I 3 cerchi di Totò
I 3 cerchi di Totò I 3 cerchi di Totò Le difficoltà tecniche e politiche che l'Enel incontra nell"affacciarsi'sullibero mercato UN blitz: è la prima parola che viene in mente per descrivere l'intervento di Franco Tato, amministratore delegato dell'Enel, all'inaugurazione della centrale di Trino, nel suo genere la numero uno in Italia e la terza in Europa. Tato è sbarcato da mi elicottero sul piazzale dell'impianto. Con tre minuti di anticipo ha dato il via alla conferenza stampa. Per mezz'ora ha martellato dati e duri giudizi sull'Authority per l'energia e sul governo. Ha concluso con un avvertimento minaccioso: «Noi ci auguriamo di poter con- durre rapporti corretti ma non potremo che rendere evidenti in termini di investimenti e di personale le eventuali rinnovate azioni ostili nei confronti dell'Enel». Ed è risalito sull'elicottero. L'Enel sta vivendo la transizione da ente statale in stile sovietico ad azienda di mercato governata in stile iperliberista. Una conversione che sarebbe ardua per qualsiasi impresa ma che lo è ancora di più per un'azienda che produce un bene sociale e strategico come l'energia elettrica. Ma non è questo l'a¬ spetto che preoccupa Tato. C'è ben altro. A complicare le cose spiega l'amministratore delegato - intervengono condizioni al contomo che non sono coerenti con la svolta verso il mercato. Prima di tutto esistono contratti d'importazione di energia pluriennali su cui l'Enel non ha possibilità di intervento; poi c'è l'obbligo di acquisto di energia da produttori italiani anche a prezzi non convenienti; e c'è la rigidità del mix di fonti primarie che l'Enel deve bruciare nelle sue centrali termoelettriche (dalle quali dipende il 79 per cento della produzione, contro il 19 di idroelettrico e il 2 di geotermico). I primi due problemi potrebbero avere soluzioni di tipo essenzialmente politico. Si tratterebbe di prolungare un regime assistenziale per traghettare l'azienda verso il libero mercato. Che è un po' la quadratura del cerchio. Il terzo problema ha sfaccettature politiche, tecniche ed economiche. Oggi l'energia termoelettrica dell'Enel è prodotta al 66 per cento bruciando olio, al 21% bruciando metano e al 13% bruciando carbone. L'olio adatto alle nostre centrali ha un mercato bloccato e l'Italia è quasi l'unico cliente. Il metano, tuttora in regime di monopolio, ha un costo nettamente più elevato di ogni altra fonte fossile (circa un terzo più del carbone) anche se una centrale a ciclo combinato come quella di Trino riesce a migliorarne il rendimento dal 40 al 48%. Il carbone avrebbe i vantaggi del minor costo e della massima indipendenza da Paesi instabili (dipendenza invece molto forte per il metano e per il petrolio), ma incontra l'opposizione degli ambientalisti, benché la tecnologia oggi consenta di ridurne le emissioni quasi al livello del metano (a parte la maggior produzione di anidride carbonica). Anche cambiare il mix delle fonti energetiche ricorda la quadratura del cerchio. C'è infine la questione della bolletta. Nella sala comando della centrale di Trino domina un monitor che dice in ogni istante se la produzione di elettricità stia avvenendo in attivo o in passivo. Quel monitor è il simbolo della rivoluzione in corso. Tato non vuole più «tariffe» ma «prezzi», cioè non politica ma mercato. Conciliare i prezzi con il carattere sociale e strategico dell'energia elettrica: ecco il terzo cerchio. Piero Bianucci daia e quel calore che un tempo arebbe andato sprecato serve oggi a produrre vapore per alimentare una seconda turbina collegata ad un secondo alternatore. Dallo stesso combustibile iniziale è dunque possibile un nuovo ciclo di produzione di elettricità; da cui il nome di centrale a ciclo combinato. La turbina a vapore rende 110 mila chilowatt (215 Ferrari). Tramite un condensatore il vapore torna acqua e l'acqua di circolazione si rinfresca tramite due gigantesche torri di raffreddamento alte 100 metri e larghe altrettanto. La centrale garantisce un ottimo rispetto dell'ambiente. I cicli dell'acqua e del vapore sono a circuito chiuso e non una goccia viene dispersa all'esterno. Mentre una sofisticata rete di monitoraggio (4 centraline automatiche di misura, una stazione meteorologi¬ dato il via alla conferenza stampa. Per mezz'ora ha martellato dati e duri giudizi sull'Authority per l'energia e sul governo. Ha concluso con un avvertimento minaccioso: «Noi ci auguriamo di poter con- termini di investimenti e di personale le eventuali rinnovate azioni ostili nei confronti dell'Enel». Ed è risalito sull'elicottero. L'Enel sta vivendo la transizione da ente statale in stile sovietico ad azienda di mercato governata in stile iperliberista. Una conversione che sarebbe ardua per qualsiasi impresa ma che lo è ancora di più per un'azienda che produce un bene sociale e strategico come l'energia elettrica. Ma non è questo l'a¬ spiega lamministratore delegato - intervengono condizioni al contomo che non sono coerenti con la svolta verso il mercato. Prima di tutto esistono contratti d'importazione di energia pluriennali su cui l'Enel non ha possibilità di intervento; poi c'è l'obbligo di acquisto di energia da produttori italiani anche a prezzi non convenienti; e c'è la rigidità del mix di fonti primarie che l'Enel deve bruciare nelle sue centrali termoelettriche
Persone citate: Franco Tato, Piero Bianucci
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