II jolly americano del nuovo Presidente di Mimmo Candito

II jolly americano del nuovo Presidente F ANALISI =1 II jolly americano del nuovo Presidente AGATHA Christie amava dire che «una coincidenza è soltanto un indizio, ma due coincidenze configurano già una prova». Se la signora Christie fosse ancora tra di noi, seguirebbe ora con qualche perplessità la «coincidenza» delle due morti eccellenti, entrambe per infarto, che hanno scatenato una mezza rivoluzione in Nigeria - la morte del generale Abacha un mese fa e ora quella del presidenziabile Chief Abiola. Già l'Africa è terra di ombre lunghe, e la Nigeria di Abacha era poi diventata una sorta di giungla urbanizzata dove l'arraffo, il privilegio e l'omicidio dominavano la vita politica. Due cadaveri ingombranti legittimerebbero ogni sospetto. Ma il nuovo leader, il gen. Abdulsalam Abubakar, giura che le coincidenze sono soltanto coinci denze: e non v'è ragione apparente per non credergli. Diciamo meglio: pare che credergli sia nell'interesse di tutti. Abubakar infatti arriva come una sorta di uomo della provvidenza a tentare di riportare nel quadro delle norme internazionali un Paese che andava scivolando irreparabilmente dentro la palude dei senzalegge. Ancora giovane per il suo grado (56 anni), militare di carriera che ha sempre rifiutato qualsiasi prebenda politica, rispettato e apprezzato da tutti i suoi voraci colleghi proprio per questa riservatezza, diventa improvvisamente l'unica alternativa credibile allo sfascio di un Paese che le tensioni etniche hanno sempre tenuto sul baratro della frantumazione (un vecchio leader nigeriano, Obafemi Awolowo, nei primi giorni dell'indipendenza dall'Impero britannico ammoniva: «Attenzione, tra la Nigeria Occidentale e 1 l'Orientale c'è la stessa diI versità che tra l'Irlanda e la Germania; e quanto al Nord, tanto differente da entrambe quelle regioni quanto potrebbe esserlo la Cina»). E' convinzione diffusa che ora le due «coincidenze» abbiano segnato la fine di un tempo, nella storia della Nigeria. E non soltanto perché i due milioni di barili di petrolio estratti ogni giorno dal suo sottosuolo fanno della Nigeria il maggior produttore africano d'idrocarburi (quinto fornitore per gli Stati Uniti), ma anche perché le dimensioni territoriali di questo Paese, la sua collocazione geografica, e il rilievo demografico, gli danno un ruolo di potenza regionale che trova un parallelo solamente nel Sud Africa. E questoTuolo comporta il dovere obbligato di rimettere presto in ordine il primato di Paese più corrotto. L'apertura di credito che da ogni parte del mondo (Ko- ' fi Annan, una settimana fa, ne è stato l'interprete ufficiale) viene concessa al generale Abubakar non vuol dire però che la lotta di potere sia ormai chiusa: i vecchi sodali di Abacha, e i giovani ufficiali che aspettavano impazienti il turno di mettere anch'essi le mani sui traffici miliardari dello Stato, formano una coalizione che resiste al cambio. E se ieri Abubakar non ha riconfermato la data di ottobre per il ritorno ad elezioni libere e aperte, vuol dire allora che il braccio di ferro c'è ed è assai duro. Dalla sua, però, il nuovo Presidente ha tre alleati: gli ex capi di Stato Maggiore Babangida e Buhari, e il capo dell'esercito Bamaiyi. In più ha anche un jolly: il sostegno americano. Non occorre scomodare Lady Christie per capire come questo jolly sia una «coincidenza» vicente. Mimmo Candito ito |