Perché tutte quelle strisce?

Perché tutte quelle strisce? LE TRE SPECIE DI ZEBRE Perché tutte quelle strisce? Non c 'è ancora una spiegazione scientifica LE zebre chi non le conosce? Tutti coloro che durante le vacanze hanno occasione di visitare i parchi nazionali africani possono ammirare da vicino questi splendidi «cavalli zebrati». Inconfondibile quel loro mantello a strisce bianche e nere. Agli occhi del profano sembrano tutte uguali. Ma gli studiosi che guardano molto più per il sottile, ne distinguono tre specie diverse: la zebra di Burchell (Equus burchelli), quella che ha la maggiore diffusione. La si trova nelle pianure del Continente Nero, dalle savane dell'Africa orientale fino alla boscaglia del Sudafrica. C'è poi la zebra di montagna, che preferisce un clima più temperato e abita le regioni montuose della Namibia e del Sudafrica. Infine c'è la zebra di Grevy, in allarmante declino numerico. Un tempo il suo habitat comprendeva tutta l'Africa orientale, ma oggi si è ridotto a poche aree semidesertiche in Kenya, Etiopia e Somalia. Gli zoologi non solo hanno classificato tre specie di zebre, ma hanno anche scoperto che non esistono due individui perfettamente identici. Ciascuno ha una sua livrea particolare, come se portasse sulla pelle le proprie impronte digitali. Molto difficile rispondere alle domande: che funzione hanno le strisce del mantello? Si sono fatte varie ipotesi in proposito. Desmond Morris ne elenca addirittura nove, ma dichiara: «Ognuna di queste ipotesi presenta degli aspetti validi, ma nessuna è del tutto convincente». Non sappiamo quindi se la zebratura abbia scopo mimetico, come molti sostengono, oppure serva come segno di riconoscimento personale, o abbia altre funzioni. Comunque, studiando le zebre per molti anni consecutivi, Mace A. Hack e Daniel I. Rubenstein hanno scoperto che esistono in questi selvatici due tipi diversi di società. Le zebre di pianura e quelle di montagna vivono tutto l'anno in gruppi stabili formati da uno stallone, diverse giumente (da una a sette) e i piccoli delle ultime generazioni. Naturalmente lo stallone, essendo l'unico maschio adulto, ha il monopolio degli accoppiamenti con le femmine del gruppo. Un tipo di società che esiste in molti altri animali sociali, come i leoni o gli elefanti. Però, mentre in questi ultimi i legami sociali si stabiliscono esclusivamente tra consanguinei, nelle società delle zebre, i legami si stabiliscono tra individui non imparentati tra loro. Questo succede perché, analogamente a quanto avviene in poche altre specie, come i gorilla di montagna o i babbuini amadriade, non solo i giovani di sesso maschile, ma anche quelli di sesso femminile tendono ad allontanarsi dal branco nativo, con tutta probabilità per evitare l'incesto. Infatti se uno stallone rimane padrone di un harem per molti anni, è inevitabi le che prima o poi le femmine rima' ste «a casa» si accoppino con il padre. A differenza delle colleghe, le zebre di Grevy sono molto meno sociali. I maschi se ne stanno per conto le ro, s'impadroniscono di un territorio ricco di risorse e lo difendono ad oltranza. Non formano legami permanenti con le femmine, ma si accoppiano con qualunque giumenta capiti nel loro territorio. Non avrebbero nessun interesse ad inseguirle mentre si spostano in cerca di acqua e di pascoli. Sarebbe una strategia inefficiente e una perdita di tempo perchè le femmine sono sessualmente recettive soltanto per un brevissimo periodo dopo il parto e la lunga gestazione che dura tredici mesi. Le giumente dal canto loro quando allattano i piccoli, debbono fermarsi per forza in una località ricca di acqua e di buona erba dove si è insediato uno stallone e sono costrette a rimanervi per vari mesi fino a che i puledri non siano in grado di viaggiare. Così, se riesce a scacciare i rivali, il maschio residente ha buone probabilità di accoppiarsi con le va¬ rie femmine recettive che vengono a mangiare e a bere nel suo territorio. La differenza tra i due tipi di società dipende essenzialmente da motivi ecologici. Le zebre di Grevy vivono in regioni semiaride, dove i migliori pascoli sono oasi molto lontane l'una dall'altra. Per cui, per trovare cibo sufficiente, le femmine sono costrette a percorrere grandi distanze. Non sono quindi in grado di formare gruppi stabili. Le zebre di pianura e quelle di montagna invece generalmente abitano zone dove pascoli e punti d'acqua sono uniformemente distribuiti. Comunque, visti i vantaggi della territorialità, vien fatto di chiedersi perché mai i maschi delle zebre di pianura e di quelle di montagna non abbiano adottato la stessa strategia. Invece di dover difendere un intero harem di femmine per potersi accoppiare con quelle che vanno in estro, non sarebbe più conveniente per loro fermarsi in un posto ricco di risorse e aspettare che ci vengano a mangiare e ad abbeverarsi le femmine? La ragione c'è. Come tutti gli equidi erbivori, anche le zebre debbono ingerire grandi quantità di cibo e passano sedici ore del loro tempo mangiando. Specialmente le femmine, quando sono in gravidanza o in allattamento, hanno bisogno di mangiare indisturbate. Solo in questo modo riescono ad allevare nel miglior modo i fi¬ gli. E invece, nelle specie sociali che formano harem succede che ogni tanto uno o più maschi scapoli cerchino di avvicinarsi e di accoppiarsi con una delle femmine. Quando avviene un'intrusione del genere, le giumente interrompono il pasto - cosa per loro assai dannosa - e si raccolgono in gruppo con le altre femmine, mentre si scatena un duello sanguinoso tra lo stallone e il rivale scapolo. Sono lotte violente che possono durare anche una ventina di minuti. Generalmente riesce vittorioso il maschio residente. Ma alle volte i maschi scapoli cosa fanno? Si coalizzano formando gruppi di assalto. Un solo stallone non riuscirebbe a fronteggiare un attacco del genere. E allora ecco che sorge un livello aggiuntivo di organizzazione sociale. Parecchi stalloni con i rispettivi harem si associano a formare branchi che possono contare anche varie centinaia di individui. E in questi gruppi sociali allargati le femmine possono consumare tranquillamente il loro pasto e allevare al meglio la prole, protette da una folta schiera di difensori. Come sempre è l'unione che fa la forza. Isabella Lattes Coifmann g si è ridotto a poche aree semidesertiche in Kenya, Etiopia e Somalia. Gli zoologi non solo hanno classificato tre specie di zebre, ma hanno anche scoperto che non esistono due individui perfettamente identici. Ciascuno ha una sua livrea particolare, come se portasse sulla pelle le proprie impronte digitali. Molto difficile rispondere alle domande: che funzione hanno le strisce del mantello? Si sono fatte varie ipotesi in proposito. Desmond Morris ne elenca addirittura nove, ma dichiara: «Ognuna di queste ipotesi presenta degli aspetti validi, ma nessuna è del tutto convincente». Non sappiamo quindi se la zebratura abbia scopo mimetico, come molti sostengono, oppure serva come segno di riconoscimento personale, o abbia altre funzioni. Comunque, studiando le zebre per molti anni consecutivi, Mace A. Hack e Daniel I. Rubenstein hanno scoperto che esistono in narsi dal branco nativo, con tutta probabilità per evitare l'incesto. Infatti se uno stallone rimane padrone di un harem per molti anni, è inevitabi le che prima o poi le femmine rima' ste «a casa» fino a che i puledri non siano in grado di viaggiare. Così, se riesce a scacciare i rivali, il maschio residente ha buone probabilità di accoppiarsi con le va¬ di femmine per potersi accoppiare con quelle che vanno in estro, non sarebbe più conveniente per loro fermarsi in un posto ricco di risorse e aspettare che ci vengano a mangiare e ad abbeverarsi le femmine? La ragione c'è. Come tutti gli equidi erbivori, anche le zebre debbono ingerire grandi quantità di cibo e passano sedici ore del loro tempo mangiando. Specialmente le femmine, quando sono in gravidanza o in allattamento, hanno bisogno di mangiare indisturbate. Solo in questo modo riescono ad allevare nel miglior modo i fi¬ possono contare anche varie centinaia di individui. E in questi gruppi sociali allargati le femmine possono consumare tranquillamente il loro pasto e allevare al meglio la prole, protette da una folta schiera di difensori. Come sempre è l'unione che fa la forza. Isabella Lattes Coifmann senza di febbre aLa donna, nonafflitta dalla tosni si trascinava all'altro lamencatarro. Aveva lee incavate, comteggere i polmondo sovraclavearnistra, con una giungeva la scapsommma gli stesla Tbc (confermradiografie) ma bene alla chemavrebbe dovutomalattia del genAspirato il pue dopo un assiddito lavoro di riha scoperto l'ormalattia: un bdel Burundi»), sta diffondenmente. Già nel 1990 viduati tre o qucobatteri di quil «micobatterioperto in Svezioggi in grado drittura una veorganismi, che diversa (ovale) liti micobatterLa malattia vietata con succeprotocollo di trci. La cosa più itolinea Saporitala ricerca, perchmicobatteri divmente p"<fo^ manifeststo cuno puntcietàcui rie sindedei esemnamstress cronico ne dei cibi prolizzo di estroggamici. SÉP Si ìsm

Persone citate: Daniel I. Rubenstein, Desmond Morris, Isabella Lattes Coifmann, Mace A. Hack

Luoghi citati: Burundi, Etiopia, Kenya, Somalia, Sudafrica