Pantani: onorerò la memoria d'un maestro
Pantani: onorerò la memoria d'un maestro CICLISMO 1 Sabato da Dublino scatta il Tour e il grimpeur è pronto per affrontare la prova più difficile Pantani: onorerò la memoria d'un maestro «Vorrei indossare la maglia gialla e dedicarla a Pezzi» «Avevo un conto in sospeso. Celebre, popolare, amato ma senza una grande vittoria. Mi mancava un Giro. L'ho vinto e mi sento meglio. Vado al Tour per continuare ad essere Pantani. E c'è qualcosa in più. Ho perso un formidabile maestro, un uomo di quelli che non trovi tanto facilmente sulla via del ciclismo. Se n'è andato Luciano Pezzi che ha creduto in me, che ha scommesso su di me quando ero dentro un letto d'ospedale. Ho una gran voglia di prendere la maglia gialla e dire: vecchio amico, ecco, è per te che l'ho conquistata». Il grimpeur Marco Pantani comincia sabato la guerra del Tour. E' in forma, è preparatissimo, non lo spaventano i nomi degli avversari e, almeno per adesso, le cronometro. Non ci pensa alle cronometro ed è meglio così. L'Harley Davidson è in garage, accanto alla Jaguar: ci rivediamo in agosto. Il suo stratega Martinelli va in estasi quando è chiamato a racconta- re del suo campione che ha 28 anni e tutto il tempo per mangiarsi il Tour. Che cosa vorrebbe dire, che non se lo mangia subito? Martinelli ci va piano, il Tour non è il Giro. Tutti ci vanno piano alla Mercatone, non vogliono caricare il capitano di eccessive responsabilità: «Lasciamolo fare». Lasciarlo fare è un'ottima idea, anche perché Pantani non dà retta a nessuno. Ascolta gentilmente, poi decide per conto suo. Che ascolti è già una bella cosa. E Martinelli gli parla molto, è convinto che il grimpeur assimili, anche poco alla volta, ma assimili. Pantani è ricercatissimo. La Mercatone se lo tiene stretto, il collante è l'affetto che Marco ha per i compagni, per la bella compagnia; il collante è il denaro che prende la direzione delle sue tasche. La proposta è un contratto sino a tutto il 2002. Quattro miliardi netti all'anno. Ne ha fatta di strada l'ex venditore di piadine. «Il difficile - dice Pantani - è mantenere la lucidità per tanto tempo, non farsi venire la nausea, non perdere la concentrazione. La testa, conta la testa. Non devo appesantire i pensieri, ci vuole un Pantani che non molla. Il Giro è passato, ma il Giro non è tutto. Sempre di punta, il minimo abbandono e ti saluto. Questo esige il Tour: forza delle gambe, forza del cervello. Affrontare il Tour è un dovere». Occupiamoci di Ullrich. «Andrà benissimo. Non ha fatto altro che prepararsi al Tour, andrà meglio dell'anno passato. Era grasso? Non lo sarà più al via». Virenque. «S'è fatto vedere pochissimo, i colpi li sparerà tutti adesso. E non ci sono soltanto loro due. Ce n'è un mucchio, Jalabert, Olano, Rijs. Tanti e tutti bravi, tutti pericolosi e tutti vogliono vincere. Io non corro per essere battuto, corro per misurarmi con loro, hanno buone armi, le ho anch'io. Bisogna soffrire, ragazzi. Chi non se la sente resti a casa. Io a casa non ci resto». Ullrich il favoritissimo non è più un ciccione, ha corso un bel campionato tedesco, in fuga con Zabel, poi ha mollato e s'è accontentato del secondo posto. Un titolo nazionale non è la maglia gialla a Parigi. 11 Tour gli mette sotto le ruote un percorso su misura, una robusta razione di cronometro (116 chilometri) e salite sopportabili. E' lecito supporre che il pensiero di Pantani non gli tormenti i sonni. fg. ran «Ullrich sarà ancora fortissimo, ma anch'io ho le mie buone armi» 1 Pantani e il Tour: «Il diffìcile è mantenere la lucidità, non perdere mai la concentrazione altrimenti hai perso»
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