multinazionali. Ebbene lo ammetto. Possiedo cinque azioni d'una multinazionale e contavo con quell'articolo di farne salire il valore in Borsa. Per il momento non ci sono riuscito. Sarà colpa degli hooligans... Luciano Gallino Violante e il Presidente eletto dal popolo Un refuso di agenzia ha rovesciato, sulla Stampa di ieri, il pensiero dell'onorevole Luciano Violante. Secondo il presidente della Camera, infatti, «gli italiani vogliono eleggere direttamente il Presidente della Repubblica», e non il contrario.

Luoghi citati: Limone Piemonte, Milano, Sanremo, Torino