LA VITA E' UNA FORMULA

LA VITA E' UNA FORMULA LA VITA E' UNA FORMULA La garzantina della chimica ON le sue 1040 pagine fitte e sottili, l'Enciclopedia della Chimica appena uscita da Garzanti ha le dimensioni, la compattezza e anche il peso di un mattone. Il paragone, che sarebbe offensivo per un qualsiasi libro di narrativa o di saggistica, in questo caso invece non solo è appropriato ma anche elogiativo. Con i mattoni si costruisce, e le «garzantine» sono mattoni del sapere, strumenti di lavoro essenziali che in Italia, dalla «garzantina» generalista degli Anni 50 ad oggi, hanno edificato la cultura di base in molti campi fondamentali: letteratura, arte, scienza, economia, musica, geografia, medicina, economia, filosofia, diritto e altri ancora. Che adesso tra i mattoni sia arrivata la chimica, mentre non ci sono ancora la fisica e la biologia, si presta a varie considerazioni. Culturali e sociali. Chimica, racconta l'ampia sezione storica dell'enciclopedia, è parola di origine dubbia: forse dall'egiziano chemnis (o kimet), parola che indicava il colore nero ma anche la terra ne dubbia: forse dall'egiziano chemil colore nero, ma anche la terra e per estensione l'Egitto stesso; forse dall'arabo al'kimija, a sua volta generato dal greco-bizantino chemeia (l'arte di fare leghe metalliche) attraverso il siriano khumia. E' certo invece che oggi noi diciamo chimica almeno in due sensi, per indicare la disciplina scientifica e per indicare l'industria che ne è derivata. Usiamo anche l'aggettivo chimico non tanto nel significato proprio quanto nell'accezione di «artefatto», contrapposto a naturale, e quindi con una connotazione negativa. Connotazione che si riverbera sulla chimica stessa, in qualsiasi significato si usi la parola. Perché si dice chimica e si pensa a Seveso, a Bophal o alle esalazioni delle raffinerie. In realtà non solo tutto ciò è culturalmente sbagliato, ma è anche ingiusto. Se la speranza di vita nell'ultimo secolo è passata da 48 anni a quasi 80 si deve in gran parte alla chimica, che ha dato migliaia di farmaci, ha permesso all'agricoltura di sfamare una popolazione di miliardi di uomini e ci ha offerto migliaia di materiali che hanno pervaso la nostra giornata: dallo spazzolino con cui ci laviamo i denti appena scesi dal letto al telecomando con cui spegniamo il televisore prima di andare a dormire. Senza chimica non potremmo mangiare, viaggiare, vestirci, lavarci, curarci. Non leggereste questo giornale senza chimica della cellulosa e dei coloranti per inchiostri. Anche le biotecnologie, il settore più rivoluzionario per la società di domani, sono figlie della chimica. C'è dunque un grave errore di percezione, una distorsione culturale che discende forse dalla legge del giornalismo secondo la quale un cane che morde un uomo non è notizia, mentre lo è l'uomo che azzanna un cane. Della chimica conosciamo l'eccezione, non la normalità. Né è distinguibile una molecola «naturale» da una di sintesi, se non forse per il fatto che la seconda è esente da eventuali impurità. Che ora una «garzantina» ci presenti in 3500 voci, 1000 formule di struttura e 160 disegni l'insieme delle conoscenze chimiche è una buona premessa per attribuire a queste conoscenze il peso sociale che effettivamente hanno nella società contemporanea. Ma c'è poi un aspetto culturale forse ancora più importante. «La chimica - si legge nelle prime righe dell'enciclopedia - è la scienza che studia la materia, la sua costituzione intima, le sue trasformazioni e le leggi che le governano». Questa definizione fa venire in mente Primo Levi, chimico nella professione e grande scrittore nel tempo libero, quando in un racconto del Sistema periodico parla della «Materia-Mater», etimologia che non potrebbe essere più eloquente. «Vincere la materia soggiunge - è comprenderla, e comprendere la materia è necessario per comprendere l'universo e noi stessi». Poche righe più avanti, rievocando gli studi universitari, Levi coglie addirittura una lezione di etica e di politica: «La chimica e la fisica di cui ci nutrivamo, oltre che alimenti di per sé vitali, erano l'antidoto al fascismo che lui ed io cercavamo, perché erano chiare e distinte e ad ogni passo verificabili, e non tessuti di menzogne e di vanità, come la radio e i giornali». Ancora un passo, e si scopre che il sistema periodico di Mendeleev è «una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo: a pensarci bene ha perfino le rime». A conferma, un'autentica emozione poetica si prova anche davanti alle due pagine della «garzantina» che contengono l'elenco degli elementi chimici ricordando che di essi soltanto i due più semplici - idrogeno ed elio - si formarono nel Big Bang. Tutti gli altri sono nati nel cuore caldo delle stelle e nelle esplosioni delle supernove. Di lì, dai bagliori cosmici, viene la materia prima che ha dato origine ai pianeti, alle piante, agli animali, all'uomo. Noi stessi, dunque, siamo il risultato di una alchimia. Cioè di una chimica ancora arcana. Piero Bianucci Dmitrij Ivanovic Mendeleev lo scienziato che scoprì il sistema periodico

Persone citate: Dmitrij Ivanovic Mendeleev, Garzanti, Mater, Mendeleev, Piero Bianucci Dmitrij Ivanovic, Primo Levi

Luoghi citati: Egitto, Italia, Seveso