Organismo perfetto senza verità

Organismo perfetto senza verità f DA SI N DONA ALL'I RPINIA =1 Organismo perfetto senza verità NROMA ERVOSA come la Sindona; aggrovigliata come la P2; mutilata come il Sifar; frettolosa come la Moro; storicamente ripetuta come le varie Antimafia; dimenticata come l'Irpinia; ^terminabile come la Stragi... Ecco la Commissione d'inchiesta perfetta: quella che riassume in sé l'essenza delle precedenti. Si faccia o no, questa in votazione su Tangentopoli potrebbe comunque peggiorare la già non buona reputazione di tali organismi parlamentari, avendo in fondo uomo obiettivo quello di stabilire chi è più ladro. O, da un punto di vista lievemente più problematico, ma sempre un po' autolesionistico, se abbia rubato anche il Pds, oggi al governo, oltre agli altri. Quasi mai, d'altronde, le inchieste nascono con lo scopo di ripristinare o approfondire la verità - tanto più quando quest'ultima ha a che fare con l'attuabtà. Si tratta così di organizzare momenti di «sfogo», spazi di compensazione tra i partiti, oppure occasioni in cui le parti minacciano rese dei conti che non sempre avvengono. In compenso, la grande tradizione delle indagini ha sempre garantito la sfilata di un congruo numero di personaggi a loro modo ragguardevoli. Per restare agli ultimi trent'anni, nelle commissioni si sono potuti vedere (e raccontare) ufficiab felloni, banchieri finiti mabsshno, faccendieri furbastri, terroristi fessi, mafiosi sanguinari, potenti in disgrazia, imbroglioni di tutte le risme e anche donne capitate lì per caso. Un'umanità che altrimenti la classe politica non avrebbe modo di avvicinare. Pezzi di verità, dunque, storia parziale. In questo sta forse uno dei valori delle commissioni d'inchiesta. Ma neanche di tutte, perché alcune, magari ingiustamente, neppure si ricordano. Scalfaro, per dire, fu 0 presidente di quella sulla ricostruzione dell'Irpinia terremotata. Nel 1991 presentò una severa relazione (e 2 mila pagine di allegati) cui la De reagì con «spregevoli accuse». Allo stesso modo della commissione sullo scandalo Bnl-Atlanta si ha memoria soprattutto per uno «strano furto» di documenti avvenuto nel 1992. Gialli di questo tipo abbondano sempre durante le inchieste (l'ultimo una sostituzione di i-disk nel computer del vice presidente dell'Antimafia Ven- Tina Ae Miche(ruitu I hardj presic nselmi e Sindona dola). Come pure è accaduto talvolta che bizzarre paranoie prendessero il sopravvento: per ragioni di sicurezza, nel 1980, la prima Commissione Moro si riuniva segretamente in diverse sedi sparse per Roma. Senza che ciò impedisse ai commissari di produrre elaborati desolatamente poveri. Ogni inchiesta, in realtà, coltiva il mito dell'apertura dei cassetti. Da cui filtrano - ma non solo, non sempre e in ogni caso secondo logiche rigorosamente strumentali - altri preziosi brandelli di verità. Dalla Commissione sul Sifar (messa su a fatica nel 1969) vennero fuori - sia pure purgati - documenti sulle schedature e sulle prime deviazioni dei servizi. Da quella sul caso Sindona (e «sulle reponsabilità politiche ad esse eventualmente collegate» come recitava il prudentissimo titolo della legge costitutiva del 1980) uscì la documentazione sequestrata a Gelli a villa Wanda. Mentre ai lavori della Commissione P2, formatasi nel 1982 sotto la guida di Tina Anselmi, è utilmente allegata una vastissima raccolta di atti perlopiù giudiziari che riguardano la massoneria, il Vaticano, i servizi segreti, l'Ambrosiano, il volto meno presentabile del potere negli Anni Settanta. Enorme e molto più disordinata la mole di carte raccolta dalle varie commissioni Antimafia. La prima è del 1962, ma nel 1969 se ne parlava già come di un'«occasione mancata». Da Paolo Rossi a Del Turco, passando per Pafundi (soprannome «De Pafundis»), Carraro, Cattanei, La Penta, Ahnovi, Chiaromonte, Violante e Titti Parenti, il presidente dell'Antimafia è una figura ormai stabile del panorama politico. Un po' come quella del presidente di quella Commissione Stragi che per prima, nel 1991, ricevette da Andreotti la prima documentazione su Gladio (e Gualtieri, che la guidava, ebbe una specie di coccolone). L'attuale presidente, Pellegrino, ha da tempo iniziato un ciclo di interessanti audizioni riepilogative ai protagonisti della Prima Repubblica. I suoi consulenti, intanto, sono diventati storici e teorici del «doppio Stato». E tuttavia 0 sospetto è che la verità - che pure è parola impegnativa - disdegni le inchieste parlamentari. L'impressione è che ci si deve accontentare della sua ombra, semmai. E spesso nemmeno di quella. Filippo Ceccarelii Bili | Tina Anselmi e Michele Sindona 99 <

Luoghi citati: Roma