Mani pulite di P. Col.
Mani pulite Mani pulite // pool non commenta MILANO. Arriva all'ultimo minuto il pm Gherardo Colombo, vestito in completo grigio come per le grandi occasioni. E' teso e anche un po' emozionato. Fa fatica a raggiungere lo scranno dell'accusa, già presidiato da cameramen e fotografi. Ascolta la sentenza che condanna Silvio Berlusconi prendendo appunti, quasi in apnea. Poi si alza, i suoi uomini fendono lentamente la folla. Un microfono gli si piazza davanti: qualcosa da dire? «Nessun commento, grazie». Ritorna a passi veloci in procura. Inutile insistere. Colombo, sorride ma non apre bocca, nemmeno per svelare un'emozione. Per rivelare se tutta quella tensione nascondeva un remoto dubbio che il tribunale decidesse per un'assoluzione. Il pm s'infila nell'ufficio del collega Piercamillo Davigo per comunicare la vittoria e scompare dietro una porta inaccessibile. Nel corridoio della procura è il deserto. Se ne sono andati un'ora prima della sentenza il procuratore Saverio Borrelli e il suo aggiunto Gerardo D'Ambrosio. E se ne sta a casa il pm Francesco Greco, mentre Ilda Boccassini, al solito, «non riceve». Dunque, la sentenza forse più importante di questi ultimi due anni viene accolta dal pool senza commenti, senza mostrare il più piccolo sentimento. Qui nessuno se lo nasconde: gli attacchi adesso diverranno più duri, le critiche più feroci. Così questa diventa una vittoria da non festeggiare. Nemmeno il presidente dell'Anni, Elena Paciotti, che più volte negli ultimi mesi ha fatto sentire la sua voce per difendere i magistrati milanesi, intende rispondere alle dichiarazioni durissime dei difensori e dello stesso Berlusconi. «E' una sentenza - dice il magistrato -. E una sentenza non si commenta». Proprio nei giorni scorsi la Paciotti, rivolgendosi ai pm di Mani Pulite, li aveva esortati a «resistere» alle polemiche che Berlusconi aveva sollevato nei loro confronti, prendendosi dal Cavaliere la definizione di «dama rossa della magistratura». E anche ieri, parlando delle elezioni al Csm (dove sono stati eletti 9 pm anziché 7, com'era nel precedente Consiglio), il presidente dell'Anni ha voluto dare una lettura polemica al risultato. Quasi un monito alle polemiche che sarebbero seguite alla sentenza su Berlusconi: «Paradossalmente - ha detto la Paciotti chi vuole un minor rilievo dei pm usa strumenti d'attacco talmente violenti che produce l'effetto opposto sulla magistratura. Per alcune candidature come quelle di Natoli e Spataro (quest'ultimo pm a Milano dell'Antimafia) c'è stata una sorta di autodifesa: i magistrati hanno voluto votare in modo consistente questi colleghi che appartengono a uffici di procure ingiustamenti attaccati», [p. col.]
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