LA RIVINCITA DI BASSANI

LA RIVINCITA DI BASSANI LA RIVINCITA DI BASSANI Entra nei Meridiani l'autore dei «Finzi- Contini» Il suo successo urtò il Gruppo 63, che lo bollò come Liala ER anni è stato etichettato come uno scrittore realistico, autobiografico, intimista e borghese: con queste categorie i maggiori critici italiani hanno designato Giorgio Bassani. Ma, proprio quelle che per alcuni suoi estimatori come Eugenio Montale, erano delle vere e proprie stellette di merito, per i suoi oppositori e critici furono delle macchie, rappresentarono un'onta incancellabile. Contro Bassani, considerato un narratore appiattito sui valori e sui miti della piccola borghesia, sparavano con i loro fucili a pallettoni gli scrittori del Gruppo 63 (di cui facevano parte, tra gli altri, Edoardo Sanguineti, Luigi Malerba, Alberto Arbasino, Alfredo Giuliani, Renato Barilli, Umberto Eco, Angelo Guglielmi, Nanni Balestrini). «Il giardino dei Finzi-Contini)>, pubblicato nel '62, vendette 100 mila copie in cinque mesi, conquistò il Premio Viareggio, ebbe importanti recensioni. Si meritò anche una fastosa presentazione alla Libreria Einaudi a Roma, dove discuteva del libro anche il futuro avanguardista Arbasino e poi Calvino, Soldati, Muscetta e Goffredo ve discuteva del libro anche il futurono, Soldati, Muscetta e Goffredo Bellonci. Proprio a partire da quell'enorme successo presero le mosse gli scrittori sperimentali che si slanciarono all'attacco di Bassani e Cassola, definiti le Liale della letteratura italiana. Una mobilitazione a tutto campo contro il «Bassani disarcionato», pericoloso nemico della letteratura avanguardistica. Oggi Bassani entra nell'Olimpo della letteratura italiana, a più di 35 anni di distanza da quelle accuse, celebrato nei Meridiani mondadoriani con la raccolta completa delle sue «opere». Il prefatore e il curatore del volume, Roberto Cotroneo, scrittore e critico noto per la sua penna al veleno, famoso per le sue stroncature con lo pseudonimo di Mamurio Lancillotto, nella polemica introduzione esalta la bravura: «Di uno scrittore che ha fatto della sua opera, soprattutto di quella narrativa, un capolavoro di maestria, di intuizione, di ambiguità, lasciando ai suoi lettori più accorti una vertigine interpretativa che nessuna ermeneutica futura potrà chiarire fino in fondo e che pone Bassani tra i grandi scrittori di questo secolo». Rovesciando i parametri critici, Cotroneo nega che l'autore del «Romanzo di Ferrara» sia un narratore autobiografico e realista, ma ne rivaluta la forza simbolica, la grande capacità di invenzione letteraria, il carattere ambiguo e inafferrabile dei personaggi, la capacità di creare grandi strutture narrative. Insomma esalta tutto quello che appariva come il tratto negativo agli antichi avversari avanguardisti. H conflitto tra Bassani e il Gruppo 63 in realtà non si era verificato solo sul terreno del confronto nar¬ rativo ma anche su quello di uno scontro editoriale all'interno della casa editrice Feltrinelli. Fin dal 1962, Giangiacomo Feltrinelli stava maturando un grosso cambiamento nei suoi ranghi. A Bassani, che dirigeva la collana «Biblioteca di Letteratura» cominciava a preferire come interlocutori gli scrittori dell'area neosperimentale, come Nanni Balestrini, Enrico Filippini e Valerio Riva. Un motivo di grosso attrito con Bassani fu la valutazione del romanzo di Arbasino «Fratelli d'Italia», all'epoca ancora inedito. Il narratore ferrarese ne preponeva una revisione prima della pubblicazione. Ma, a sua insaputa, l'opera venne fatta uscire lo stesso. E questo segnò la rottura definitiva con Feltrinelli. Bassani, che tra i suoi meriti di consulente editoriale aveva anche quello di aver scoperto «Il Gattopardo» di Giuseppe Tornasi di Lampedusa, venne accusato di voler traslocare con tutti i suoi autori presso un altro editore (fu imputato di spionaggio editoriale e «i suoi cassetti - ha ricordato Enzo Siciliano - furono forzati alla ricerca di prove»). La reazione del Gruppo 63, schierato dalla parte di Feltrinelli, non si fece attendere. Gli attacchi a Bassani arrivarono da più parti: Barilli, per esempio, definiva «Il giardino dei Finzi-Contini» come un modello di «narrativa esile e vuota», fatta di «grigiore e di pochezza». Come reagì l'autore degli «Occhiali d'oro»? «Se l'era presa molto», ricorda Cancogni. E lo scrittore decise anche di passare al contrattacco, bersagliando di strali la rivista-culla dello sperimentalismo «Il Verri»: «Ho preso in mano l'ultimo numero della rivista "Il Verri", diretta da un professore universitario ex ermetico, l'Anceschi, e vi ho trovato delle composizioni in corsivo presentate come li- riche», scriveva Bassani. «Si tratta, in realtà, di una serie di idiozie, di frasi prive di senso, di una specie di monumento all'inconsistenza. Gli esponenti della neo avanguardia italiana sono davvero capaci di tutto. Infinitamente indulgenti verso se stessi e i propri "testi" (così li chiamano) non sanno mai rinunciare a niente. Possono fare i professori universitari, giacché la carriera universitaria è pur sempre la carriera universitaria. Ma anche fare al contempo gli artisti di soffitta...». I vecchi rancori si sono poi trascinati per anni. E adesso che Bassani si configura come un classico si pentono oppure non rinunciano all'attacco gli ex del Gruppo 63? «Continua ad essere uno scrittore per cui non nutro alcun interesse afferma Balestrini -. Lui e Cassola rappresentavano proprio il tipo di letteratura contro cui noi ci scagliavamo, che si rivolgeva ad un pubblico medio borghese, assecondandone i gusti e le attese. Oggi mi sembra una figura del lontano passato. Comunque, negli Anni Sessanta, non lo vivevamo come un antagonista, come qualcuno con cui lottare. Non era come Pasolini con cui avevamo un confrontoscontro. Pensavamo che fosse opportuno allontanarlo e basta». In vena di una parziale revisione è invece Guglielmi: «Ero molto più ostile a Cassola. Quando lessi "Il giardino dei Finzi-Contini" rimasi molto colpito dalla sua complessità. Nelle pagine di Bassani si avvertiva il dramma dell'ebraismo e la tragedia dell'Olocausto. Era l'autore della "Ragazza di Bube" il nostro vero nemico, con cui bisognava fare i conti, buttare alle ortiche, perché con la sua presenza impediva alle nostre idee di crescere e di svilupparsi. Oggi sono meno negativo: a Cassola riconosco 0 merito di alcune arditezze formali, di essere stato influenzato dall'école regard in un'opera di taglio bozzettistico e provinciale. Di Bassani rivaluto l'abilità nella costruzione di grandi trame. Una qualità che allora noi disprezzavamo». Mirella Serri Balestrini: «Per lui continuo a non nutrire alcun interesse» Guglielmi: «Ne rivaluto l'abilità a costruire grandi trame» * ì:'i ! o a o i i . e e , i Giorgio Bassani L'autore del «Romanzo di Ferrara», nato a Bologna nel 1916, cresciuto nella città dell'Ariosto, vive attualmente a Roma Nella foto piccola, a sinistra: Angelo Guglielmi

Luoghi citati: Bologna, Cassola, Ferrara, Italia, Lampedusa, Roma, Viareggio