IL DELITTO SENZA COLORI di Masolino D'amico

IL DELITTO SENZA COLORI IL DELITTO SENZA COLORI IL RACCONTO DEL MAGO David Hunt trad. Alberto Cristofori Garzanti pp. 410 L. 30.000 N giallo, un «thriller» o un libro diciamo per semplicità serio, con elementi dell'uno o dell'altro? Alla prima categoria appartengono le storie dove prevale il mistero (chi è stato?); alla seconda, quelle dove prevalgono paura e suspense; alla terza, quelle dove anche se non viene subito rivelato l'autore dei delitti, l'importante è un terzo elemento, variabile; per esempio, nei romanzi di Le Carré domina un forte senso di stanchezza se non addirittura di disgusto per lo sterile e disumano gioco dell'inganno. Il racconto del mago dell'americano David Hunt contiene un giallo, ma ben poco misterioso, in quanto i sospetti sono subito mdirizzati verso certi tipi loschi; contiene suspense, ma annacquata dal fatto che ad essere minacciata è la narratrice, invulnerabile, altrimenti non sarebbe lì a contarcela. Resta il terzo elemento, e questo appare sufficientemente originale e avvincente da giustificare la lettura, anche se alla lunga non si sottrae a qualche ripetitività. Nel caso, l'elemento è l'ambiente, ossia la città di San Francisco, evocata e descritta in tutti i suoi angoli più caratteristici, la Coit Tower, il triste isolotto di Alcatraz, il tranvetto a cremagliera, gh improvvisi squarci di panorama dalle strade a saliscendi. La novità è che questi tradizionali luoghi per turisti sono bagnati da una luce insolita, inquietante e sinistra, grazie alla menomazione della detective improvvisata che per essi ci accompagna. Ora, la nostra Kay, ragazzata apparentemente fragile e minuta (ma, come la Tamaro, esperta di arti marziali d'Oriente), è per soprammisura afflitta da acromatopsia recessiva autosomatica, ossia una disfunzione della retina che le impedisce di distinguere i colori. Per lei il mondo è in bianco e nero, e poiché la luce del giorno la ferisce, costringendola a portare spessi occhiali scuri, il suo habitat naturale è la notte. Di professione fotografa, è abituata a scattare in continuazione per controllare così quello che percepisce, specializzandosi in scene dei bassifondi: artista, come non si stanca di ricordarci, sempre tesa a cogliere tramite il mezzo meccanico l'essenza del momento, l'espressione con cui chi le parla si tradisce, e con l'atteggiamento dice per un momento la verità. A lanciare Kay nella sua inchiesta personale è la morte di un amico, un benis¬ simo prostituta professionista poco più che adolescente, il cui cadavere mutilato affiora a rate, con modalità stranamente simili a quelli delle vittime di un mai identificato serial killer di diciotto anni prima. Il mancato arresto di costui causò all'epoca il licenziamento di alcuni poliziotti; fra questi, il padre della stessa Kay, ora prospero gestore di un forno di panetteria. Alla lunga sia gh antichi delitti sia quello nuovo saranno chiariti dalla caparbietà della singolare indagatrice, ma senza grandi colpi di scena, in quanto in entrambi i casi la soluzione arriva quando un protagonista si decide a vuotare il sacco. Le indagini hanno una svolta quando il mago del titolo, un illusionista di professione che Kay rintraccia, viene da New York per raccontarle come Tim, il marchettaro assassinato, fosse stato da bambino da lui addestrato a eseguire un numero sensazionale con la sorella gemella. Masolino d'Amico IL RACCONTO DEL MAGO David Hunt trad. Alberto Cristofori Garzanti pp. 410 L. 30.000

Persone citate: Alberto Cristofori Garzanti, David Hunt, Tamaro, Tower

Luoghi citati: New York, San Francisco