Tre mesi in prigione, era innocente di L. Ga.

Tre mesi in prigione, era innocente Vittima un camionista: a inchiodarlo una perizia disposta dal pm e successivamente smentita Tre mesi in prigione, era innocente La pistola che aveva ucciso un uomo non era la sua Un camionista venne arrestato tre mesi fa per l'omicidio di un piccolo spacciatore, Giuseppe Di Ruggiero, ucciso nel 1994: lo inchiodava la consulenza balistica sulla sua calibro 38 dalla matricola abrasa. Lunedì sera Vincenzo Campana è stato scarcerato. Uno dei suoi difensori, Renato Guaraldo, può annunciare trionfalmente: «Le anticipazioni della perizia disposta dal gip Flavia Nasi lo scagionano. Attendiamo l'udienza preliminare fisssata per 0 17 luglio. Comunque, non siamo animosi nei confronti della procura». Forse perché Campana, finito in cella il 20 aprile scorso, non sa bene a chi deve il suo arresto: lo sollecitò il pm Giancarlo Avenati Bassi, ma dopo che un collega, Isidoro Rizzo, si era visto respingere per due volte la richiesta di archiviazione delle accuse da un altro gìP' Lo stesso Avenati ha chiesto al gip Nasi di nominare un perito che confermasse o smentisse le certezze del suo consulente, il commissario Antonio Politano. Ora l'avvocato Guaraldo cita il perito Gianfranco Rigoni, della polizia scientifica: «Il proiettile che attinse Di Ruggiero non poteva essere stato sparato dalla Franchi 38 special trovata in possesso del mio cliente». E aggiunge: «Anche il nostro consulente Pietro Benedetti è pervenuto alle stesse conclusioni». La calibro 38 Franchi modello RF83 venne sequestrata nell'abitazione di Campana, in via Pergolesi, nel corso di una perquisizione di routine. Giuseppe Di Ruggiero era stato giustiziato tre mesi prima e lasciato sulla Panda della sua convivente, abbandonata su una piazzola della superstrada Torino-Chivasso e ritrovata il giorno dopo, il 4 maggio 1994. Per un bel po' le indagini sulla sua morte non incrociarono l'inchiesta contro Campa¬ na per il possesso illegale della Franchi che si concluse con la condanna dell'imputato a un anno. Nel frattempo la «squadra omicidi» della questura aveva raccolto le soffiate della mala: portavano anche a Campana e a un suo conoscente, scagionato da tempo, perché frequentatori del Bar Edera di piazza Bottesini dove Di Ruggiero bazzicava. I titolari del locale confermarono che i tre si conoscevano. Per di più, Campana aveva un vecchio precedente per droga. Tutto qui. Poco. Non fosse stato per la pistola. «L'avevo comprata un anno e mezzo prima a Porta Palazzo e l'ho sempre tenuta chiusa nel comodino». La difesa di Campana venne utilizzata contro di lui: era l'ammissione che al tempo del delitto l'arma era in suo possesso. «Ma se fosse stato lui ad ammazzare Di Ruggiero - ha sempre sostenuto l'altro suo difensore, Raffaele D'Antino - Campana non avrebbe mai fatto quella dichiarazione. E poi dal giro della droga è uscito da tanti anni. Ha acquistato un camion e ora si occupa di trasporti. Anzi, ba bisogno urgente di tornare a lavorare». Da ieri può. [al. ga.]

Luoghi citati: Bar Edera, Campana, Chivasso, Torino