Con una piazza pendente Pisa raddrizza la Torre di Vincenzo Tessandori

Con una piazza pendente Pisa raddrizza la Torre Approvato il progetto di un architetto giapponese, l'illusione durerà 15 giorni Con una piazza pendente Pisa raddrizza la Torre IL CASO MAQUILLAGE PER UN SIMBOLO IN PERICOLO PISA DAL NOSTRO INVIATO Konichiwa, disse strizzando gli occhietti a mandorla, buon giorno. Qual è il problema? La torre pende troppo, gli risposero. E allora lui sorrise: raddrizziamo. Come fosse una cosa da nulla. Che il campanile si piegava se n'erano accorti dopo aver costruito quattro ordini di piani, nel 1178, un lustro esatto dall'inizio dei lavori: 70 centimetri d'inclinazione, da Nord-Ovest a SudEst. Colpa del terreno malsicuro, certo non dell'architetto Bonanno, uno che i calcoli sapeva farli. «Fabbrica» bloccata un secolo e, nel 1275, Giovanni di Simone riaprì. Via via che saliva verso le nuvole cercava di correggere la pendenza. Che nel 1370, anno di costruzione della cella campanaria, era di 169 centimetri. Arrivati a 517, nel 1994, quando parecchi temettero un crollo. Ma ormai da quattro anni la torre era stata proibita ai turisti e sottoposta a una terapia d'urto di tiranti, bretelle, fasce d'acciaio e contrappesi. L'idea era sempre quella: correggere l'inclinazione e riaprire alla gente, perché lo sanno tutti quanto sia triste una visita alla piazza dei Miracoli senza poter toccare con mano il più suggestivo di quei prodigi. E i delusi, in un anno, sono oltre un milione. Per questo in occasione del Giubileo l'architetto giapponese Mutsuharu Takahashi ha presentato il suo progetto per il campanile diritto. «Voglio farlo vedere a tutti come lo voleva l'architetto che lo ideò». Ha mostrato i suoi disegni intitolati «La Torre di Pisa: Another Surface of the Earth», «Un altro luogo della Terra». Per la verità, di raddrizzare il campanile non gli è neppure passato per la testa: in fondo, sarebbe un anatema. No, l'idea è inclinare la superficie della piazza, tagliare l'erba e costruire pedane. Così, per due settimane, tanto dovrebbe durare la performance nipponica, chi guarderà lo farà di traverso. E la Torre apparirà diritta, come non lo è mai stata. Lo hanno preso sul serio. Ora la piazza non sembra più un luogo magico. E' un cantiere a cielo aperto, con le inferriate a chiudere le gru, i silos per impastare il cemento, i camion, le carrette. La Torre è inawicinabile. Fu dichiarata luogo proibito l'8 gennaio 1990, ufficialmente da Giovanni Prandini, ministro dei Lavori Pubblici, in realtà quando girarono la chiave nel portoncino verde l'intera liturgia venne trasmessa in diretta tv e l'ordine fu dato da Raffaella Carrà. Ora la gente passa e rimpiange. «Lo sapevo che era chiusa, ma mi sarebbe piaciuto salire lassù», confessa, guardando l'irraggiungibile cella campanaria Amparo Olmos, di Valencia. Osserva Piero Sampaolesi, che fu soprintendente ai monumenti, nel suo II campanile di Pisa: «Da secoli i visitatori di Pisa sono attratti dalla originalità della torre campanaria della sua Cattedrale e l'apprensione meravigliata che essa suscita, per la sua impressionante pendenza, in tutti quelli che la vedono per la prima volta, è tale che ognuno vi entra, e si avvia a farne la salita, come se si imbarcasse in una avventura irresistibilmente attraente, e un po' rischiosa». Proprio così, è una delusione, magari anche un piccolo dolore per il visitatore non salire i 330 scalini. In fondo, per molti, Pisa è soprattutto quella piazza: il duomo, il battistero, il camposanto, naturalmente la torre. «Ed è un peccato che la gente non voglia conoscere meglio la città», lamenta Massimiliano Bensì, che ha 28 anni e fa il vetturino. E parla della piazza come di un terreno di conquista per i borseggiatori: «Zingari, albanesi, maroc- chini». E di una «progressiva flessione» dei visitatori. La Torre pendente fruttava: fra i 3 e i 4 miliardi l'anno. Nel primo biennio di chiusura lo Stato ha rimborsato le perdite, poi è stato deciso il biglietto d'ingresso alla cattedrale e al battistero. Sembra una convinzione impossibile da modificare: la torre è Pisa e Pisa è la torre. Dice lo scrittore Athos Bigongiali, l'autore di Una città proletaria e di Ballata per un'estate calda: «Eppure, abbiamo anche provato a dire che in questa città ci sono tante altre cose storte, per esempio il campanile di San Michele agli Scalzi che a guardarlo è impressionante. Niente da fare». Dicono che i cittadini trascurino la piazza dei Miracoli, perché? «Il fatto è che, da quando hanno proibito la salita sul campanile le coppiette non si fermano più sotto i monumenti, la gente non passeggia più sui prati, insomma, i pisani in piazza non ci vanno più. E forse, perché si sentono, come dire?, espropriati. Tutto questo ha pure un aspetto positivo: sono finiti i suicidi. Perché era lì, sulla torre, che i disperati andavano ad ammazzarsi. Ed era una cosa complicata: bisognava comprare il biglietto, sabre in cima, tuffarsi... ». Non ci si ammazza più? «Certo, che ci si ammazza. Soltanto chi decide, lo fa in Arno». Con l'attuale, sono diciotto i comitati che si sono succeduti al capezzale dell'illustre inferma: e per ognuno si è sempre detto che, forse, era la volta buona. Del resto, la sorte del campanile ha la capacità di scatenare la fantasia e all'Opera della Primaziale, che ha responsabilità e gestione della piazza e dei suoi monumenti, arrivano di continuo i progetti e i consigU più bizzarri. Il signor Kusmich, russo, ha progettato un taglio a cuneo alla base per poi tirare il campanile fino a farlo diventar diritto; il delirio di Jino Runze, cinese, era di costruire, accanto a quella di Bonanno, una copia, inclinata dalla parte opposta, e collegata all'originale con una passerella; il polacco Andriej Wantuch sogna di appoggiare letteralmente un albergo al campanile: così otterrebbe due cose, da una parte un puntello per la torre, dall'altra dollari sonanti. Quelli della commissione lavorano duro, tutti insieme, e ufficialmente vengono negati dissidi, anche se la voce di una spaccatura spazza la città come lo scirocco che porta nuvole. Ma son passati nove anni dall'ultima volta e il professor Ranieri Favini, presidente dell'Opera della Primaziale, si è detto «molto preoccupato per il ritardo sui tempi di lavoro». D'altra parte, guarire il campanile dai suoi secolari acciacchi è, secondo il professor Michele Jamiolkowski, docente al Politecnico di Torino, presidente del comitato, «uno dei problemi più difficili di ingegneria civile che conosca. Detto ciò, siamo fiduciosi di stabilizzare e rendere sicura la torre entro i prossmi due anni». Il che non significa riaprire le porte al turismo selvaggio. «Proprio così, renderla sicura non include la riapertura ai visitatori perché c'è un discorso di carattere culturale e ideologico su come si debba utilizzare un monumento: sarà un punto da osservare o ci si potrà arrivare dal basso?». Lo dica lei, professore: «La posizione del co¬ mitato è per l'accesso al pubblico, ma regolamentato. Comitive con biglietti prepagati, posti preordinali, salite ogni mezz'ora. E questo problema si deve coniugare con quello della sicurezza: fino al livello della cella campanaria, l'ultimo, non c'è protezione». Ma la torre che cosa fa? Davvero, come dice qualcuno, s'inclina sempre più? «Grazie ai contrappesi, dal 1993 è ferma. Lo scopo, a conclu¬ sione del nostro lavoro, è la riduzione di un decimo della pendenza rispetto a oggi: a occhio nudo non si vedrà niente, ma darà assoluta sicurezza». Così, il campanile tornerà a essere quello che è sempre stato: un tesoro di tutti. Un tesoro, diceva l'altro giorno il sindaco Piero Floriani, «che non ci ha mai traditi: abbiamo fiducia nella torre». Vincenzo Tessandori Il campanile apparirà così come era stato disegnato da Bonanno ottocento anni fa Tra le proposte bocciate la costruzione di un albergo che avrebbe dovuto servire da sostegno ed evitare crolli ndente Torre 7*7- ■>■-. IL TEMPO

Luoghi citati: Pisa, Torino