Borse, l'asse Londra-Francoforte

Borse, l'asse Londra-Francoforte FINANZA Firmato l'accordo aperto ad altri Paesi, l'iniziativa partirà con l'Euro Borse, l'asse Londra-Francoforte Mercato telematico comune per300 blue-chip MILANO. L'onda d'urto che è partita da Maastricht, e chissà dove si fermerà, ha travolto ieri un altro ostacolo sulla via di un'Europa del tutto unita: le Borse di Londra e Francoforte hanno annunciato che metteranno in comune le risorse per creare una piattaforma telematica anglo-tedesca con 300 blue-chip quotate in Euro, aperta in prospettiva anche a Francia, Italia, Spagna ecc e con l'ambizione ultima di una super-Borsa continentale da fare il paio con Wall Street. In verità c'è il rischio che l'unificazione che si offre alle piazze «minori» (Parigi, Milano e le altre) sia quella imposta dal più forte, insomma l'annessione al nuovo mega-polo. Ma intanto va osservato che la realtà delle cose ha la meglio sull'eurofobia britannica, fino a indurre la City a cercare l'intesa con la Deutsche Borse, prima che questa, finora più piccola nono¬ stante la Germania alle spalle, superi Londra grazie al vasto retroterra della moneta unica. Come funzionerà in pratica il nuovo asse borsistico? «Oggi comincia il processo di armonizzazione di regolamenti, convenzioni e tecnologie», è stato detto alla conferenza stampa congiunta. La seconda fase prevedere un accesso comune alle due Borse con un singolo punto di afflusso di ordini e scambi per le blue-chip trattate ora su entrambi i mercati. L'impegno è a partire il 4 gennaio del '99, sùbito dopo l'avvio dell'Euro. Finché gli inglesi vorranno star fuori dalla moneta unica, ad ogni modo, si potranno comprare e vendere titoli anche in sterline. Infine saranno create una joint-venture paritetica (nome e sede da definire) e una piattaforma elettronica comune, che potrebbe estendersi a molti altri Paesi. I mercati europei vivono oggi il paradosso di un volume economico superiore a quello americano accoppiato a una frammentazione in 38 Borse, con gli operatori internazionali costretti a lavorare su altrettante piazze con norme diversissime. Un comune mercato telematico potrebbe far incontrare domanda e offerta in una sorta di super-Borsa continentale che avrebbe una capitalizzazione e un volume annuo di scambi di molte migliaia di miliardi di dollari. Ma che cosa sarebbe delle Borse nazionali? Secondo Werner Seifert, che presiede la Deutsche Borse, al di là di «una serie di mercati locali, che servono da riferimento quasi esclusivamente ad aziende di portata nazionale», si svilupperà «una sovrastruttura di mercato paneuropea o globale che darà sbocco alle imprese più grandi». Si indovina l'idea del tedesco che a guidare la «sovrastruttu- ra» siano i due firmatari dell'accordo di ieri, mentre gli altri reciterebbero un ruolo importante, ma di minor rilievo. Ambizione sostenuta per ora dalle cifre: la capitalizzazione attuale di Londra è pari a circa 4 milioni e mezzo di miliardi di lire, quella di Francoforte è quasi un milione e 800 mila, mentre Milano, per fare un esempio, è sui 900 mila miliardi. Ma la Borsa italiana ha ancora potenziale di crescita e innovazioni in corso d'opera tali da non temere il mercato aperto. Luigi Gr&ssia wm La Borsa di Londra

Persone citate: Werner Seifert