TRA MENTE E COMPUTER

TRA MENTE E COMPUTER TRA MENTE E COMPUTER Penrose contro Hawking EL 1989 Roger Penrose, docente di Matematica dell'Università di Oxford, pubblicò un libro, La mente nuova dell'imperatore, che nonostante la complessità degli argomenti affrontati diventò immediatamente un best seller. Per la prima volta i temi più attuali del dibattito scientifico venivano portati al grande pubblico da uno dei protagonisti di questa ricerca, in termini scientificamente corretti ma comprensibili anche a chi non era del mestiere. «Un libro meraviglioso per profani intelligenti», lo definì Martin Gardner nella sua prefazione al libro. L'autore, celebre fisico mate- IL GRANDE, IL PICCOLO E LA MENTE UMANA Roger Penrose Raffaello Cortina Editore pp. 190 L. 30.000 Gardner nella sua prefazione al liL'autore, celebre fisico mate- matico, noto per i suoi lavori sui buchi neri e sulla teoria quantistica della gravità, esponeva i suoi dubbi sulla meccanica quantistica e sulla possibilità che questa potesse essere la teoria finale, in grado di spiegare tutti i processi fondamentali. In pratica le idee di Penrose risultarono un feroce attacco all'Intelligenza Artificiale. «E' impossibile che la meccanica quantistica possa arrivare a spiegare la mente umana e che un qualsiasi dispositivo elettronico la possa sostituire»: questa era la sua tesi che provocò aspre reazioni da parte dell'ampia schiera dei seguaci dell'Intelligenza Artificiale. Penrose, per difendersi dalle tante critiche che gli vennero rivolte, scrisse un secondo libro, nel 1994, Ombre della mente, in cui riprendeva le sue idee contrattaccando a sua volta gli avversari e cercando di chiarire la «visione del mondo», in particolare, le relazioni fra i tre mondi che poneva come riferimento alla sua analisi: quello fisico, il mondo dalla mente e il mondo platonico delle idee in cui matematici e fisici lavorano. E le polemiche continuano ancora oggi, con un vivace dibattito che contrappone in particolare Stephen Hawking a Penrose, due scienziati che hanno svolto insieme molte ricerche nell'ambito dell'astrofisica e della cosmologia. E' un dibattito che ricorda quello storico, sempre sull'efficacia della meccanica quantistica, e che oppose negli Anni Venti Albert Einstein a Niels Bohr. Il primo non poteva accettare la natura probabilistica della meccanica quantistica, difesa invece da Bohr. «Dio non gioca a dadi» è la celebre battuta di Einstein e «Einstein deve smetterla di dire a Dio che cosa debba fare» è la risposta di Bohr. Ora, in termmi ovviamente più moderni, questo dibattito ritorna, con Penrose e Hawking come prota- gonisti. «L'Universo - si chiede Penrose - è governato unicamente dalle leggi della meccanica quantistica?». E aggiunge: «Qualcosa di nuovo si presenterà e cambierà profondamente la struttura di questa teoria». La meccanica quantistica viene invece difesa da Hawking il quale aggiunge a proposito dell'Intelligenza Artificiale: «Non vedo alcuna ragione per cui l'intelligenza non possa essere simulata su un computer. Indubbiamente, per il momento, non siamo in grado di simulare l'intelligenza umana. Ma Penrose ammette pure che non c'è nessuna linea divisoria tra intelligenza umana e animale. Pertanto gli sarebbe stato sufficiente considerare l'intelligenza di un lombrico. Non credo che si possa mettere in dubbio la possibilità di simulare il cervello di un lombrico su un computer». Difficile, per il lettore comune, decidere chi possa avere ragione, ma si deve riconoscere a Penrose il grande coraggio, con i suoi libri, di aver messo pubblicamente in discussione le proprie idee o meglio le sue ipotesi, prima che queste abbiano avuto una conferma, con un linguaggio comprensibile ad una persona di media cultura. In questo modo rende pubblico un percorso di ricerca che solitamente lo scienziato svolge nel chiuso del proprio laboratorio, presentando poi soltanto il risultato del suo lavoro, senza i dubbi o gli errori che può aver incontrato sulla sua strada. Penrose ha colto l'occasione di una recente serie di conferenze per invitare alcuni dei suoi più illustri oppositori a confutare pubblicamente le sue tesi, I suoi interventi e quelli del fisico e matematico Stephen Hawking e dei filosofi Abner Shimony e Nancy Cartwright. Non è un'opera ponderosa come il suo libro, ma una sintesi delle sue idee, quasi un'introduzione a Lo mente nuova dell'imperatore. In qualche punto, l'esposizione un po' troppo sintetica può creare qualche difficoltà, ma la lettura è sempre affascinante per il modo brillante e appassionato con cui Penrose presenta le sue tesi, Il grande, il piccolo e la mente umana è il titolo del libro, dove il grande è la teoria generale del la relatività di Einstein, il picco lo è la teoria dei quanti e la mente umana... non sappiamo ancora che cosa sia. Una risposta, se condo Penrose, potrebbe venire da una futura unione tra la fisica del grande e quella del piccolo Ma deve nascere per questo una nuova teoria, che non sarà sem plicemente una modifica della meccanica quantistica, ma sarà invece differente da questa nella stessa misura in cui la relatività generale differisce dalla gravità newtoniana. «E' necessario - afferma Penrose - modificare l'intero quadro concettuale». Ed egli traccia lo schema di figura [cfr. pg. 100) introducendo una relazione circolare fra i tre mondi, quello fisico, quello mentale e quello platoni co. «Particolarmente importante - conclude Penrose - è la freccia che unisce mondo fisico e mondo mentale. In altre parole, la sfida è utilizzare i termini del mondo fisico per comprendere la nostra mente»... che non è un computer. Federico Peiretti Roger Penrose IL GRANDE, IL PICCOLO E LA MENTE UMANA Roger Penrose Raffaello Cortina Editore pp. 190 L. 30.000