« Ecco i nemici della Corte internazionale » di Maurizio Molinari

« Ecco i nemici della Corte internazionale » La commissaria europea lancia l'allarme per la conferenza di Roma: «L'Italia non può arrendersi» « Ecco i nemici della Corte internazionale » La Bonino: Usa, India e Paesi arabi lavorano per ilfallimento ROMA. Dopo quasi due settimane di lavori la conferenza per l'istituzione del Tribunale penale internazionale rischia l'impasse, se non il fallimento, ma l'Italia è determinata a stringere i tempi per arrivare ad un accordo fra la grande maggioranza dei 156 Paesi partecipanti entro la data limite del 17 luglio. E' stata Emma Bonino, commissario europeo fra gli artefici della conferenza, a lanciare l'allarme: «Nonostante il lavoro dei 5000 delegati i problemi cruciali, come il rapporto con il Consiglio di Sicurezza dell'Onu e l'indipendenza del procuratore, non sono stati ancora affrontati. Di questo passo andiamo verso un fallimento che sarà soprattutto del Paese ospitante, l'Italia». La Bonino ricorda che «mentre qui c'è un'impasse in Sierra Leone si consumano ogni giorno gravi crimini contro i civili che confermano l'esigenza del Tpi» e fa i nomi delle nazioni che «fanno resistenza ma non hanno il coraggio di dirlo: Stati Uniti, blocco dei Paesi arabi, Messico ed India». Fonti diplomatiche precisano che «i motivi dell'opposizione sono differenti». I Paesi arabi - a cominciare dalla Siria - si oppongono a una indipendenza del procuratore tale da poter indagare su «affari interni» come i curdi o il dissenso. India e Messico temono intrusioni nelle aree esplosive di Kashmir e Chiapas se i «conflitti interni» fossero paragonati a quelli «fra Stati». Gli Stati Uniti difendono le prerogative del Consiglio di Sicurezza ovvero il diritto dei cinque membri permanenti di avere voce in capitolo sull'azione del Tribunale. «Queste opposizioni incrociate impediscono il progredire dei lavori» aggiunge la Bonino che annuncia per il 14 luglio una fiaccolata radicale per «portare diecimila persone in strada a chiedere un'intesa sul Tpi». Ma non è tutto. Il commissario europeo chiede anche all'Italia di far di più: «Serve un impegno diretto a livello di governo, di ministro degli Esteri, per avviare mediazioni a livello politico. L'Italia deve impegnare zelo e risorse per il Tribunale come fatto in questi giorni per stringere accordi economici e commerciali con Iran e Libia». E la delegazione italiana ieri è stata chiara in proposito nelle parole del suo capo Umberto Leanza: «Bisogna affrontare i nodi politici, non accetteremo ritardi né ipotesi di slittamento a una seconda conferenza. Dal 18 luglio inizieremo a raccogliere in Campidoglio le adesioni ai Tpi». «Perseguiamo il maggior numero di adesioni ad una Corte con poteri reali» aggiunge il consigliere diplomatico Giuseppe Pannocchia. Ma l'ipotesi di rinvio a una conferenza-bis esiste. Lo stesso sottosegretario agli Esteri austriaco Benita Ferrero-Waldner - di passaggio in Italia per inaugurare il semestre di presidenza europeo di Vienna - è assai prudente: «Se da Roma dovesse venire solo un primo passo sarebbe comunque positivo. La convenzione anti-mine ha avuto una genesi simile». Nel palazzo della Fao intanto, al riparo dei riflettori, i lavori dei delegati continuano a ritmo serrato sotto la presidenza dell'ex guardasigilli Giovaimi Conso. Per Mauro Politi, della delegazione italiana, i punti sui quali c'è già accordo sono: l'istituzione del Tpi, il crimine di genocidio, la fase istruttoria e la messa in stato d'accusa, la procedura di diritto penale e la composizione della corte. Assai più lunga la lista dei disaccordi che dovrebbero essere sanati entro la mezzanotte del 17 luglio: competenze del Tpi e rapporti con il Consiglio di Sicurezza, inclusione o meno del crimine di aggressione, poteri del procuratore e della camera preliminare (una sorta di gip), crimini di guerra commessi nei conflitti interni, rapporti fra Tpi e giurisdizioni nazionali. Maurizio Molinari

Persone citate: Benita Ferrero-waldner, Bonino, Emma Bonino, Giovaimi Conso, Giuseppe Pannocchia, Mauro Politi, Umberto Leanza