Monopoli
Monopoli Monopoli ADO-DADO: cinque più cinque uguale dieci. Unoduetrequattrocinqueseisetteottonovedieci. Via San Tommaso. In via San Tommaso si va se non si è a dieta. Se invece lo si è, meglio cambiare strada e lasciar perdere. Chi non è a dieta (o chi volesse costruirsi un fisico alla Gambarotta, il pensionato con quel sorriso un po' da ebete qua di fianco: non che sia ebete davvero, è solo che lui in via dei Mercanti ci va spesso), legga pure serenamente le righe che seguono. Gli altri, quelli angosciati dalle prossime inumane vacanze in spiaggia, lascino perdere. In via San Tommaso si va per via dei formaggi, in una specie di Paradiso Caseario da tutti conosciuto come «dalle sorelle»: forse perché gestito proprio da due sorelle, con l'aiuto di una ragazza che potrebbe essere una loro nipote, ma queste sono solo congetture. Già la vetrina - o meglio, le vetrine - delle Sorelle sono un attentato al comune senso del pudore, molto più di quelle di un certo quartiere di Amsterdam. Davanti alle vetrine delle Sorelle, si commette inevitabilmente peccato. Violando, innanzitutto, il famoso e spesso disatteso comandamento «Non desiderare la donna d'al¬ tri»: forse a causa del fatto che non è possibile non desiderare molto fisicamente ciò che giace sfacciatamente esposto al di là delle trasparenti superfici. Caciotte, tomini, fontine, pecorini, tome di Lanzo, caciocavalli, castelmagni, ricotte, parmigiani, robiole: «Ti ho visto, sai!», si sente talvolta esclamare da certe signore all'indirizzo dei loro mariti: «Ho visto come guardavi quella robiola!», frase a cui segue l'inevitabile «Bada bene, caro, o me o lei!», al che il caro lascia sulla strada senza indugi la consorte e si precipita nel negozio, felice. Dalle Sorelle, come in ogni posto che si rispetti, si può naturalmente assaggiare il formaggio prima di procedere all'acquisto: nell'indecisione tra due tipi differenti poi però li si compra entrambi. In via San Tommaso si va da Elia, nell'eventualità che non si sia capaci di fare gli agnolotti in casa ma si voglia far credere ad eventuali ospiti che invece li si sappia fare alla perfezione: cosa che vale anche per le tagliatelle, i tortellini, i ravioli, i cappelletti e quant'altro. Oltre ai primi piatti, da Elia si trova quand'è stagione - un castagnaccio che di solito è molto meno leggero di un qualsiasi brodino, ma anche assai più buono. L'insalata russa poi è paragonabile al Viagra: non dal punto di vista dell'afrodisiaco-coadiuvante sessuale, ma da quello del rischio d'infarto, nel senso che se ne portate a casa un chilo e ve lo mangiate tutto già salendo le scale quasi sicuramente infartate. Anche per quanto riguarda l'insalata russa, vale comunque la regola riportata sopra a proposito degli agnolotti in particolare e dell'altra pasta in generale: potrete dire tranquillamente di averla fatta voi con le vostre manine, basta che vi ricordiate di non servirla volgarmente nella vaschetta di plastica del negozio in cui l'avete comprata. L'unico problema del pastificio Elia è che se ne sta proprio dirimpetto alle Sorelle (cosa che, tra l'altro, è anche l'unico problema delle Sorelle, che se ne stanno proprio in faccia a Elia): dopo essere entrati nell'uno dei due esercizi, vi sentirete così in colpa ricordandovi la faccia del vostro medico della mutua davanti all'esito del vostro ultimo esame del sangue (e conseguente evidnza dello sfondamento di qualsiasi limite massimo immaginabile del colesterolo) da non voler più entrare nell'altro. Poi però vi direte, come ci si dice in queste occasioni, «massi, chisenefrega», oppure il classico ed equivalente «si vive una volta sola», o anche «be', del resto è da un po' che voglio farla finita» e insieme alla pasta fresca e all'insalata russa e al castagnaccio (quand'è stagione) trotterete via di lì a poco anche con mezzo chilo di pecorino al peperoncino e altre prelibatezze o ordigni che dir si voglia. In via San Tommaso si va anche, è ovvio, a caccia di biscotti, amaretti, torcetti, fette biscottate, grissini, pane: il tutto a pochi passi da Elia, e sempre di fronte alle Sorelle, nel cosiddetto Triangolo delle Calorie. A qualche metro di distanza, magari anche al di là di via Pietro Micca, bisognerebbe un giorno aprire uno di quei famosi «centri della salute»: i clienti non mancherebbero. Nell'attesa, ci si potrebbe però fare uno zabajone, approfittando delle uova di Perruquet, all'angolo con via Barbaroux. Almeno quello, anche in casa, non è difficile da fare.
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