Arnett graziato dalla Cnn
Arnett graziato dalla Cnn La star di Baghdad aveva dato volto e voce al servizio sull'uso del gas nervino in Vietnam Arnett graziato dalla Cnn Accettate le spiegazioni sulfalso scoop WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Peter Arnett salva il posto per un soffio. Il ruvido corrispondente di guerra che diede un volto alla Cnn con le sue telecronache in diretta da Baghdad sette anni fa, era stato convocato d'urgenza ieri al quartier generale ad Atlanta, non certo per ricevere medaglie. Ma alla fine, dopo un lungo faccia a faccia, è riuscito a convincere i vertici dell'azienda a non licenziarlo. Il fiasco di una sua recente inchiesta sull'uso di gas nervino da parte degli americani in Vietnam aveva provocato una rivolta dei giornalisti della Cnn, che volevano far pagare ad Arnett l'imbarazzo e la vergogna del falso scoop. Lui si è difeso dicendo che aveva solo fatto da narratore del servizio e che non era responsabile dei contenuti. Il mese scorso la rete fondata da Ted Turner e adesso di proprietà del gruppo Time-Warner aveva lanciato con un gran battage pubblicitario un nuovo programma di attuante intitolato «Newsstand» (l'edicola), un programma di inchieste vigorose, condotte a muso duro, per attirare quell'audience che eludeva la rete. Prima puntata: «Operation Tailwind», una missione portata a termine nel 1970 in Laos per uccidere con il gas nervino un gruppo di soldati americani passati al nemico. Un pezzo forte, con un narratore altrettanto forte: Arnett, il reporter d'assalto che si era fatto le ossa in Indocina ed aveva vinto un Pulitzer nel 1966 per la sua copertura della guerra in Vietnam. Prevedibilmente, l'impatto del reportage era stato enorme: sgomento dell'opinione pubblica, inchiesta del Pentago- no, dibattiti a non finire sui talk show. Solo che l'inchiesta era piena di buchi e lacune e non appena gli altri giornali avevano cominciato a fare qualche verifica, ecco che lo scoop si era rapidamente sgonfiato: il gas «nervino» era probabilmente gas lacrimogeno. Sotto tiro da parte di militari e personaggi ancora molto influenti come Henry Kissinger, i vertici della Cnn avevano ordinato un'indagine interna. Alla fine della quale avevano concluso che il servizio non sarebbe dovuto andare in onda. La settimana scorsa fecero una pubblica e imbarazzatissima ritrattazione. Le conseguenze interne erano state immediate e drammatiche: l'autrice dell'inchiesta, Aprii Oliver, era stata licenziata in tronco. Stesso destino per i suoi diretti superiori, Jack Smith e Pamela Hill, che lavoravano alla Cnn da anni. E Arnett, che aveva collaborato all'inchiesta ed aveva dato il suo volto e il suo nome allo scoop? «Una reprimenda», avevano annunciato i capi, spie- gando che «il bardo di Baghdad» in realtà aveva avuto un ruolo minore nell'inchiesta vera e propria. Sembrava che dovesse finire lì. Ma i vertici della Cnn non avevano messo in conto l'umore dei loro giornalisti, indignati dalla disparità del trattamento e dal fatto che i pezzi grossi erano rimasti in sella. Nel tentativo di addolcire gli animi, i vertici dell'azienda avevano annunciato la nomina di un nuovo vicepresidente incaricato di verificare a fondo tutte le inchieste della Cnn. Ma la protesta non si era calmata. Anzi, la pressione per la (desta» di Arnett aveva continuato a sabre. Finché era circolata la notizia: Arnett, in vacanza in Oregon, era stato convocato d'urgenza ad Atlanta. «So di rischiare il posto», aveva detto prima d'imbarcarsi sull'aereo. «Ma spero che non diano tutta la colpa a me. Sono rimasto sveglio fino alle tre di notte per preparare la mia difesa». Andrea di Robilant Dopo il licenziamento in tronco dell'autrice dell'inchiesta e dei due suoi diretti superiori, i giornalisti avevano chiesto anche la testa del premio Pulitzer La sede della Cnn ad Atlanta e Peter Arnett, il reporter d'assalto che si era fatto le ossa in Indocina ed aveva' vinto un premio Pulitzer nel 1966 per la sua copertura della guerra nel Vietnam
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