Fossa a Campi: non ci fidiamo di voi

Fossa a Campi: non ci fidiamo di voi Investimenti delle imprese, la Confindustria replica: troppe tasse e le 35 ore pesano sulla competitività Fossa a Campi: non ci fidiamo di voi Ma il ministro esulta: debito pubblico sotto controllo ROMA. «Le imprese italiane investono poco? In fondo è vero, ma c'è un motivo: non hanno ancora abbastanza fiducia nel governo», la risposta di Fossa a Ciampi è tagliente. Il superministro dell'economia, lunedì a Bruxelles, aveva parlato di occasioni mancate dagli impenditori, di investimenti non fatti o non fatti in tempo, cose che si traducono in danni fatti a se stessi e che nascono da una mancanza di fiducia nelle proprie possibilità. Ma il presidente della Confindustria lo corregge: non è che non abbiamo fiducia in noi stessi, non ne abbiamo abbastanza nell'esecutivo. Il punto dolente, ancora una volta, è la legge sulle 35 ore, combinata con una pressione fiscale sulle imprese più alta che nel resto d'Europa, «problemi - sottolinea Fossa - che fanno da freno agli investimenti perché rischiano di farci perdere competitività». Insomma, vuol dire il presidente degli industriali, un imprenditore in certe condizioni ci pensa due volte prima di aprire il portafogli o chiedere soldi alle banche, cosa che invece sarebbe stata certamente più semplice in un clima di maggior fiducia. «Comunque - precisa il leader di Confindustria, ricordando i dati di Bankitalia - le cifre dimostrano che l'incidenza degli investimenti sul Pil è a livelli ante-crisi. Si investe, quindi, ma si dovrebbe investire di più». E intanto Paolo Onofri, consigliere economico di Prodi, avverte che gli obiettivi fissati dal governo per il Pil di quest'anno potrebbero non essere raggiunti e il prodotto interno lordo rischia di fermarsi al livello del 2,2 per cento contro il 2,5 messo in conto dalle previsioni. La causa, spiega l'economista, è l'interferenza molto pesante della crisi asiatica, una crisi sottostimata non per il suo effetto sull'export Made in Italy, ma per quello delle importazioni dal Giappone, dai Paesi del Pacifico, dalla Cina, che stan no accentuando la loro impennata. E il contraccolpo della crisi nel Far-East costerà lo 0,4 per cento alla crescita del Pil degli undici Paesi dell'Euro, ma, assicura l'a nalisi della situazione economica mondiale curata da Bruxelles, la congiuntura europea resta positiva. Però è anche vero che, come ha asserito lo stesso Ciampi alla riunione dell'Ecofin, l'Italia è il Paese a minor tasso di crescita nel club dell'Euro. Ma Ciampi non drammatizza questo punto, come spiega il ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio: «Il ministro del Tesoro non è preoccupato perché i dati non sono tali da preoccupare, ma, poiché è una persona molto coscienziosa, che guarda alle cose con grande realismo, ritiene che sia necessario un monitoraggio più attento di quanto non stiamo già facendo». E non preoccupano nemmeno le entrate lievemente inferiori a quelle dell'anno scorso, visto che derivano principalmente dall'Irap e dalla rateizza- zione del pagamento delle imposte. Poi Ciampi è troppo soddisfatto di un altro risultato: «Il debito pubblico - dice il ministro nel suo intervento all'insediamento del Comitato per lo sviluppo della piazza finanziaria di Milano - è nel pieno controllo dello Stato e nel pieno rispetto delle economie di mercato». «Si diceva che il Paese non avrebbe retto fisicamente ad un debito di queste dimensioni se non si fossero creati strumenti finanziari moderni ed innovativi per gestirlo - prosegue Ciampi - e una delle cose di cui sono più orgoglioso è che siamo riusciti a fare il risanamento dei conti pubblici con una gestione moderna del debito pubblico». Intanto, a giugno, l'inflazione ha avuto un lieve sobbalzo, ma sostanzialmente conferma la dinamica dei prezzi al consumo, tant'è vero che l'aumento dello 0,1 per cento su maggio è stato accolto da Piazza Affari come un segno di stabilità. Il mese scorso l'indice del costo della vita si è quindi attestato all'1,8 per cento, contro l'I,7 della precedente rilevazione mensile: gli aumenti mensili più significativi hanno riguardato gli alimentari, le spese per la salute, quelle per i trasporti, gli spettacoli e la cultura. E, a proposito di aumenti, da oggi anche Agip ed Ip aumentano di 10 lire il prezzo delle benzine alle colonnine, allineandosi ai listini di quasi tutte le altre marche operanti in Italia. Vanni Cornerò

Persone citate: Andrea Monorchio, Ciampi, Paolo Onofri, Prodi