Tangenti, Flick: no alla commissione
Tangenti, Flick: no alla commissione Oggi alla Camera si vota sulla proposta del Polo, sembra certa la bocciatura Tangenti, Flick: no alla commissione «Ma deve decidere il Parlamento» ROMA. E' una «estate di incendi» anche sul piano politico e la cosiddetta «Commissione parlamentare d'inchiesta su Tangentopoli» è la miccia che sta mandando in fumo anche gli ultimi punti di contatto tra maggioranza e opposizione. Oggi la Camera si pronuncerà sulla proposta del centrodestra e la bocciatura è quasi scontata. Il Polo ha già annunciato che ripresenterà la sua proposta al Senato, ma è dubbio (per usare un eufemismo) che possa ottenere migliori risultati. Ieri il ministro di Grazia e Giustizia Flick è intervenuto in aula alla Camera per esprimere la sostanziale contrarietà del governo alla proposta del Polo e per «rimettersi alla decisione dell'aula». «L'istituzione di commissioni d'inchiesta ha detto Flick - è una prerogativa autonoma delle Camere su cui il governo non può e non vuole intervenire». Le parole di Flick hanno subito scatenato la reazione del capogruppo di Forza Italia alla Camera, Beppe Pisanu: «E' una presa in giro meschina e squalliduccia», ha detto, ben sapendo quale sarà presumibilmente 0 voto della Camera. La diatriba Flick-Pisanu è stato l'ultimo episo¬ dio di una giornata politica vissuta all'insegna degli scambi di accuse. Era stato l'esponente dell'Udr Teresio Delfino ad aprire le ostilità accusando il popolare Gerardo Bianco (reo di essere contrario alla Commissione) di «doppiezza togliattiana». Pronta replica, indiretta, di Folena: «Il Polo ha perso il senso della misura, la Commissione è solo un tentativo di mettere un bavaglio alla magistratura». Casini ha cercato di calmare gli animi, ma le parole che incautamente ha usato non hanno fatto che gettare altra benzina sul fuoco: «Non capisco la pervicacia dell'Ulivo - ha detto Casini - nel negare una Commissione d'inchiesta su Tangentopoli. In fondo, sono state fatte Commissioni di inchiesta anche sul Sifar, sulle stragi, sul terrorismo». Apriti cielo. La sinistra in blocco si inalbera per questo infelice paragone tra Mani pulite e il terrorismo rosso e nero. E Mussi ha sparato una nuova bordata: «Non mi sono mai iscritto al partito dei giudici e non prenderò la tessera di quello degli inquisiti, o peggio, dei condannati». Giorgio Rebuffa, vice presidente del gruppo Fi, ha allora accusato il Pds di avere la «sindrome di Peter Pan: non vuole crescere, ha bisogno delle favole di un cattivo contro cui scagliarsi». Contrattacco immediato di Mussi: «Sì, e voi siete Capitan Uncino». Nel pieno della battaglia il fronte dell'opposizione comincia a scricchiolare. Ecco Gabriele Cimadoro, deputato Udr: «Le roboanti dichiarazioni di quanti sono favorevoli ad una Commissione d'inchiesta su Tangentopoli appaiono francamente grottesche. Addirittura c'è chi arriva a fare improponibili parallelismi con precedenti Commissioni d'inchiesta quali quelle sul terrorismo o sulle stragi, come se Mani Pulite fosse stato un evento infausto nella storia italiana recente». E poi scende in campo anche Mirko Tremaglia (An): «E' inequivocabile la grande operazione di giustizia fatta dal Pool di Milano contro una classe dirigente che qualcuno vorrebbe vergognosamente riabilitare. Dobbiamo avere la forza di fermare ogni restaurazione». A questo punto, arriva da Milano la notizia della nuova condanna di Berlusconi e la battaglia sulla Commissione attenua il suo furore. Ma solo perché se ne è accesa un'altra ancora più violenta». [r. i.l Il senatore Antonio Di Pietro A sinistra: il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick
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