Favori e incontri in vendita, bufera su Blair

Favori e incontri in vendita, bufera su Blair Accuse a due consiglieri del leader: «Bastava pagarli per vedere un ministro o conoscerne i progetti» Favori e incontri in vendita, bufera su Blair L'Observer denuncia una «lobby laborista». Il premier: fuori le prove LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La miglior difesa è l'attacco; e Tony Blair ne ha dato conferma replicando con fermezza allo scandalo che da 48 ore s'insinuava progressivamente nelle pieghe del suo governo. «New Labour, new sleaze», come dire «nuovo marciume». Il ritornello, sui giornali e sulla televisione, nasce dall'accusa contro un gruppo di lobbisti addentro alle sfere del potere laborista: uomini che, secondo l'imputazione formulata domenica scorsa dall'«Observer», in cambio di denaro sarebbero in grado di ottenere favori o facilitare incontri al vertice per capitani d'industria e procuratori d'affari. Le due figure al centro dello scandalo sono Roger Liddle, un ex lobbista che fa ora parte della schiera dei più stretti consiglieri di Blair, e Derek Draper, ex assistente di Peter Mandelson (il guru del nuovo Labour formato Blair) e ora lobbista per uno studio di promozioni che lo ha prontamente sospeso. Alle richieste di immediati provvedimenti Blair ha risposto ieri con grande fermezza: «Se qualcuno dimostrerà che ci sono stati comportamenti impropri io agirò. Ma non credo che sia giusto licenziare qualcuno e rovinare la sua esistenza e le sue prospettive se non ci sono prove». Già bruciato dallo scandalo della donazione di un milione di sterline da parte del boss della Formula Uno, Bernie Ecclestone, Blair ha tuttavia ammesso: «Dobbiamo essere più bianchi del bianco». In precedenza Downing Street aveva portato all'estremo la controffensiva del governo, intimando all'«Observer» di rendere note «entro le 11» di ieri le registrazioni delle interviste incriminanti. Ma esìstono o si trattava solo di appunti scritti? Draper, che è rientrato lunedì sera da una vacanza in Italia, si era vantato con il giornalista dell'«Observer» di avere le giuste entrature nel «sancta sanctorum» laborista. Per accreditare quella sua affermazione aveva affermato di aver fornito a un cliente del mondo bancario notizie in anteprima sui piani triennali di spesa del governo, annunciati il mese scorso dal cancelliere Gordon Brown. E a riprova dei suoi legami aveva detto, sempre secondo l'«Obser- ver», che Mandelson in persona leggeva e approvava ogni settimana la sua rubrica per l'«Express», che lo ha prontamente licenziato. Liddle, in questo scenario, sarebbe stato il contatto all'interno del governo, l'uomo in grado di fissare appuntamenti altrimenti impossibili. Ieri, naturalmente, ha negato di avere mai fissato alcunché per Draper. Accuso 1'«Observer» di averlo «ingannato» e accusa il giornale di «non avere potuto provare» un suo qualsiasi comportamento improprio. Draper si è invece cosparso il capo di cenere: «Sono un chiacchierone e un vanaglorioso, ma che male c'è?». E accusa il giornale di averlo «incastrato». Mandelson è sceso in campo al suo fianco. «E' un po' una primadonna», ha detto di Draper, ed è stato «ridimensionato». Ma le accuse, ha aggiunto, sono «del tutto false». I conservatori, che per anni erano stati duramente provati dalle accuse di «marciume», parlano ora di «cultura degli amichetti» e di «Lobbygate». Blair, ha detto William Hague, «dovrebbe estrarre il cartellino rosso ed espellere chi non sa come comportarsi al governo». [f.gal.]

Luoghi citati: Italia, Londra