«Il centro dei clandestini chiuderà in cinque anni»

«Il centro dei clandestini chiuderà in cinque anni» La polemica di corso Brunelleschi «Il centro dei clandestini chiuderà in cinque anni» II Comune: non ci saranno pericoli Ma An e Lega chiedono il referendum Gli abitanti continuano a non volere «i clandestini sotto casa». La giunta spiega che «l'area militare di Pozzo Strada è l'unica soluzione possibile». L'opposizione invoca un referendum popolare «per individuare altri luoghi». E il Consiglio comunale cerca di capire se «quella di corso Brunelleschi sia l'unica possibilità». Eccole, in sintesi, le posizioni emerse ieri mattina durante la riunione a Palazzo civico fra residenti di corso Brunelleschi, presidente del Consiglio comunale Mauro Marino, vice-sindaco Carpanini e capigruppo consiliari. Riunione dai toni a volte accesi - atmosfera da gentlemen, comunque, rispetto all'assemblea del 18 giugno, al Teatro Massaua - promossa per esaminare la questione dell'arrivo in zona Pozzo Strada del centro di permanenza temporanea «per stranieri irregolari in attesa di espulsione»: struttura prevista dalla nuova legge sull'immigrazione che, secondo il progetto della Prefettura, dovrebbe sorgere a ridosso di via Monginevro, nella sede dell'ex poligono di tiro della caserma Cavour. E struttura, pure, che nei giorni scorsi ha scatenato la raccolta di 1300 firme da parte degli abitanti, preoccupati da questo «nuovo vicinato non proprio raccomandabile». Nella caserma di corso Brunelleschi si dovrebbe allestire un centro composto da 25 container da 4 posti capaci di ospitare 100 persone. E a questo proposito il vicesindaco Carpanini ha chiarito che per i primi tempi ci si limiterà ad ospitarne la metà: «Una volta appurato che i tempi di espulsione saranno rapidi aumenteremo il turnover». Ma questa non è stata l'unica rassicurazione che la giunta ha dato ai cittadini (ribadendo che all'arrivo di quella struttura è legato l'aumento della sicurezza in città). Carpanini ha aggiunto che il centro funzionerà al massimo per quattro o cinque anni e sull'attività della struttura veglierà un coordinamento permanente composto da prefetto, questore, assessore all'ordine pubblico, due consiglieri di circoscrizione, un funzionario dell'ufficio stranieri e un residente. I consiglieri di Ulivo e Rifondazione, invece, hanno consegnato ai residenti una lettera aperta in cui si sottolinea: «La legge che prevede questa soluzione costituisce un primo passo concreto, in attesa di progetti complessivi, per arginare il fenomeno della clandestinità». Se i toni delle forze di maggioranza erano dunque tesi a «tranquillizzare gli animi», a dare voce e fondatezza ai timori dei residenti ha pensato l'opposizione: Mario Borghezio (Lega) e il capogruppo di An Agostino Ghiglia hanno proposto di lasciare che siano tutti i torinesi, attraverso un referendum popolare ad esprimersi sulla futura collocazione del centro. Ma il presidente del Consiglio comunale Mauro Marino ha loro spiegato che la cosa non era possibile dal punto di vista tecnico-procedurale e in contrasto con lo Statuto della città. Daniele Cantore, capogruppo di Forza Italia ha invece più volte sottolineato l'urgenza di cercare un'alternativa in zone più periferiche, cosa peraltro sollecitata dai residenti in una lettera che presto invieranno al sindaco. Il presidente Marino ha poi chiuso la riunione annunciando che sarà cura del Consiglio comunale organizzare un sopralluogo alle Nuove (uno dei luoghi che il comitato giudica alternativi a coreo Brunelleschi) per decidere se quella struttura possa risultare «papabile». [e. min.] L'area di corso Brunelleschi che diventerà il centro per raccogliere i clandestini in attesa di espulsione. Ma c'è chi insiste per adibire a questo scopo le carceri Nuove. Sotto, il presidente del Consiglio comunale Mauro Marino

Persone citate: Agostino Ghiglia, Brunelleschi, Carpanini, Daniele Cantore, Mario Borghezio, Mauro Marino