Rodotà ora boccia il codice fiscale di Bruno Gianotti

Rodotà ora boccia il codice fiscale Il garante della privacy avverte: troppo usato, così si viola la riservatezza dei dati personali Rodotà ora boccia il codice fiscale E la Camera vuole tasse federali ROMA. Il «grande fratello» è dietro un tesserino, dietro il codice fiscale che sta diventando un passepartout, una chiave universale per accedere ai fatti privati, non soltanto fiscali. Se ne abusa, dice Stefano Rodotà, Garante per la privacy del cittadino, e in futuro i rischi di violazione della riservatezza saranno ancora più grandi. Un esempio? La dichiarazione dei redditi. Che può contenere indicazioni sulle scelte religiose (grazie all'8 per mille) e sulla composizione del nucleo familiare, sulla presenza di portatori di handicap, sullo stato di salute. Quante persone possono andare a curiosare tra le «notizie» contenute in una dichiarazione dei redditi? Molte sicuramente, ed il campanello d'allarme è scattato con «Unico '98», il modello che ha sostituito il 740 e vione consegnato alle banche e agli uffici postali, invece che agli uffici tributari e ai Comuni. Anche perché, con il codice fiscale, è facile attraversare archivi diversi e ricostruire dossier personali. «Il codice fiscale si è tradotto in una sorta di codice di identificazione personale in quanto non solo è usato al di là dello stretto ambito fiscale, ma anche perché attraverso esso è molto agile l'interconnessione con diversi archivi», ha detto Rodotà davanti alla Commissione Finanze della Camera ed ha proposto di selezionare, o almeno di identificare con esattezza, chi può utilizzare il codice fiscale. Una serie di cautele che dovrebbe partire dal '99, quando la proliferazione e la distribuzione di archivi sul territorio aumenterà enormemente i rischi di intrusione nel privato. Già oggi, oltre ai dati delle denunce dei redditi, circolano negli uffici comunali i dati dell'Ici, ma per l'Irap si apriranno banche dati regionali. E' vero che banche e uffici postali hanno l'obbligo di distruggere i dati del modello Unico una volta tramessi alle Finanze, ma Rodotà sottolinea che la riforma del Fisco dovrà rispettare la riservatezza dei contribuenti: «Esistono enormi possibilità di raccolta e gestione dei dati, ma questo non significa che tutte siano legittime. Ci sono delle finalità di lotta all'evasione, ma si tratta di vedere se i mezzi sono adeguati e, soprattutto, legati alle finalità». Dal prossimo anno, insomma, il cittadino dovrà avere la possibilità di inviare direttamente alle Finanze la dichiarazione dei redditi, oppure utilizzare sportelli elettronici e stabilire con chiarezza, è la calda raccomandazione di Rodotà, «chi raccoglie i dati, cosa raccoglie, con quali finalità e chi può accedervi». Le Commissioni Finanze di Camera e Senato hanno intanto concluso l'indagine conoscitiva sull'ipotesi di federalismo fiscale «all'italiana». L'indirizzo è per una soluzione che aggiunga a tasse e addizionali locah' anche parte del gettito delle imposte nazionali, ma senza alzare l'imposizione. Le indicazioni sono scaturite da una serie di sopralluoghi in cinque regioni italiane, in Germania e Canada. Sia pure con un occhio rivolto al modello tedesco, il comitato ipotizza una versione italiana, escludendo l'ampliamento di autonomia tributaria di Regioni, Province, Comuni e riducendo contemporaneamente l'imposizione statale. Resta però un grosso ostacolo: con questo sistema verrebbero favorite le regioni più ricche del Centro-Nord e si imporrebbe la destinazione di una parte di entrate al Mezzogiorno. Il presidente della Commissione Finanze della Camera, Giorgio Benvenuto, ha spiegato che, in termini di cassa, nel 1997, lo Stato ha percepito entrate tributarie per circa 558 mila miliardi: 319 mila circa sono arrivati da imposte dirette (188 mila daU'Irpef e 44.500 dall'Irpeg) e 239 mila circa da imposte indirette (circa 118 mila dall'Iva). Benvenuto ha riferito i risultati di uno studio dell'osservatorio fiscale della Camera di commercio di Milano: le previsioni danno un imponibile Irap concentrato per il 49% nel Nord-Ovest, per il 12,7% nel Nord-Est, per il 23,8% nel Centro e soltanto per il 13,5% nel Sud e nelle isole. Bruno Gianotti Stefano Rodotà «processa» il codice fiscale

Persone citate: Giorgio Benvenuto, Rodotà, Stefano Rodotà

Luoghi citati: Canada, Germania, Milano, Roma